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«Padre Corna amava Piacenza e Santa Maria di Campagna»


 La consegna della targa ai famigliari di padre Corna




“La Banca di Piacenza a ottant’anni dalla morte ricorda padre Andrea Corna (1867-1942). Laureato in filosofia e in teologia, frate Minore Osservante e sacerdote Guardiano nel Convento dell’Osservanza in Bologna, autore nel 1908 della Storia ed arte in Santa Maria di Campagna, che con intelligenza e impegno si dedicò allo studio della storia della Basilica e alla definitiva attribuzione della costruzione al piacentino Alessio Tramello. Ai suoi famigliari a memore ricordo”. Questo l’esaustivo testo della targa consegnata  ai famigliari di padre Corna (in particolare a Mario Losi, pronipote di padre Corna - che conobbe -, presente in sala nonostante le sue 95 primavere) a 80 anni dalla morte (avvenuta il 23 novembre del 1942 a Imola), nel corso dell’incontro a ricordo dell’illustre studioso che si è tenuto tra la Biblioteca del Convento di Campagna e l’assito (dedicato al frate originario di Borgonovo) che si trova sul percorso della Salita al Pordenone, il “Camminamento degli artisti” restaurato nel 2018 dalla Banca, assito dove il padre Guardiano Secondo Ballati ha recitato una preghiera e impartito la benedizione.
In Biblioteca, dopo il saluto portato dal presidente del Comitato organizzatore dei 500 anni Pietro Coppelli (l’appuntamento rientrava nelle Celebrazioni del plurisecolare anniversario della Basilica mariana), il diacono don Franco Fernandi ha ricordato la figura di padre Corna. Storico e prolifico scrittore, a soli 12 anni entrò nel Collegio Serafico di Faenza, dove rimase tre anni. Successivamente, venne trasferito al convento di Villa Verucchio e qui trascorse il periodo di noviziato. Dopo la professione religiosa, proseguì gli studi teologici, sotto la guida di padre Fabrizio Montebugnoli da Sassuno, fervido seguace e sostenitore delle teorie filosofiche di Antonio Rosmini. Una volta terminati gli studi si dedicò per alcuni anni all’insegnamento, abbandonato il quale venne destinato al Convento di Santa Maria di Campagna, dove si dedicò allo studio della paleografia e a ricerche storiche, condotte soprattutto in ambito francescano, attingendo al ricchissimo archivio del convento piacentino. Il suo primo studio, pubblicato nel 1907, dal titolo “Chi fu il vero architetto della chiesa di Santa Maria di Campagna”, colmò una grave lacuna della storia della basilica piacentina. Durante le sue ricerche d’archivio trovò un rotolo di pergamena definito dallo stesso Corna “un piccolo rotolo di carta quasi tutto a brandelli e fatto pasto a chissà quante generazioni di topi”. Era il contratto stipulato dai Fabbriceri con l’architetto Alessio Tramello. A seguito del rinvenimento di questo importante documento, il Corna propose, con una serie di articoli apparsi nel 1909 sul quotidiano “Libertà”, l’affissione di una lapide marmorea sulla facciata di Santa Maria di Campagna, commemorativa del grande architetto. Tra il 1909 e il 1914 il Corna diede alle stampe ben 18 pubblicazioni (più di 30 i libri scritti nella sua vita, tra cui il già citato “Storia ed arte in S. Maria di Campagna” del 1908, ristampato in anastatica dalla Banca di Piacenza nel 2018). Oltre alla ricerca storica, il Corna coltivò anche la passione per la fotografia, tanto che gli venne affidato l’incarico di fotografare il Registrum Magnum della città di Piacenza. Per la sua attività, ricevette encomi da Vittorio Emanuele III e dalla Regina Elena. «Padre Corna - ha sottolineato don Fernandi - è stato un frate che ha voluto bene a Piacenza e a Santa Maria di Campagna e che ha lasciato un segno che nessuno potrà mai cancellare».
Elena Montanari (discendente di padre Corna e nipote di Mario Losi) ha fornito qualche anticipazione del volume che ha dedicato alle sepolture in Santa Maria di Campagna e al cimitero ipogeo (testo che contiene un capitolo sul frate di Borgonovo) e che sta per essere dato alle stampe a cura dell’Istituto di credito di via Mazzini. Una pubblicazione che dà conto della campagna di studio e dei sopralluoghi reiterati promossi dalla Banca, che hanno portato al ritrovamento, da parte dell’arch. Montanari, del Pozzo dei martiri.

Nella foto, la consegna della targa ai familiari di padre Corna.

Pubblicato il 14 novembre 2022

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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