Resistenza e obiezione di coscienza, due storie nel romanzo di Mauro Ferri
“Il rischio che avverto di più in questi anni in cui i testimoni ci stanno lasciando è quello di trasformare quel pezzo della nostra storia in archeologia”. Si riferisce agli anni della Resistenza, alla guerra di Liberazione, e soprattutto alle storie dei partigiani che la combatterono il giornalista Mauro Ferri, che nel pomeriggio di mercoledì 30 aprile ha presentato alla Biblioteca Passerini-Landi il romanzo “Non mi vedrete più con un’arma in mano”, edito da Officine Gutenberg e da poco uscito in libreria. Con lui ha dialogato l’editore Giovanni Battista Menzani.
Delio e Giulio, due storie che si intrecciano
Nel romanzo di Ferri - all’esordio in questo genere, dopo due pubblicazioni di saggistica sempre per Officine Gutenberg - si intrecciano le storie di Delio e Giulio: il primo, partigiano negli anni Quaranta, e il secondo, più giovane, obiettore di coscienza alla fine degli anni Novanta. “Ho voluto raccontare due storie - ha rivelato Ferri - e, con un atto di irriverenza, ho voluto accostarle. Sono due persone che vivono circa un anno della propria vita in circostanze eccezionali. Non è un caso che i due nomi un po’ si assomiglino”. L’autore non ha fatto segreto dei riferimenti dei personaggi: la storia di Giulio è autobiografica, quella di Delio è quella di Renato Cravedi, “Abele”. Ma ci tiene a specificare che “molto è frutto della fantasia”.
La memoria della Resistenza, quando non ci saranno più i partigiani
Il timore di Mauro Ferri, espresso nel romanzo, è che la Resistenza venga dimenticata quando tutti i partigiani saranno morti. “All’ultimo 25 aprile in piazza c’erano pochissimi reduci”, ha sottolineato il giornalista, riferendosi a Luigi Leviti e Pietro Satta, in prima fila alla cerimonia ufficiale della Festa della Liberazione. La riflessione è mutuata da una frase che pronunciò proprio Renato Cravedi - mancato nell’ottobre 2024 - in un’intervista di qualche anno fa, ripresa peraltro dalla sindaca di Piacenza Katia Tarasconi (presente nel pubblico della presentazione) nel discorso ufficiale del 25 aprile. Per scongiurare questo rischio, “con l’amico Gianni Cravedi (nipote di Renato, nda) - ha ricordato Ferri - andiamo nelle scuole a parlare di Resistenza”.
Renato Cravedi, il partigiano Abele
“Si scrive un romanzo quando si pensa di avere una storia degna di essere romanzata. Me ne sono accorto quando ho sentito il racconto di Renato Cravedi, di cui ho raccolto le memorie nel libro «Il partigiano Abele» (Officine Gutenberg, 2021). Così come sarebbero degne le storie di tanti altri partigiani. Per cui, ho recuperato una parte dei miei ricordi e di quelli di altri e li ho messi insieme. Nella parte di Delio si può leggere una summa della storia della Resistenza a Piacenza: salire in montagna, fare l’apprendistato, il rastrellamento, l’inverno durissimo, lo sbarramento delle montagne e la conoscenza con un compagno che aveva vissuto la primissima Resistenza”. Delio, ispirato a Cravedi, racconta nel libro la battaglia di Monticello, avvenuta tra il 15 e il 16 aprile 1945, considerata la più importante della Resistenza piacentina. Fino alla sua morte, il partigiano Abele era l’ultimo superstite di quell’episodio.
“La libertà è un essere vivente”
“Con un gioco letterario - ha spiegato Ferri - ho unito quella storia con la vita di un altro giovane che fece una scelta opposta: l’obiezione di coscienza e, quindi, la rinuncia a imbracciare le armi. Per chi ha avuto la possibilità di farlo, è stato un anno che ha cambiato la vita: è un’esperienza che aiuta a scoprire quello che c’è fuori e a diventare grandi”. Due interventi dal pubblico, al termine della presentazione, hanno portato la discussione al giorno d’oggi, focalizzandola sul senso del parlare di Resistenza ottant’anni dopo. “Oggi resistere significa continuare a difendere il diritto di chi non la pensa come me di dire come la pensa”, sostiene Ferri. “È importante ribadire questa cosa. Ed è l’argomento più inattaccabile che si può usare contro chi dice cose inconcepibili: la libertà è qualcosa di organico, non è inerte come un monumento o una pietra. La libertà è come un essere vivente”.
Francesco Petronzio
Nella foto, l'autore Mauro Ferri (a destra) con Giovanni Battista Menzani.
Pubblicato il 1°maggio 2025
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