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Martina e Beatrice alla Cittadella della pace per imparare a gestire i conflitti attraverso il dialogo

rondine

Partiranno la settimana prossima Martina e Beatrice, studentesse dei licei Colombini e Gioia, per trascorrere l’anno della quarta superiore alla Cittadella della Pace di Arezzo per imparare, attraverso il metodo Rondine, come trasformare i propri sogni di pace e giustizia in azioni concrete. A sostenere la loro esperienza è la Fondazione di Piacenza e Vigevano, che lunedì primo settembre ha consegnato alle due ragazze una borsa di studio che coprirà in larga parte le spese legate allo speciale programma formativo. È il quarto anno di fila che l’ente di via Sant’Eufemia promuove quest’iniziativa e, per la prima volta, la raddoppia, consentendo a due studentesse – e non più a una sola – di partecipare. Per farlo, il budget destinato è passato da 19mila a 38mila euro.

Come un anno all’estero, ma in Italia

Martina Romersi (16 anni) e Beatrice Cunico (17 anni) sono state accolte a Palazzo Rota Pisaroni dal vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Mario Magnelli, e dalla consigliera d’amministrazione Giovanna Palladini. Con loro le dirigenti scolastiche del liceo Gioia, Cristina Capra, e del Polo Volta, Simona Favari (con le docenti Renata Tognon e Maria Grazia Sovrano), e la referente del progetto Rondine del liceo Colombini, Barbara Vaciago. L’esperienza che stanno per compiere sarà come un anno di scuola internazionale, ma in Italia: l’obiettivo è sostenere la crescita degli studenti nell’autonomia e nella relazione, per imparare a gestire i conflitti e per progettare il proprio futuro a servizio del bene comune. Il percorso è riconosciuto anche dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, che pochi mesi fa ha sottoscritto un nuovo protocollo per impegnarsi nella diffusione del metodo nelle scuole italiane, in quanto valido strumento per promuovere dialogo, inclusione, convivenza pacifica, cittadinanza attiva e digitale e per agevolare la lotta al bullismo e alla violenza nelle scuole.

Abituiamo i giovani al dialogo, non al conflitto

“Rondine è quella cittadella che ha fatto della pace e dell’esperienza della gestione dei conflitti la linea culturale e didattica attraverso cui vivere l’esperienza scolastica. Un’esperienza straordinaria – afferma Mario Magnelli – che aiuta a inquadrare il tema della ricerca della pace non più sulla base di vecchi schemi ma sulla base di un concetto semplice e rivoluzionario: che i nemici si possono parlare, si può cambiare discorso, si possono trovare le ragioni per superare i conflitti attraverso il dialogo. È un tema estremamente attuale, oggi vediamo quanto ci sia bisogno non solo di affrontare la ricerca della pace attraverso i soliti metodi della diplomazia ma quanto la crescita culturale delle persone, in particolare dei giovani. Abituare i giovani a vivere non attraverso il conflitto ma col dialogo è la strada migliore per garantire un futuro di pace al nostro pianeta”. “In un tempo come il nostro, segnato da conflitti, paura e incertezza – aggiunge Giovanna Palladini –, la Cittadella della pace rappresenta un’isola di speranza, oltre che un’opportunità concreta per aiutare i giovani a farsi motore del cambiamento, una comunità che, insieme, investe sull’empowerment delle nuove generazioni investe sul proprio futuro”.

L’impegno della Fondazione

Fin dal 2021 la Fondazione di Piacenza e Vigevano promuove una borsa di studio annuale. Quest’anno l’ente ha deciso di raddoppiare il proprio impegno per consentire a due studenti di partecipare al programma. “In questi anni – sottolinea Magnelli – abbiamo avuto modo di toccare con mano quanto il Metodo Rondine sia potente, e questo perché si sviluppa in un luogo fuori dall’ordinario. Nella World House, lo studentato internazionale della Cittadella della Pace, convivono ragazze e ragazzi provenienti da luoghi di guerra di tutto il mondo. Giovani palestinesi, israeliani, russi, ucraini e tanti altri, che non si rassegnano alla logica dell’odio e del nemico e cercano di progettare insieme un futuro diverso. Siamo convinti che valga la pena offrire a più studenti l’opportunità unica di vivere questa esperienza”.

“Ho imparato a mantenere un equilibrio tra studio e lavoro”

Per raccontare cosa si fa concretamente a Rondine e come funziona questo ‘metodo’, che fra l’altro si propone di inserire i ragazzi in una rete internazionale di giovani “changemaker”, sono intervenute all’incontro le “rondinelle d’oro” piacentine, vale a dire le ragazze che hanno vissuto questa esperienza negli anni scorsi, a cominciare da Benedetta Bisi, che ha frequentato il quarto anno nel 2022/23, per passare poi il testimone ad Arianna Maggi nel 2023/24 e a Mariafiore Marro, che ha concluso a giugno la sua esperienza. A tre anni di distanza dal suo quarto anno a Rondine, Benedetta Bisi (ex Liceo Colombini e ora studentessa di Giurisprudenza all’Università Cattolica) riferisce come l’esperienza abbia rappresentato per lei un punto di svolta. “Mi ha permesso di far emergere ciò che mi caratterizza e concentrarmi su di esso – spiega –, ho scoperto un mondo nuovo e mi sono appassionata a temi che in quel contesto ho potuto approfondire. Ho capito cosa mi piace fare e che tipo di percorso voglio intraprendere nella vita e anche ad ottimizzare i tempi. Un percorso intenso come quello di Rondine ha fatto sì che oggi, all’università, io riesca a mantenere un equilibrio tra studio e lavoro che senza quell’esperienza non so se sarei riuscita a costruire”.

