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L'Antonino d'oro 2023 alle Carmelitane Scalze

 monache carmelitane

Va alla comunità delle Carmelitane Scalze di San Lazzaro l'edizione 2023 dell'Antonino d'Oro, a 350 anni dall'arrivo della presenza carmelitana femminile in città.

La storia

Il primo monastero piacentino delle Carmelitane Scalze viene eretto il 19 marzo 1673. La prima sede si compone di due case su due piani, poste al civico 16 di Cantone Santo Stefano, nel territorio dell’omonima parrocchia. Le fondatrici Madre Anna dell’Ascensione, Madre Vittoria di Santa Teresa e Madre Francesca del Santissimo Sacramento (quest’ultima della famiglia nobiliare degli Scotti e unica piacentina del trio) provengono dal monastero delle Carmelitane Scalze di Modena, attuazione dell’esperienza monastica fondata nel 1562 ad Avila da Santa Teresa di Gesù.
Passano solo dieci anni e i locali cominciano a essere stretti per la comunità: nel 1683 si sono infatti già unite alle tre fondatrici diciannove sorelle. Le Carmelitane Scalze acquistano “alquante casette, ed un orto in fondo allo Stradone di Sant’Agostino, presso le mura della città, e precisamente di rincontro al bastione appellato della Corniana o Cornelliana”. Il nuovo monastero è pronto il 23 aprile 1701 e arriva ad ospitare 130 religiose. Oggi è ancora possibile vedere la facciata della chiesa sullo Stradone Farnese, all’altezza del Centro Residenza per Anziani “San Camillo” della Fondazione Pio Ritiro Cerati.
Le vicende legate alle soppressioni napoleoniche dei monasteri femminili (1810 -1835) e a quelle del governo italiano (dal 1866) non risparmiano alle Carmelitane Scalze prove di ogni genere superate anche per il grande coraggio e l’intelligenza di alcune Madri. Durante la guerra 1915-'18 il monastero viene requisito e durante la II guerra mondiale viene danneggiata una parte del monastero e, per la caduta di un aereo tedesco, anche l’archivio storico. Dopo i danni della guerra, la struttura risulta fatiscente e così verso il 1960 si pensa alla costruzione di un nuovo monastero in quartiere San Lazzaro Alberoni.
Dal 1964 la comunità delle Carmelitane Scalze vive in via Spinazzi a San Lazzaro, nei pressi del Collegio Alberoni. Il 16 novembre 1969 la chiesa viene dedicata e consacrata dal vescovo mons. Paolo Ghizzoni. Attualmente la comunità è composta da dodici sorelle.

chiesa

La sede della comunità religiosa in via  Spinazzi a San Lazzaro.

La motivazione

"Il conferimento del premio - scrive il parroco don Giuseppe Basini in rappresentanza del Capitolo dei canonici di Sant'Antonino - vuole essere un segno di stima e di gratitudine nei confronti delle Carmelitane Scalze del Monastero di Piacenza che con passione, umiltà e discrezione, condividono e accompagnano il cammino della nostra Chiesa diocesana e della città di Piacenza. Un gruppo di donne dedicate esclusivamente, nel silenzio della clausura, alla preghiera intesa come “un intimo rapporto di amicizia, uno stare frequentemente da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati” (Santa Teresa d’Avila, Vita 8,5), alla meditazione della Parola di Dio, al lavoro e al servizio della carità fraterna.
La loro testimonianza la riteniamo molto preziosa e attuale perché capace di mostrare il cuore e la bellezza della vita contemplativa. Ci ricordano che la clausura non è una fuga o un rifugio dalle fatiche derivanti dal vivere nel mondo, ma appello a “vivere la realtà alla radice, scoprendo ciò che non appare”, a non dimenticare che la dimensione contemplativa della vita è patrimonio di ogni cristiano, che le vicende umane vanno guardate con gli occhi di Dio e che la contemplazione della Parola non conclude la sua dinamica fino a quando non arriva all’azione facendosi dono per gli altri, a cominciare dai più vicini.
Per usare un’immagine cara a papa Francesco, ci insegnano che la vita contemplativa è “la scala attraverso la quale Dio scende per incontrare l’uomo e l’uomo sale per incontrare Dio e contemplare il Suo Volto nel Volto di Cristo”.
La vita contemplativa si esprime anche nella ricchezza della vita comunitaria. Chi si consacra a Dio in un monastero non sceglie una vita di solitudine, ma, pur nelle inevitabili fatiche, vive costruendo relazioni a partire dalla comunità in cui vive. Per tutti noi è un richiamo a riscoprire la dimensione comunitaria della Chiesa e anche del vivere sociale: Dio possiamo incontrarlo in mille modi, ma è attraverso la comunità cristiana che possiamo mettere radici in Lui.

Il loro “prendesi cura” del mondo e della Chiesa

La vita contemplativa - prosegue la nota del Capitolo dei canonici di Sant'Antonino - è conoscere e amare l’umanità di Gesù “stando davanti a Lui per tutti” (Santa Teresa Benedetta della Croce). Infatti, la vocazione carmelitana è profondamente missionaria nella sua essenza, perché totalmente dedicata al “prendersi cura” delle necessità di ogni fratello e sorella, vicino o lontano, del mondo e della Chiesa. Un richiamo rivolto a tutti a vivere con responsabilità la preghiera di intercessione e a tessere relazioni profondamente umane, rispettose della dignità di ogni persona, in una realtà sociale che, al contrario, spesso discrimina con violenta evidenza, ignora e calpesta i diritti umani fondamentali e vieta a molti la possibilità di un’esistenza autenticamente umana.
Inoltre, dalla vita di queste sorelle, emerge chiaramente che la ricerca di Dio, quando vissuta autenticamente, è sempre sorgente di libertà, di amicizia verso tutti e che è possibile gustare il silenzio senza temerlo e fuggirlo. Lo ricorda molto bene il cardinale Josè Tolentino Mendoca: “Oggi abbiamo bisogno di un’iniziazione al silenzio, che equivale a dire un’iniziazione all’arte di ascoltare. Nella società della comunicazione c’è un deficit di ascolto”. Ne abbiamo bisogno tutti: nell’ambito politico, sociale, familiare, ecclesiale… Per noi che viviamo immersi nella cultura dell’inflazione della parola e del primato dell’apparire sull’essere, la vita di queste sorelle può essere intesa come un mite ma fermo richiamo a riconoscere che nel silenzio, nell’ascolto e nel confronto è possibile cogliere ciò che è essenziale nella vita, la ragione per la quale è possibile vivere e se necessario morire. Per tutti, credenti e non credenti.
Per tali motivi il Capitolo dei Canonici ha valutato opportuno conferire tale onorificenza alla comunità delle Carmelitane Scalze in occasione del 350 anniversario della fondazione del loro Monastero di Piacenza.

La consegna il 4 luglio

Il premio “Antonino d’oro”, giunto alla 38ª edizione, viene annualmente sponsorizzato e patrocinato dalla  Famiglia Piasinteina. Verrà consegnato personalmente dal vescovo Adriano Cevolotto alla Madre Priora suor Maria Francesca Eugenia del Sacro Cuore di Gesù martedì 4 luglio nella Basilica Sant’Antonino a conclusione della solenne celebrazione eucaristica delle ore 11.


 

Pubblicato il 14 giugno 2023

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