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Bedonia ha celebrato l'80° anniversario della Liberazione

Mario Spezia 2


“80° della Liberazione: il ruolo dei Cattolici e dei Sacerdoti” è stato il tema dell'ultima serata culturale al Seminario di Bedonia.
L'incontro ha voluto essere un tuffo nella memoria, non per risvegliare antichi dolori e far sanguinare profonde ferite, ma per riscoprire una storia che ci appartiene, una storia che è nostra nella sua porzione più autentica, attraverso persone che l’hanno celebrata col sacrificio della vita; ed esprimere così gratitudine e aprirci alla speranza crescendo nella partecipazione. Se oggi, infatti, siamo quello che siamo; se abbiamo una Costituzione fondata sui valori di libertà, dignità umana, uguaglianza… valori sempre attuali e irrinunciabili, anche oltre incoerenze e contraddizioni, lo dobbiamo al coraggio e alla coerenza di quanti hanno mantenuto fede alle scelte compiute, senza mai tradire la propria coscienza, pur nella consapevolezza del prezzo da pagare per non tradire gli ideali abbracciato e condivisi: ideali religiosi e sociali; umanitari, in ultima analisi. Non esiste valore alcuno che non tenga conto della persona, rispettandone i diritti fondamentali di libertà e di scelte. A ottant’anni dalla cessazione delle ostilità belliche con tutto ciò che ne è derivato, è ben giusto porsi la domanda: “Ha senso, ancora oggi, parlare di questi argomenti?”, e interrogarsi sula validità del custodirne una memoria grata, non solo celebrativa, ma stimolante ad una continuità di partecipazione ed impegno.
“Custodire” significa avere cura di una storia che racconta le proprie radici, le possibilità che nutrono l’oggi, in una eredità gratuita, maturata nei solchi del sacrificio e della dedizione incondizionata di tanti.
A pronunciarsi il tal senso: il coordinatore,  Mario Spezia, Lorenzo Benedetti e Maria Pia Garavaglia, figura politica di spicco che ha ricoperto vari ruoli in ambito nazionale e internazionale, fra cui quello di  presidente della Croce Rossa internazionale, partecipando a numerose campagne umanitarie.
I tre interventi si sono fusi e compenetrati e hanno davvero riscaldato il cuore, suscitando emozioni, gratitudine, desiderio di mettersi in gioco… Unanime il riconoscimento della Chiesa Cattolica, nella persona di Sacerdoti, Religiosi, laici di varie appartenenze, come una assoltuta protagonista nelle vicende belliche legate al secondo conflitto mondiale, in particolare della resistenza; persone coraggiose che si sono schierate senza indugio in difesa dei fedeli, indipendentemente dal credo professato e dall’appartenenza etnica, condividendo sofferenze, rischi, atrocità, subendo le conseguenze della scelta di rimanere accanto alla popolazione affrontando il martirio, anche quando si presentava l’opportunità di fuggire.

Benedetti

Sacerdoti e laici che hanno vissuto fino in fondo la propria missione

La Val Taro e la Val Ceno offrono numerosi esempi che sostanziano questa affermazione.
Dalla sua storia (cfr. il volume: “Nella bufera della Resistenza”) emergono figure di sacerdoti e laici animati dalla fede e sorretti dai valori del Vangelo, vivide testimonianze dei giorni più bui in cui hanno preso posizione contro i soprusi, le azioni punitive, le angherie, le barbarie e le brutture della guerra. Ricordiamo don Alessandro Sozzi, don Umberto Bracchi, fucilati a Strela; don Bracchi che mentre stava per essere fucilato, si è voltato verso i suoi aguzzini e li ha benedetti. Gesti apparentemente semplici, ma espressi di una coerenza consumata fino alla fine. Non si perde l’essenza dello spirito cristiano, ma lo si vive appieno. E poi: don Dino Ferrari, don Franco Molinari, don Giuseppe Beotti, don Francesco del Nevo, Italo Subachi, seminarista; don Giuseppe Borea unitosi ai capi della resistenza diventandone capo servizio religioso; don Riccardo Scala, che aveva custodito e protetto i segreti dei partigiani; don Guido Anelli, detto “il prete volante”, che, prestato servizio come paracadutista, aveva protetto tanti commilitoni. Ribelli, soldati, prigionieri di guerra, perseguitati, fuggiaschi erano protetti e curati senza distinzione, da questi Sacerdoti che hanno vissuto fino in fondo la propria missione, tramandando fino a noi pagine intense e vive della storia migliore del passato e di coloro che hanno riscattato l’onore del Paese.

garavaglia maria piabis

Occorre seminare

Alla base di tutto le radici ebraico-cristiane dell’Europa, come un fuoco che spingeva i cuori e le menti al sacrificio della vita. Un forte richiamo all’impegno e al farci carico di una democrazia che appare sempre più fragile in un grande paese di popoli fratelli che abbiamo tradito con improvvidi provvedimenti di dazi, crisi energetiche, crescenti intolleranze.
“La resistenza ora e sempre” non è uno slogan, ma un richiamo urgente al compito di divulgare questa eredità, a promuovere la partecipazione. Viviamo gratuitamente della libertà promulgata dalla Costituzione, definita da Ciampi “Bibbia civile”, fondamento del modo di concepire l’umanità e la sua storia. Il cattolicesimo esige di essere vissuto! Fondata sui valori, la Democrazia ha da essere partecipata. E occorre seminare!
Da parte dei preti si fa sempre più urgente educare alla libertà, alla verità, ad apprezzare una democrazia fatta di dialogo e di confronto, che non esprime odio contro gli avversari politici, ma riconosce le persone con cui ci si confronta. La Dottrina sociale della Chiesa, si basa oggi su due fondamenti: “Fratelli tutti” e “Laudato si’”, quale richiamo alla coerenza, al rispetto, all’amore verso il creato e ogni creatura, su cui aleggiano la mano e il soffio di Dio dalla Genesi fino ai Vangeli ed oltre, attraversando duemila anni di storia. Ci occorrono la voglia e il coraggio di testimoniare la continuità di ideali e principi che hanno animato tanti martiri che hanno costruito col sangue la nostra storia! Chi dà la vita per i fratelli esprime il massimo dell’amore! Ci è chiesto di partecipare: la partecipazione è un atto politico, ma, soprattutto, una conversione del cuore… Impariamo a guardarci e sostenerci come fratelli, in un Paese che è la nostra casa comune…

Amalia Usai

Nelle foto, dall'alto, Mario Spezia con mons. Lino Ferrari, Lorenzo Benedetti e Maria Pia Garavaglia.

Pubblicato l'8 settembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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