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Massimo Magnaschi: l'importanza della solidarietà

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“Ho vissuto un passaggio personale molto difficile, sono stato in pericolo di vita a causa del Covid e questo mi ha fatto guardare le cose in modo diverso”. Così si è espresso Massimo Magnaschi, responsabile Area Promozione della Caritas diocesana, il 26 novembre, nell’incontro online della Comunità Pastorale 1 di Piacenza. Attraverso la sua esperienza personale, Magnaschi si è reso conto ancor di più del significato di partecipazione e di attenzione agli altri.
“Per capire cosa ci sta succedendo - ha aggiunto - è importante partire da noi stessi, dal cuore e dalla mente. Prima del Covid la vita era segnata da un modo di stare dentro le cose, figlio della società dei consumi. La dimensione individuale era molto forte, la ricerca dello stare bene, dell’essere belli, vincenti, era la cosa preminente, era il tratto distintivo del nostro vivere”. Il Covid - secondo Magnaschi - ha messo in discussione tutto questo e ha dato delle chiavi di lettura diverse.
“Sono entrato in Caritas - ha affermato - che avevo 25 anni ed oggi ne ho 50! È qui che ho imparato ad incontrare i volti della povertà e della fragilità”.
La malattia del Covid è stata poi per Massimo un ulteriore momento di riflessione. “Ho vissuto una grande solitudine, una enorme fragilità, l’esperienza della non autonomia, del non essere autosufficienti, del dipendere completamente dagli altri. È stato un passaggio violento ed improvviso a cui non ero preparato. Però dentro a questa sofferenza ho capito per la prima volta, pur avendo vissuto nella Caritas vicino a persone deboli, cosa significa fragilità”.
“Il tempo della malattia - ha continuato Magnaschi - mi ha dato tantissimo, mi ha fatto comprendere che intorno a me c’erano tante persone, che non ero da solo. È una delle cose che mi ha dato più gioia e forza in assoluto, mi ha fatto scoprire un grande patrimonio di solidarietà. Questo è il significato del tema dell’incontro “Non da soli”, perché   in una società come questa la via d’uscita è grazie agli altri”.
Lasciarsi coinvolgere dagli altri  è una grande risorsa, è più impegnativo, ma molto più bello dell’essere soli che, soprattutto nelle difficoltà, mostra tutti i suoi limiti.
“In questi mesi - ha commentato Magnaschi - c’è stata una grande mobilitazione di aiuto reciproco. È emersa la voglia di darsi una mano che ho colto anche a livello istituzionale: comune, stato e regione hanno cercato di stare vicino a tutti e alle persone più fragili. Si è visto un volto di umanità nel prendersi cura gli uni degli altri. A partire dalla famiglia, all’interno del condominio, nel quartiere, fino ad arrivare al volontariato, è uscito un grande impegno nei confronti di chi sta vivendo una fatica”.
La sfida di oggi - per Magnaschi – è quella di non dimenticare ciò che è successo e sta succedendo per custodirlo come un tesoro prezioso fatto di rapporti solidali e legami più fraterni.

R. T.

Pubblicato il 29 novembre 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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