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Giovanni Paolo Panini: un dossier piacentino. La mostra alla Galleria Biffi di Piacenza

 panini

“Cosa ha visto a Piacenza? Cosa ha portato con sé a Roma? Cosa ha sviluppato nella capitale?”: sono le domande poste da Marco Horak, riferite a Giovanni Paolo Panini, grande pittore piacentino, a cui è dedicata una mostra alla Galleria Biffi, dal 20 dicembre al 19 marzo 2023. L’evento, presentato in Sala Giunta del Comune di Piacenza, il 19 dicembre, alla presenza del sindaco Katia Tarasconi, dell’assessore alla cultura Christian Fiazza, dei curatori della mostra Marco Horak e Fabio Obertelli, e, per la Galleria Biffi, del direttore artistico Carlo Scagnelli e della curatrice Susanna Gualazzini.

Da Piacenza a Roma

Marco Horak, accademico, autore di numerosi libri, saggi e articoli di storia dell’arte, ha evidenziato l’importanza della mostra dedicata Giovanni Paolo Panini: il più grande pittore che Piacenza ha avuto nella sua storia. Giovanni Paolo Panini (Piacenza 1691 – Roma 1765) è stato un notevole pittore, architetto e scenografo. Da giovane Panini studiò a Piacenza come scenografo teatrale. Si recò a Roma nel 1711 dove studiò disegno con Benedetto Luti e divenne famoso come decoratore di palazzi. Come pittore, Panini è più conosciuto per le sue vedute di Roma; si interessò in particolare delle antichità della città. È stato un grande vedutista specialista in quel particolare genere pittorico definito come “i capricci architettonici”.

Il ricordo di Ferdinando Arisi

Il progetto espositivo, predisposto alla Galleria Biffi, celebra l'artista che vide i natali a Piacenza e al contempo il critico piacentino Ferdinando Arisi che concentrò parte della sua opera su questo autore. “Questa mostra - ha aggiunto Horak - non poteva che richiamare la memoria di Ferdinando Arisi, lo studioso di riferimento di Panini e di cui ricorre nel 2023, il decennale della sua morte. Nel caso di Panini, pittore di caratura internazionale, possiamo vedere come il lavoro svolto negli anni da Ferdinando Arisi, sia stato determinante ai fini della conoscenza di questo grande artista. È un po’, facendo le debite proporzioni, quello che è accaduto a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, uno dei più grandi pittori della storia dell’arte, che fino all’inizio del 900’ aveva una scarsa considerazione ed era poco conosciuto dal grande pubblico, ma furono gli studi di Roberto Longhi, poi di Mina Gregori, Federico Zeri e tanti altri a rivalutarne la figura. Nel caso di Panini la stessa cosa è avvenuta grazie allo studioso piacentino Ferdinando Arisi che, sessant’anni fa, ha iniziato a pubblicare una serie di monografie, portando all’attenzione del mondo questo pittore”.

Le opere esposte

Anche Fabio Obertelli, specialista in Beni Storici e Artistici presso l’università di Macerata e dottore magistrale in Museologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che, insieme ad Horak, è curatore della mostra alla Biffi, ha sottolineato l'attenzione sull’ambiente pittorico dal quale Panini ha acquisto le iniziali influenze ed apprese le prime nozioni e sensibilità estetiche, che ne formarono la personalità artistica.
Le opere esposte, raccolte grazie alla preziosa collaborazione di collezionisti privati, includono le incisioni di Galli Bibiena, Francesco Panini, figlio di Giovanni Paolo oltre a quelle di Claude-Henri Watelet e Robert Daudet, due celebri artisti le cui opere sono esposte al Louvre e al British Museum. Questi ultimi hanno ripreso nelle loro incisioni diversi dipinti di Panini, facendosi testimoni dell’importanza e fama internazionale di cui godeva il grande pittore piacentino già al suo tempo.
Non mancano i dipinti ad olio con le rinomate scenografie di rovine romane, popolate dalle sue tipicissime figurette alle quali si aggiunge un ritratto eseguito da Charles Natoire attorno al 1750, esposto al pubblico per la prima volta.
“Molte opere - ha concluso Horak - arrivano da collezioni private piacentine alcune sono addirittura inedite. Questa mostra è veramente un evento particolarmente significativo, e noi tutti siamo speranzosi che possa avere un grande riscontro di pubblico e di critica. Già le prime testate nazionali, che si occupano d’arte, hanno iniziato a scriverne con accenni positivi e pubblicizzare l’evento”.

Riccardo Tonna

Nella foto, la presentazione della mostra dedicata al Panini nel Comune di Piacenza.

Pubblicato il 20 dicembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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