«Aroldo», gran successo al Municipale di Piacenza
Nessuno se l’aspettava, pochissimi l’avevano visto, qualcuno rammentava qualche romanza, ma sbiadita dal tempo.
Dopo la sinfonia introduttiva(bella!) ed i primi canti, tutto il teatro si è accorto con piacere che Verdi (anche se giovane) è sempre Verdi, sorprendente, creativo, di gran lunga originale, un fuoco sacra abitato da un dio che lui solo conosce e rappresenta. Da quel momento in poi, adagio, tutto è cambiato: un passo dopo l’altro ecco un susseguirsi di eleganti attacchi di romanze rimarchevoli, di musica coinvolgente, di bel canto, di suggeriti momenti tragici, di conclusivi e rasserenanti episodi amorosi. Insomma, un Verdi che piace, che attrae, che ha un messaggio poetico da lasciare in animo
Al ridestarsi dell’interesse all’opera ha dato manforte il bravissimo direttore d’orchestra Manlio Benzi che ha proprio condotto con mano certa l’Orchestra ed i cantanti anche in difficili concertati. E i professori d’orchestra? Niente di meno che della gloriosa Luigi Cherubini, del Maestro Riccardo Muti (e si è sentito), Orchestra giovanile ( e si è ben sentito nel vigore e nel piacere di esibirsi)
Anche il cast dai canto ha offerto grande prestigio. Una prima donna, Mina, soprano Roberta Mantegna, completo ed attraente, di gran voce, nei toni alti e sussurrati, abile nei gorgheggi, per nulla intimidito negli immancabili confronti con tenore e baritono, disinvolto nei movimenti scenici, incisivo negli a solo.
Aroldo, il tenore Luciano Ganci, ha spaziato: un mare di voce, inesauribile, tonica ed elevata per tutto lo spettacolo, con una nota argentina gradevole e perentoria. Agile e disinvolto in scena, sopra le righe nel canto insieme al coro. Bravo il baritono Vladimir Stoyanov, in Egberto, voce profonda da terre slave, bel canto con vocalità agile e ricca. Ancora i comprimari, con sciolte e gradevoli voci: Adriano Gramigni (Briano), Riccardo Rodos (Godvino) e Giovanni Dragano (Enrico).
Il Coro (teatro Municipale di Piacenza, maestro Corrado Casati), protagonista di Intensi canti, voce univoca possente, si è imposto per bella interpretazione.
Ottima la regia Di Emilio Sala ed Edoardo Sanchi con la giusta trasposizione della trama in tempi più attuali, il fascismo e ii corteo dei suoi riti farraginosi e delle sue disgrazie.
Molti gli applausi del non numeroso pubblico, a scena aperta e nel finale, almeno cinque minuti molto intensi.
Luigi Galli
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Pubblicato il 26 gennaio 2022