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Al PalabancaEventi la presentazione di «Storie di sport», il nuovo libro di Mauro Molinaroli

Molinaroli

Sarà presentato lunedì 8 aprile alle 18 alla Sala Panini del PalabancaEventi (già Palazzo Galli) il nuovo libro di Mauro Molinaroli dal titolo “Storie di sport” (MM), 272 pagine che ripercorrono attraverso sessantatre ritratti, cent’anni di sport piacentino, dal 1920 al 2020. A presentare questa nuova fatica letteraria saranno presenti oltre all’autore, Roberto Reggi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Totò De Vitis, direttore tecnico del Piacenza calcio, Alassandro Bossalini e tecnico della Nazionale assoluta di Spada. Modererà l’incontro il giornalista Giorgio Lambri, caposervizio della redazione sportiva di “Libertà”.

Un poderoso e voluminoso lavoro che mette in fila i protagonisti delle varie discipline sportive che hanno saputo lasciare il seno nella storia e nella vita. Da Pino Dordoni a Sandro Puppo, dai mitici Gazzosini a Rodolfo Betta (il primo piacentino che prese parte al Tour de France). Paola Scotti, la prima campionessa italiana di ciclismo femminile nel 1962, Ippolito Sanfratello, Giordano Maioli, Bruno Polidoro, Giuseppina Bersani, Saba Amendolara e diversi biancorossi che hanno fatto la storia del Piacenza. Da Carlo Girometta, olimpionico nel 1936 insieme a Sandro Puppo a Tino Molina, tecnico che portò il Piacenza in serie B nel 1969. Ma anche i “Papaveri” e Dario Seratoni, Titta Rota e Gigi Cagni, i grandi protagonisti della serie A. E ancora, pugili, ciclisti del valore di Giorgia Bronzini e Giancarlo Perini.

Cento anni di storie, di emozioni, di successi e di sconfitte. Ma soprattutto un secolo di vite vissute, in cui il ricordo, la storia e la memoria si fondono in una narrazione autentica e profondamente sincera. Alcuni dimenticati dal tempo, altri ancora oggi nella mente di tanti. Sono scelte di cuore e di passione, di sportivi destinati a far parte di un ideale Pantheon di uomini illustri grazie alle loro imprese e alle loro fatiche. Ancora: Luciana Meles, Claudia Salvarani, Alessandro Bossalini, Angela Tassi, Tarquino Provini, Felice Baldini, Pippo e Simone Inzaghi, Gino Rossi e Aldo Longinotti e tanti altri protagonisti di un secolo, il Novecento, accompagnato da profondi cambiamenti e da vicende straordinarie: “Un tentativo – spiega l’autore – di narrare attraverso emozioni e ricordi più o meno lontani, figure che hanno dato tanto alla comunità piacentina, attraverso una narrazione letteraria che vede lo sport come fenomeno sociale oltre che sportivo”.

Chi è Mauro Molinaroli

Mauro Molinaroli, giornalista professionista per anni è stato responsabile dell’Ufficio Stampa del Comune di Piacenza e ha collaborato con il quotidiano “Libertà” e con il quotidiano “La Stampa”. Oggi si dedica alla scrittura e all’organizzazione di eventi letterari. Ha scritto diversi libri sulla storia e sul costume di Piacenza. Il suo primo lavoro è stato “Piacenza in camicia nera” (Humanitas) è del 1983. Con le Edizioni Berti ha scritto “C’è un grande prato verde” (2002), “Tra stadio e realtà” (2003). E’ del 1993, il volume “Lo sai che i papaveri” con Paolo Gentilotti (Camuzzi); in ambito sportivo ha scritto “Lo Zar” (Limina) del 1998, “Il ring di tante vite” (2022) e il diario sentimentale “Campioni del mio cuore” (2023). “Ognuno ha tanta storia” (2010), è un percorso nella città di ieri mentre “Le frazioni di Piacenza” è un viaggio nelle periferie urbane, insieme a “Quelli che il Ciano” (Scritture). Ha scritto alcuni volumi sul cinema: “Al cinema con Cat” (2007) e “Al cinema con Cat 2” (2008) insieme con Stefano Pareti. Nel 2011 ha scritto “Il cinema in rivolta. Marco Bellocchio e i pugni in tasca” (Baldini+Castoldi) e del 2013 è “Prima visione. Cinema a pubblico a Piacenza dal Dopoguerra al Bobbio Film Festival” (Scritture). Dopo la tragedia del Covid nel 2020 ha pubblicato “La notte più buia” (MM) e “La città dolente” (2021).

Pubblicato il 7 aprile 2024

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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