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Gli «angoli nascosti» della Bibbia al Preziosissimo

cana

Ogni episodio della Bibbia merita di essere approfondito e riletto: a secoli di distanza quelle storie continuano infatti a parlarci con voce viva, rendendo il messaggio di Cristo sempre attuale. È con questo spirito che nella serata del 2 luglio ha preso il via, presso la parrocchia del Preziosissimo Sangue, il miniciclo di incontri intitolato “La Parola sotto le stelle”. Quattro appuntamenti che per tutto il mese di luglio si propongono di andare alla scoperta di vicende e personaggi “minori” o poco noti dei Vangeli, in un clima informale e aperto al confronto.

Dopo un breve momento introduttivo di preghiera, insieme ad una decina di fedeli - il brutto tempo non ha aiutato la partecipazione - il parroco don Paolo Cignatta è subito entrato nel vivo dell’episodio scelto per la prima serata, quello dei servi delle nozze di Cana (Vangelo di Giovanni 2, 1-11). “Questa vicenda - ha spiegato il sacerdote - è celebre perché in quest’occasione Gesù, recatosi ad un matrimonio con Maria ed i discepoli, compie il suo primo miracolo, quello della trasformazione dell’acqua in vino. Eppure ciò che ci interessa veramente non è questo gesto eccezionale e soprannaturale, bensì il significato spirituale che racchiude e che ci racconta qualcosa del mistero di Dio”.

Le "stranezze" delle nozze di Cana
Ecco quindi che scavando un po’ più a fondo emerge la reale complessità di questo brano. “Nel racconto di Giovanni - ha sottolineato don Cignatta - ci sono tante “stranezze”: non si parla della sposa; il matrimonio -che per gli ebrei era la festa della vita - appare organizzato in maniera approssimativa; soprattutto non si spiega la presenza delle giare vuote, che Gesù, su invito di Maria, farà riempire d’acqua dai servi per poi compiere la trasformazione in vino. Le anfore, infatti, non dovrebbero trovarsi lì, ma al Tempio di Gerusalemme, loro usuale collocazione. Tutti questi elementi - la sua riflessione -, ci fanno quindi capire che questo episodio merita una lettura più approfondita per essere realmente compreso”.

“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”
“Il matrimonio - ha spiegato il parroco - rimanda infatti al rapporto tra Dio e il suo popolo, che spesso nell’antico testamento viene paragonato ad una relazione d'amore. Mantenendo questa chiave interpretativa, l’assenza del vino, simbolo di gioia e felicità, indica quindi come sia venuto a mancare qualcosa in questa relazione, divenuta ormai stanca, annacquata, superficiale. Lo stesso numero delle giare, sei, uno in meno rispetto a quello che è il numero perfetto nella Bibbia, esprime un’anomalia. Ecco che - ha continuato - per porre fine a questa religiosità stanca e vuota, che ormai si era andata consolidando tra la gente, è necessario l’intervento di Gesù. Questo avviene però per iniziativa di Sua Madre, la figlia di Sion, colei che si è accorta di come nel rapporto tra Dio e il Suo popolo si sia rotto qualcosa. È importante, in tal senso, sottolineare che l’episodio delle nozze sia anche l’ultimo in cui compare Maria: è lei che chiede ai servi, oggi diremmo i camerieri, un gesto di obbedienza e di fiducia verso Gesù, per loro un perfetto sconosciuto. Nelle sue ultime parole è come se parlasse a tutti noi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

Il maestro di tavola
Nella sua interpretazione del brano, don Paolo Cignatta ha poi focalizzato l’attenzione su un altro personaggio, il maestro di tavola, una sorta di sommelier ante-litteram che nei matrimoni si occupava di reperire il vino e coordinare il lavoro dei camerieri. “Perché, nonostante fosse compito suo, non si è accorto dell’assenza del vino? - ha domandato il sacerdote -. Ed anzi, invece di scusarsi, rimprovera per questo lo sposo? Anche in questo caso, Giovanni vuole indicarci altro: il maestro di tavola, infatti, rappresenta l’autorità religiosa dell’epoca. Dovrebbe essere lui ad accorgersi di come la relazione tra Dio e il suo popolo si sia sclerotizzata ed abbia perso di vitalità, eppure difende la sua posizione acquisita, non si mette in discussione. Tocca quindi a Gesù - ha evidenziato -, che vede i suoi figli senza gioia, intervenire”.

Il ruolo dei servi
E lo fa, secondo la lettura di don Cignatta, con l’aiuto dei servi, personaggi chiave del racconto anche se spesso poco considerati. “I servi di Cana - ha affermato -, nonostante non conoscessero Gesù, e nonostante riempire fino all’orlo quelle giare da seicento litri in un tempo in cui non esisteva acqua corrente comportasse una fatica immane, non discutono la richiesta ed obbediscono. Questo significa che la nuova religiosità si trova in Gesù: in Lui c’è la nuova esperienze di fede, che va oltre la legge del tempo, rappresentata dal maestro di tavola.

“Sono quelli che fanno la differenza”
In questo gioco di simboli - ha messo in rilievo il sacerdote -, i servi sono coloro che continuano ad obbedire. Uomini e donne che contribuiscono alla buona riuscita della festa nuziale, senza porsi troppe domande. Sono figure che si pongono a metà tra Maria e il maestro di tavola: se infatti da un lato è vero che - contrariamente a Maria - non si accorgono che è finito il vino, rappresentando quella parte di fedeli stanchi ed abitudinari, dall’altro, a differenza del maestro di tavola, non negano l’evidenza di quest’assenza di gioia. Sono quelle persone che nella comunità credono, pregano e agiscono come sempre è stato loro insegnato e assolvono il loro dovere con scrupolo. Quando la festa va male, Gesù decide quindi di coinvolgerli, non giudicandoli né svalutandoli: è l’unico ad apprezzare la loro generosità e il loro servizio. Credo – la considerazione finale di don Cignatta - che in una comunità siano proprio queste persone a fare la differenza: donne e uomini normali, che agiscono come è sempre stato loro insegnato e fanno come il Signore gli ha detto”. La serata si è chiusa con un vivace dibattito e con la preghiera “Santa Maria donna del vino nuovo” di don Tonino Bello.

I prossimi incontri

Questo il calendario dei prossimi incontri con “La Parola sotto le stelle”, sempre presso la parrocchia del Preziosissimo Sangue a partire dalle 20:30:

- 9 luglio, “Il ragazzo della condivisione dei pani” (Giov 6, 1-15)

- 16 luglio, “L’adultera” (Giov 8, 4-5)

- 23 luglio, “Malco” (Giov 18,10)

Federico Tanzi

Pubblicato il 4 luglio 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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