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Festival del Pensare Contemporaneo. Arte e religione impegnate in uno scambio verbale e spirituale

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È stato il Salone di Palazzo Gotico ad ospitare, venerdì 12 settembre, il dialogo tra l’artista Michelangelo Pistoletto e il padre gesuita, nonché teologo e critico letterario Antonio Spadaro. L’incontro, dal titolo “Spiritualità. Un viaggio tra arte, pensiero e creatività per immaginare un futuro migliore” e mediato dal docente di filosofia della tecnica e archetipi dell’immaginazione Francesco Monico, rientra tra gli appuntamenti del Festival del Pensare Contemporaneo 2025.

L’arte della dialettica

Non una ricerca di una tesi ma una continua sintesi tra due poli che non sempre dicono cose in linea. È così che Pistoletto e padre Spadaro hanno da subito impostato il proprio dibattere, dal vivo ma anche riportato nero su bianco nel loro libro “Spiritualità”. Un libro che è un’esperienza dialettica dinamica e conflittuale e non la storia di una conversazione armonica. Un incontro tra due persone che, nel dialogare, hanno aperto lo spazio della pace e trovato interessante ciascuno la visione dell’altro. Come hanno dialogato? Mantenendo ciascuno la propria identità e avendo cura della relazione. Non astrazioni intellettuali ma la constatazione di essere creature spirituali.

Tornare a parlarsi

“L’arte – ha esordito l’artista biellese – è sempre stata a servizio della religione. Poi però l’arte moderna si è staccata, isolandosi anche dalla società”. Il risultato? Massima libertà ma tanta solitudine. A detta di Pistoletto è necessario dunque recuperare la conversazione attiva tra arte e religione perché l’artista non deve isolarsi ma, al contrario, rispecchiarsi in entrambe. “Intanto che la religione chiede all’arte di rappresentare il dogma cristiano, l’arte bussa alla porta delle religioni per chiederle il linguaggio di cui ha bisogno” afferma padre Spadaro.

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Presente!

E se per Pistoletto è la conoscenza a procurare meraviglia, per il teologo siciliano è lo stupore che, arrivando dall’esterno, stappa e supera. “Dio va oltre la mia capacità di pensare” dice. Di stupore il religioso ne aveva provato anche quando Michelangelo Pistoletto gli aveva risposto “sì, ci sono!” alla domanda sull’esistenza di Dio. Ma ha poi compreso che non voleva certo essere un’equiparazione a Dio quanto, piuttosto, la rivendicazione della presenza dell’artista. “È dall’esserci, dalla posizione dell’individuo nel mondo che nasce il tema del rapporto tra arte e religione”.

Da fisica a metafisica

La prima meraviglia? Per l’artista del Piemonte, l’impronta della mano primitiva sulla caverna. Quando cioè la mano fisica, quella che mordeva e offendeva, è morta per lasciare il posto alla mano virtuale, che va oltre e diventa immortale. Tra “arte” e “arto” della mano cambia solo una lettera dopotutto. Insomma, l’arte ha a che fare con l’oltre e questa persistenza nel tempo e nello spazio è diventata, nella visione di Pistoletto, la società. E la religione – in latino “legare insieme” – è anch’essa all’origine della società.

L’arte di agire bene e immaginare il bene

A legare arte e religione è, per il gesuita, anche il loro essere entrambe segno di uno scatto rispetto alla realtà vissuta superficialmente. “Anche papa Francesco – prosegue padre Spadaro – diceva che l’arte, attraverso l’immaginazione, ci permette di avere nuove versioni del mondo”. Peccato si tratti di una facoltà utilizzata poco dagli uomini, che spesso si dimenticano di essere capaci di agire per il bene e vivere la bontà. Una capacità questa che anche papa Francesco reputava artistica e creativa.

Vittoria di tutti

Per Pistoletto, candidato al Nobel per la Pace, gli uomini però si dimenticano difficilmente della competizione, nati e immersi in essa quali sono. Da soppressione all’altro essa dovrebbe invece, secondo l’artista, diventare vittoria dell’uno e dell’altro. Cosa ne conseguirebbe? L’edificazione dell’umano, da sempre scopo delle religioni. “Dobbiamo essere umani coscienti della capacità di dare il buon esempio, non di uccidere l’essere umano. Dobbiamo combattere la guerra della pace preventiva e ritrovare il rispetto”.

Quadro specchiante

A rivestire il libro “Spiritualità” è una copertina argentea luccicante. Non una scelta estetica o di marketing bensì legata a un concetto caro all’artista dai tempi della sua formazione artistica. “Mio padre – racconta – tradizionalista veristico e nemico dell’arte moderna, mi ha insegnato a dipingere a partire dal mio autoritratto, ossia dal me stesso riflesso. Ho imparato a fare cose astratte e a non vedere dove fossi solo quando ho frequentato la scuola di pubblicità di Armando Testa, appassionato di arte moderna”. È lì che Pistoletto ha iniziato a lavorare sulla materia per farla diventare specchiante, utilizzando vernici trasparenti su sfondo nero. “Nel quadro specchiante non sono più solo perché ci sono io, piccola parte nell’universo, ma c’è anche tutto il mondo, c’è l’infinito dell’esistente” prosegue. Dalla solitudine passava così alla massima possibilità dell’insieme e alla produzione di un soggetto collettivo. Insomma, è la storia del mondo ad entrare nel quadro specchiante e tutto è connesso, presente o assente l’artista. Dunque non lo specchio di Biancaneve, né quello di Narciso ma, piuttosto, l’antitesi del narcisismo.

Elena Iervoglini

 Nelle foto,l'incontro al festival del Pensare Contemporaneo tra Pistoletto e Spadaro.

Pubblicato il 13 settembre 2025

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