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Marco Bellocchio riceve in dono la mappa del suo cinema in Emilia

bellovcchio

L'emozione inaspettata di un maestro del cinema. Al Festival delle Serie TV di Riccione, Marco Bellocchio ha vissuto un momento di autentica commozione. Il regista piacentino, al termine di un'intervista condotta da Alberto Barbera, direttore artistico del settore Cinema della Biennale di Venezia, ha ricevuto un dono che non si aspettava: la mappa "Il Cinema di Marco Bellocchio in Emilia".
Racconta Pierangelo Romersi, direttore di Visit Emilia, presente alla consegna insieme a Jessica Allegni, assessora alla Cultura della Regione Emilia-Romagna. «Era visibilmente sorpreso e toccato nel vedere il suo percorso artistico trasformato in un itinerario turistico che celebra il legame indissolubile tra la sua opera e il territorio emiliano».

Un itinerario attraverso il cinema d'autore
La mappa rappresenta un innovativo strumento di turismo cinematografico che connette il patrimonio artistico e paesaggistico dell'Emilia con la filmografia di uno dei suoi registi più illustri. L'itinerario si snoda attraverso luoghi iconici che hanno fatto da sfondo a capolavori come "I pugni in tasca", "Vacanze in Val Trebbia", "Sorelle mai" e "Rapito".
Il percorso inizia dalla Val Trebbia e Bobbio, definita da Hemingway "la valle più bella del mondo", dove Bellocchio ha girato i suoi primi cortometraggi tra il 1961 e il 1962. Qui si trova la casa di famiglia, ancora di proprietà dei Bellocchio, che ha fatto da set principale per "I pugni in tasca" (1965) e successivamente per "Sorelle mai".
Tra i luoghi simbolo emerge il Ponte Gobbo di Bobbio, presenza costante nei film girati dal regista in questa località, e l'Abbazia di San Colombano, dove in "Sorelle mai" si assiste a una rappresentazione de "Il trovatore" di Verdi. Particolarmente suggestiva è Piazza del Duomo con il suo campanile, teatro di una delle sequenze più significative de "I pugni in tasca", dove il protagonista Sandro riflette sulla sua condizione giovanile citando i "Canti" di Leopardi.
L'itinerario prosegue verso Piacenza, dove si trova XNL, sede del corso di alta specializzazione in regia cinematografica "Fare Cinema" della Fondazione presieduta da Bellocchio, luogo di formazione per giovani artisti e di promozione del territorio. Il percorso si conclude a Roccabianca, nel piacentino, dove la piazza porticata è stata ricostruita dal regista per ambientare "Rapito", riportandola all'atmosfera ottocentesca della vicenda della famiglia Mortara.

Un progetto di valorizzazione territoriale
La realizzazione della mappa è il frutto della collaborazione tra Visit Emilia, Emilia-Romagna Film Commission, Comune di Roccabianca, Città di Bobbio, Comune di Piacenza e Cineteca Bologna. L'iniziativa si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio cinematografico regionale: questa è infatti la terza mappa dopo quelle dedicate a Bernardo Bertolucci e Giovannino Guareschi.
La mappa sarà presto disponibile per il download gratuito sul sito www.visitemilia.com e potrà essere ritirata presso gli Uffici di Informazione e Accoglienza Turistica (IAT) di Piacenza, Bobbio e Valtrebbia, Busseto e le Terre Verdiane.

Cinema e territorio: un legame indissolubile
I luoghi descritti nella mappa non sono semplici location cinematografiche, ma spazi carichi di significato che riflettono i temi ricorrenti dell'opera del regista piacentino: i conflitti familiari, il rapporto complesso con le radici e il passato, la critica alla provincia cattolica e borghese. La Val Trebbia, in particolare, rappresenta per il Maestro un territorio dell'anima, dove ha messo in scena in "Vacanze in Val Trebbia" il proprio rapporto con la famiglia, recitando insieme alla moglie Gisella Burinato e al figlio Piergiorgio.
Questo itinerario cinematografico è sia un'opportunità per il turismo culturale, sia una chiave di lettura privilegiata per comprendere l'opera di uno dei Maestri del cinema italiano contemporaneo, offrendo ai visitatori la possibilità di camminare sui luoghi che hanno ispirato alcune delle pagine più intense del cinema d'autore italiano.

Pubblicato il 29 giugno 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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