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E Scalabrini disse: «Potessi farmi Santo»

 santo

“Idealmente è proprio San Giovanni Battista Scalabrini che convoca oggi la comunità diocesana e il presbiterio riuniti attorno al Vescovo, la comunità civile con le autorità, le famiglie di missionari e missionarie rappresentate dai superiori generali e una bella rappresentanza delle comunità dei migranti”: così ha iniziato l’omelia il vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto, nel pomeriggio del 23 ottobre, in cattedrale, alla messa di ringraziamento per la recente canonizzazione di mons. Giovanni Battista Scalabrini. Quello che si è vissuto domenica è stata una intensa e commovente concelebrazione con tanti presbiteri, diaconi e tre vescovi: oltre a mons. Cevolotto, mons. Luciano Monari e mons. Gianni Ambrosio già vescovi di Piacenza-Bobbio.
Numerose le autorità civili e militari presenti insieme ai responsabili delle congregazioni religiose fondate da Scalabrini a fine ’800, padre Leonir Mario Chiarello per i Missionari di San Carlo e suor Neusa de Fatima Mariano per le Missionarie di San Carlo, e a una delegazione delle Missionarie Secolari Scalabriniane guidata da Monica Martinelli, docente di sociologia all’Università Cattolica.
La solenne celebrazione è stata arricchita dalle voci potenti del coro guidato dal maestro Alessandro Molinari, e dal suono dell’organo, affidato al maestro Federico Perotti. A Dario Carini, responsabile delle celebrazioni episcopali, il compito di coordinare la liturgia.

Ravvivare lo spirito missionario

“La gioia della festa per mons. Scalabrini ci spinge a camminare insieme mettendoci al servizio della chiesa e della vita di ogni uomo”: sono le parole del vicario generale, don Giuseppe Basini, che ha introdotto la celebrazione. “La felice coincidenza - ha aggiunto - di vivere la conclusione del giubileo dei 900 anni di fondazione della cattedrale e la celebrazione della giornata missionaria mondiale, ci fa riscoprire la bellezza della chiesa madre cittadina, amata da Scalabrini, e ravvivare in ciascuno di noi lo spirito missionario che animò il pastore di Piacenza, padre dei migranti e apostolo del catechismo.
Le nostre comunità - ha continuato don Basini -, stimolate dal nuovo Santo, sono sempre più chiamate ad essere espressione di una chiesa in uscita, di una chiesa capace di inginocchiarsi davanti a Dio, ma anche davanti a coloro in cui lui stesso si identifica: con i poveri, i piccoli, i rifugiati e tutti coloro che oggi sono costretti a migrare dalle loro terre in cerca di condizioni di vita migliori”.

 
L’attenzione al sociale di Scalabrini

La nostra Cattedrale - ha spiegato nell’omelia mons. Cevolotto - è il luogo più adatto per raccoglierci in un grande abbraccio perché il vescovo Scalabrini è parte di questo spazio ecclesiale, non solo perché vi è custodita ed esposta l’urna che custodisce il suo corpo, ma anche perché la Cattedrale è stata una delle sue preoccupazioni e del suo impegno pastorale. Si è adoperato per la conservazione e il restauro di un edificio gravemente segnato dal tempo e da interventi che ne avevano minato la stabilità.
Scalabrini è stato un vescovo molto attento al sociale e mons. Cevolotto, ha sottolineato il suo zelo apostolico in questa direzione.
Lo smarrimento del Vangelo e della sua carica ‘politica’ - ha evidenziato il presule piacentino - impoverisce l’umano. Per questo Scalabrini non rinuncia mai ad intervenire anche politicamente, ma come orizzonte dell’uomo, a cui il Vangelo ha qualcosa da dire. Sorprende come Scalabrini guardi le importanti trasformazioni in atto al suo tempo. A differenza di un clima di sospetto e di opposizione presente in molti ambienti cattolici ed ecclesiastici, egli è convinto, e lo scrive, che “il Vangelo è chiamato a dirigere coteste trasformazioni economiche ed industriali”. E aggiunge, in maniera affatto ideologica, “dobbiamo altresì essere uomini del nostro tempo”. Affermazione che non asseconda mode e novità, abbandonando l’originalità e il contributo della fede cristiana, quanto piuttosto esprime la convinzione che ciò che sta accadendo (i flussi migratori) sia parte di un piano che Dio ha sulla storia dell’umanità: vale a dire “l’unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere” (Discorso tenuto a New York nel 1901).