“Ci siamo sentiti accolti, a Rondine ho scoperto il mondo”

La spinta a partecipare, per tutte le Rondinelle d’oro, sta nel bisogno di aprire i propri orizzonti. “Mi sentivo ferma in un periodo di stallo – ricorda Arianna Maggi –, mi pareva che la mia crescita fosse ferma e speravo che Rondine mi avrebbe potuto fornire mezzi e gli stimoli giusti per proseguire con la mia formazione. Mi sentivo inoltre troppo chiusa nella mia bolla e Rondine mi offriva la possibilità di scoprire meglio il mondo in cui viviamo e ciò che stava succedendo all’esterno del mio orto”. La testimonianza più “a caldo” è quella di Mariafiore Marro, tornata da Rondine soltanto a giugno, reduce da un’esperienza che definisce piena di stimoli e di emozioni: “Ci siamo sentiti accolti – racconta –, durante tutto l’anno mi ha colpita quanto tutto il percorso fosse perfettamente bilanciato, pensato e modellato su di noi”. Quanto al domani, nessuna delle Rondinelle sa ancora esattamente quale sarà la sua professione. “Ma rispetto all’anno scorso mi sento molto più serena rispetto al futuro, alle incertezze, alle preoccupazioni – è la testimonianza di Mariafiore –, a Rondine ho soprattutto acquisito consapevolezza sul presente e su me stessa, cosa che non è frequente maturare a scuola. Grazie a tutto questo, guardo avanti in modo più sereno e sono sicura che tutto ciò che ho acquisito sia una leva su cui far forza per trovare la mia strada”.

A breve il prossimo bando

Mentre Martina e Beatrice si preparano a partire, Rondine sta per aprire il bando per accedere alla selezione per l’anno scolastico 2026/2027. A partire dalla fine di settembre, e fino al gennaio prossimo, sarà possibile inviare la propria candidatura online su sito https://quartoanno.rondine.org. La selezione è riservata agli studenti che quest’anno sono in terza superiore al Liceo Classico, Scientifico o delle Scienze Umane. Tra gli altri requisiti individuati dal bando, oltre al conseguimento di positivi risultati scolastici, l’apertura al confronto, l’interesse per gli altri e per tematiche quali giustizia, legalità, pace e ecologia, la disponibilità a vivere in un contesto comunitario e in un ambiente interculturale e la motivazione a sviluppare un progetto che abbia l’obiettivo di generare un impatto positivo e concreto nel territorio di provenienza.

Cos’è la Cittadella della Pace di Rondine

Tutto nacque nel 1988 quando Franco Vaccari e il gruppo dei fondatori di Rondine – che nel piccolo borgo italiano nel cuore della Toscana stanno sperimentando i valori dell’ospitalità e del dialogo ispirandosi a Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani – decidono di gettare il cuore oltre la cortina di ferro: nonostante non abbiano esperienza nel campo dei conflitti, inviano una lettera a Raissa Gorbačëva (moglie dell’ultimo presidente dell’Urss, Michail Gorbačëv) con l’obiettivo di aprire un canale di comunicazione con l’Unione Sovietica e l’Oriente, superando la logica della contrapposizione della Guerra Fredda. Inaspettatamente, la first lady sovietica accoglie la loro proposta, invitandoli a Mosca. Il viaggio segna l’inizio delle relazioni con l’Unione Sovietica: un primo passo di diplomazia popolare, dal basso. L’obiettivo della Cittadella della Pace è contribuire a un pianeta privo di scontri armati, in cui ogni persona abbia gli strumenti per gestire creativamente i conflitti, in modo positivo.

La “World House”

Rondine nasce in un borgo medievale toscano a pochi chilometri da Arezzo, in Italia: qui si strutturano i principali progetti di Rondine per l’educazione e la formazione. Un luogo di rigenerazione dell’uomo, perché diventi leader di sé stesso e della propria comunità nella ricerca del bene comune. Il progetto che dà origine e ispirazione a Rondine è lo Studentato Internazionale – “World House”, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti e li aiuta a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso il lavoro difficile e sorprendente della convivenza quotidiana. Rondine è sostenuta principalmente da soggetti privati della società civile che ne condividono i valori e la missione: il miglioramento del pianeta attraverso la formazione di leader e l’applicazione del Metodo Rondine in ogni contesto di conflitto.

Francesco Petronzio

Nella foto, Beatrice Cunico e Beatrice RoMersi con le "rondinelle d'oro" (da sinistra) Mariafiore Marro, Benedetta Bisi e Arianna Maggi.

Pubblicato il 2 settembre 2025

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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