Convegni Maria Cristina. Mons. Dosi: la Quaresima sia un segmento di impegno verso la Pasqua
“Siamo ormai arrivati alla seconda e ultima parte del tempo di Quaresima e abbiamo già degli elementi da cogliere che rimandano all'evento centrale inerente la persona di Gesù Cristo: la Sua Passione, morte e risurrezione”. Così l'assistente ecclesiastico monsignor Celso Dosi ha cominciato la sua omelia durante la messa celebrata lo scorso 4 aprile in San Raimondo, in ricordo alla Beata Maria Cristina di Savoia. Una ricorrenza liturgica promossa ogni primo venerdì del mese dal Movimento cattolico femminile dei “Convegni di cultura Maria Cristina Savoia” e questa volta coincidente con il secondo venerdì di Quaresima.
I richiami alla Passione di Cristo
Poi il sacerdote si è focalizzato sulle fonti, a cominciare dalla pagina del Libro della Sapienza, che ha costituito la prima lettura della messa. “In un passo del Libro della Sapienza che abbiamo letto troviamo diversi riferimenti ad un soggetto identificato con Gesù Cristo – ha detto - . Nonostante si tratti di un testo scritto molto tempo prima della venuta di Gesù, si presta ad essere interpretato in chiave cristologica per le frequenti allusioni alle sofferenze che il Signore ha dovuto patire”. E di seguito cita alcune espressioni: «Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la sua mitezza, per saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo ad una morte infamante, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà». (Sapienza 19 – 20)
“Richiami molto forti relativi alla Passione di Gesù Cristo – continua - , che però evidenziano come il compito e la missione del Signore non siano ancora arrivati alla loro conclusione-. «Allora cercarono di arrestarlo, ma non era ancora giunta la sua ora» (Gv, 30) dice Giovanni, proprio per evidenziare che i tempi per il sacrificio di Cristo non sono maturi. Egli deve infatti ancora compiere un segmento di ministero, fatto di insegnamenti, gesti e parole, prima della Sua ora più drammatica coincidente con il Venerdì Santo”.
“È chiaro però che la figura di Cristo comincia a dare fastidio – ha spiegato monsignor Dosi - Accade anche oggi in contesti di forte criticità, dove alcuni testimoni annunciano e denunciano con forza profetica fatti, fenomeni, situazioni e soggetti del tutto irrispettosi della legalità, del credo religioso e dei diritti umani delle persone. Riprova della scomodità della testimonianza è appunto la tensione sottile e crescente che nella parte centrale del Vangelo circonda la figura di Cristo, fino alla sua condanna a morte: la Sua visione e il Suo invito a ricercare la verità sono infatti spesso in contrasto con alcune immagini, che soprattutto secondo il mondo giudaico avrebbero dovuto rappresentare il «veniente Regno di Dio», il Salvatore, il Redentore. La forza dei testimoni richiede quindi di essere accolta. Dobbiamo considerarla un pungolo, uno stimolo, una provocazione che sprona a riprendere con pienezza quei sentieri di fede e di ascolto interrotti a causa delle nostre sordità, delle nostre cecità, dei nostri egoismi. «Cercavano di ucciderlo», racconta ancora il Vangelo di Giovanni riferendosi a Cristo, ma il misfatto per ora non può avvenire, non prima che il Signore abbia portato a termine la sua opera.
Prepararsi alla Pasqua
Portare avanti la propria missione non è però un compito esclusivo di Cristo: spetta anche a noi – sottolinea il sacerdote – . Il Vangelo ci segnala che ciascuno di noi ha un segmento di servizio da portare a compimento, declinato nelle diverse situazioni in cui si trova. Come battezzati il Signore ci affida un percorso nella nostra vita, compiti e potenzialità individuali che dobbiamo rendere fruttuosi con la testimonianza e con la nostra credibilità. «L'ora non ancora giunta» è allora anche la nostra, ma questo non deve spaventare; deve invece spingere a non sentirsi mai arrivati una volta per tutte, mantenendo vivo un atteggiamento di ricerca verso sé stessi e verso gli altri alla luce del Vangelo. «La nostra ora» non coincide necessariamente con la nostra morte: il segmento di vita che abbiamo a disposizione, corto o lungo che sia, deve essere uno stimolo per compiere fino in fondo il nostro cammino di credenti nella società”.
“Siamo quindi tutti interpellati dal Signore, che ci attende anche in questo momento storico – ha osservato il celebrante -. Gesù ha ancora bisogno delle nostre mani, dei nostri piedi, dei nostri ragionamenti, per portare a compimento la Sua ora grazie alla nostra collaborazione. Facciamo allora in modo che il tempo di quaresima che ancora ci separa dalla Pasqua sia un segmento di impegno, di particolare vigilanza, di ascolto e di vicinanza verso l'invito di collaborazione che Gesù ci rivolge e il Vangelo ci ricorda. In attesa della Pasqua cosa posso fare nel nome del Signore nel contesto in cui mi trovo? È questa la domanda che ciascuno di noi è invitato a porsi. Un interrogativo fecondo che ci accompagna anche oggi, durante questa celebrazione”.
Micaela Ghisoni
Nella foto, mons. Celso Dosi durante la messa in San Raimondo.
Pubblicato l'11 aprile 2025
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