Uscire dal tempio

La risposta che Scalabrini individua alla sfida del suo tempo - secondo mons. Cevolotto - ha qualcosa da dire anche a noi: la fede per essere custodita e per non essere in balìa delle trasformazioni o delle ‘migrazioni’ (che possono essere anche culturali), chiede un ‘ambiente’, fatto di pratiche (religiose) e di elementi culturali che rinviano alla terra di origine (’patria’), alla lingua e alle tradizioni. Si tratta di non smarrire le proprie radici.
Infine mons. Cevolotto ha rimarcato, con le parole di Scalabrini, l’importanza della chiesa in uscita: “Oggi … bisogna proprio che il sacerdote, e il parroco specialmente, esca dal tempio, se vuol esercitare un’azione salutare nel tempio. Però intendiamoci: esca dal tempio, ma dopo aver attinto dalla pietà e dalla preghiera lume e conforto”. Così mons. Scalabrini indica una circolarità virtuosa tra momento celebrativo e azione e relazioni pastorali. Il fariseo, nel vangelo della liturgia odierna, - ha precisato mons. Cevolotto - non attinge dalla sua preghiera, dal suo stare davanti a Dio niente che gli permetta di essere evangelizzatore: guarda tutto a partire da sé e dalla sua presunzione. E il suo sguardo malato sugli altri compromette la sua relazione con Dio: non uscirà giustificato!
Ecco - ha concluso mons. Cevolotto - ciò che lo sguardo missionario di S. Giovanni Battista Scalabrini ci consegna: una postura spirituale tale che tra noi e il Signore ci sia sempre la presenza dell’altro con le sue fragilità, per poter stare davanti all’Uno e agli altri con la consapevolezza del proprio bisogno di salvezza. Per poter dire con S. Paolo e con il Santo Scalabrini: “ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.

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Una chiesa ricca di Santi

Al termine della celebrazione, nel momento del ringraziamento, suor Milva Caro, superiora provinciale delle Missionarie di San Carlo, a nome di tutte le religiose, ha espresso la sua gratitudine a tutti i presenti, evidenziando la bellezza della cattedrale in cui San Giovanni Battista Scalabrini ha pregato, celebrato e sofferto. “Questa chiesa di Piacenza - ha aggiunto - è ricca di santi che nutrono e consolidano la nostra fede e Scalabrini ne continua la scia, per questo oggi rendiamo grazie al Signore”. Con questi sentimenti suor Milva, unita ai migranti, a tutta la famiglia scalabriniana e a tutto il popolo di Dio, ha implorato ogni grazia spirituale sulla diocesi di Piacenza-Bobbio, perché il santo vescovo Scalabrini accompagni ogni proposito e ogni impegno missionario per essere insieme sentinelle del mattino.

L’invito alla santità

“Siamo venuti a ringraziare la Chiesa di Piacenza, oggi guidata da mons. Adriano Cevolotto, per il cammino fatto assieme con la nostra famiglia Scalabriniana”: con queste parole padre Leonir Mario Chiarello, superiore generale dei Missionari di San Carlo, ha espresso la sua riconoscenza alla diocesi piacentina. “Scalabrini - ha continuato -, si è fatto tutto a tutti, impegnandosi personalmente per garantire ai migranti una adeguata assistenza spirituale e materiale. In questo senso la canonizzazione è un invito alla responsabilità per rimediare alle ingiustizie che vediamo, e a sensibilizzare la chiesa, la società e i governi a lavorare assieme per la costruzione di una convivenza più inclusiva e fraterna per tutti, compresi anche i migranti, i rifugiati e i marinai”.
“Potessi farmi santo”: è l’espressione usata frequentemente da Scalabrini che padre Chiarello ha ricordato, perché possa infondere in tutti il desiderio di santità che ha animato il santo Vescovo della diocesi di Piacenza. Inoltre l’espressione orante, proposta dal superiore: “San Giovanni Battista Scalabrini, prega per noi”, ha fatto scaturire l’applauso scrosciante dei fedeli. L’affetto e la devozione al nuovo santo, al termine della liturgia, si è infine manifestato nella preghiera, da parte dei concelebranti, davanti all’urna che custodisce il corpo di Scalabrini.

Riccardo Tonna

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Nelle foto, alcuni momenti della messa di ringraziamento per la canonizzazione di Scalabrini in Cattedrale a Piacenza.

Pubblicato il 26 ottobre 2022

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