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Lugagnano ricorda don Angelo Ferrari

don angelo ferrari

Sabato 12 settembre alle ore 17 nella chiesa di San Zenone a Lugagnano si celebra la messa in suffragio di don Angelo Ferrari, parroco storico del paese, noto ai suoi ragazzi con il soprannome di "Ghello"( storpiatura del nome Angelo).
Era arrivato a Lugagnano nei primi anni '70. Il parroco di allora era don Angelo Beltrami, un sacerdote imponente, riservato, dai modi paterni, che familiarizzava con gli anziani, ma aveva poca dimestichezza con in giovani. All'arrivo di don Angelo Ferrari vigeva la separazione: le ragazze frequentavano l'oratorio delle suore, i ragazzi della canonica e il “salone del curato” con il campetto adiacente. Quel nuovo curato, dall'aspetto semplice, alla mano, si dimostrò subito molto socievole, parlava prevalentemente il dialetto e sorrideva a tutti. Non si sa come fece, ma riuscì a convincere il parroco ad aprire la canonica anche alle ragazze... con regole precise e limiti.
Chi può dimenticare i giornali quotidiani sul tavolo del suo studio, con le “censure”. Le immagini pubblicitarie dei film o dei prodotti che sembravano inadatte per gli occhi degli adolescenti erano ritagliate e non per mano sua. Il Ghello alzava i fogli del giornale e mostrava tutte quelle “finestrelle”. Rideva volentieri, di ogni piccola cosa. Era un uomo rigoroso di fede salda. Un efficace educatore; si destreggiò benissimo tra la mentalità e le consuetudini di quel periodo e le esigenze dei suoi giovani. Li capiva, li aiutava. Era un fratello maggiore, un compagno di giochi e una guida spirituale. Attorno a lui si formò un gruppo numeroso. La canonica era sempre aperta.

Con lui nasce il coro Montegiogo
C'era un momento della giornata in cui si intuiva che voleva restare solo: quando leggeva il breviario.
Ogni giorno, verso sera, dalla finestra sul sagrato, lo si poteva vedere seduto al tavolo, concentrato, con la testa china sul suo libro; i giovani non entravano, lo lasciavano pregare, aspettavano fuori. Poi lui usciva, sorrideva e con una battuta in dialetto, li invitava ad entrare. Condivideva quanto aveva letto con parole semplici, messaggi brevi ma pieni di significato. I giovani assorbivano.
Non trascorreva giorno senza una iniziativa in programma. Amava cantare e organizzava spettacoli, giocare a calcio e promuoveva tornei.
Il sodalizio con il maestro Renato Passera ha dato origine al coro Montegiogo. Gli piaceva moltissimo e la sua costanza ha permesso la formazione canora di un gruppo che si è distinto nel tempo e che tutt'oggi si esibisce e riceve elogi.
Aderiva alle iniziative della Azione Cattolica e numerosi sono stati i soggiorni alle Pianazze per gli esercizi spirituali.

Credeva nelle persone e lo dimostrava. Era autentico, coerente, dotato di notevole carisma. Schietto e diretto, non risparmiava critiche e anche qualche sventola sulle orecchie, che probabilmente qualche ragazzo può testimoniare.

don angelo ferrari soprannominato il ghello dai ragazzi di lugagnano

Nelle foto: in alto, don Angelo Ferrari, amante della montagna, durante un'escursione; sopra, con i suoi ragazzi.

Credeva profondamente nella sua missione
I campeggi, un'altra iniziativa che aveva riscosso molto successo. Era un bravo organizzatore e sapeva coinvolgere il paese intero. Nessun giovane veniva escluso. La gente lo aiutava spontaneamente. La collaborazione con l'Amministrazione comunale era stata proficua, specialmente nell'ambito del volontariato a favore degli anziani e delle persone che lo accoglievano, in realtà era lui a trasmettere calore e senza dubbio anche qualche aiuto concreto.
Aveva empatia e sapeva ascoltare. Dotato di grande sensibilità, che manifestava con modi bruschi, contadini; dava una pacca sulla spalla, diceva una battuta e faceva capire che lui era lì, pronto ad aiutare.
Non era un grande oratore, ma con parole semplici trasmetteva il messaggio e con la sua testimonianza di vita lo concretizzava. Credeva profondamente nella sua missione e questo è stato il successo del suo operato.
I suoi ragazzi lo ricorderanno sempre mentre canta la vecchia ballata TOM DOOLEY molleggiando sulle ginocchia e per accontentare le parrocchiane anziane cantava MAMMA e MINIERA e le lacrime scorrevano.
Quando ha lasciato Lugagnano una grande partecipazione aveva testimoniato l'immenso affetto dei parrocchiani verso quel prete modesto, semplice, sempre disponibile, testimone autentico di fede cristiana.

I ragazzi del Ghello

Ascolta l'audio   

Pubblicato il 9 settembre 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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