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Travo festeggia il patrono sant'Antonino

Travo

Travo ricorda il patrono Sant’Antonino con una serie di celebrazioni in programma fino al 3 luglio che avranno questo svolgimento: sabato 30 giugno ore 21 danze nell'area attrezzata in località Campo sportivo; domenica 1° luglio, messa solenne alle ore 11, animata dai canti della corale; marcia Fiasp non competitiva. Le iniziative proseguiranno sempre domenica con le danze proposte da Biro e Birilli;  lunedì 2 luglio concerto di Daniele Ronda; martedì 3 danze con Gianni e la Liscio Band; gli eventi musicali si svolgono alle ore 21 in località Campo Sprtivo nell'area attrezzata.
Mercoledì 4 luglio, festa di Sant'Antonino, concerto del coro CAI alle ore 21 nella piazzetta in Borgo Est.
Giovedì 5 luglio mercatini del riuso: appuntamento che si ripete tutti i giovedì gino al 23 agosto. Alle 21 Incontro con l'autore: antonioBacciocchi presenta "Gill Scott-Heron, il bob Dylan nero"

TRAVO  NELLA  STORIA. La zona di Travo è caratterizzata da una verdeggiante collina, da cui emergono affioramenti di rocce ofiolitiche e serpentine dai colori rosso-ramati e venature nerastre, da aree coltivate e da boschi di roverelle e pini neri. Il Trebbia qui scorre con le sue acque fresche e limpide che attirano, specie nel periodo estivo, molti bagnanti attratti anche dall’aria salubre tipica di questo posto.
Le origini di Travo sono riconducibili al periodo neolitico, con insediamenti della prima metà del IV millenio a.C., in particolare localizzati nel sito di S.Andrea. In epoca romana il territorio travese era meta di pellegrinaggi da tutta Italia per il fatto di ospitare uno dei maggiori templi pagani: il tempio di Minerva. La tradizione, poi, collocherebbe nel paese il luogo del martirio di Sant’Antonino (ricordato anche da una caratteristica scultura bronzea realizzata dall’artista Giorgio Groppi).
Entrando in paese da piazza Vittorio Veneto, si scorge subito il moderno Municipio, mentre per raggiungere il borgo medievale si attraversa la volta a botte del mastio principale del castello, datato XII sec., ed appartenuto prima ai Malaspina e successivamente agli Anguissola i quali, alla fine del XVIII sec., trasformarono il caposaldo in una signorile dimora, poi donata al Comune. Attualmente è adibito a centro culturale ed è sede del Museo Archeologico (raccoglie, infatti, reperti preistorici del periodo paleolitico, rinvenuti  nel territorio della media Val Trebbia). Nell’immediato dopoguerra, il paese divenne noto anche per la presenza di numerosi tipi di pietre, tra le quali spiccava per importanza quella litografica, utilizzata da varie case editrici.
La chiesa, dedicata a Sant’Antonino Martire, patrono di Travo e Piacenza, risale  all’XI sec.; la pieve fu costruita per l’evangelizzazione dei territori pagani, fu ampliata nel XIV sec. e rimaneggiata in tempi successivi.
Si presenta con una facciata in pietra a vista tripartita; l’interno è a tre navate con volte a tutto sesto e abside a catino; le decorazioni sono di Vittorio Pittaco (1922), mentre l’altare è opera di Paolo Perotti. Interessante anche la chiesa di S. Maria (in origine dedicata a S.Andrea e voluta dal vescovo di Piacenza, S.Savino); l’edificio, pur rimaneggiato nel XVI sec., mantiene l’aspetto medievale con tracce di epoca protoromanica nella parte absidale. Facciata in pietra a vista ed interno ad unica navata con archi a tutto sesto e pregevoli affreschi del XIV sec.; la torre campanaria è, invece, del XII secolo.

Pubblicato il 29 giugno 2018


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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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