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Sognare un futuro diverso

Giornata del Creato: dal grido dell’Amazzonia al Villaggio per la Terra a Roma

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La 14ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato ha invitato a riflettere su “Quante sono le tue opere, Signore” dal Salmo 104.
L’appello è stato quello di coltivare la biodiversità: riconoscerne il valore, proteggerne la ricchezza, sognarne il domani.
Al seminario di studio svoltosi al Centro "Il Samaritano" di Piacenza  il 3 ottobre sono intervenuti mons. Giancarlo Dallospedale, testimone del grido che si alza dall’Amazzonia, e il prof. Giampaolo Sabino, pedagogista, collaboratore dell’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica.
A moderare gli interventi la giornalista Barbara Tondini che dato subito la parola a mons. Giancarlo, missionario fidei donum piacentino, con 40 anni di Brasile sulle spalle di cui 22 trascorsi in Amazzonia.

L’Amazzonia di mons. Dallospedale

Roraima è lo Stato del Brasile, che confina a nord con il Venezuela, a est con la Guyana ed il Parà e a sud con l’Amazonas, in cui ha operato il missionario piacentino. Un territorio di 224mila chilometri quadrati, una piccola parte rispetto all’intera Amazzonia che occupa oltre 5 milioni di km quadrati.
“Roraima è un potenziale laboratorio di unità nella diversità - ha affermato mons. Dallospedale -; infatti ci sono 12 popoli indigeni, ciascuno con la propria lingua e cultura, ci sono migranti che arrivano da tutti gli stati del Brasile specialmente dal Nord Est e ultimamente molti dal Venezuela, ci sono poi gli abitanti del fiume e missionari dai cinque continenti”.
L’Amazzonia è patrimonio dell’umanità per la sua biodiversità, un patrimonio da salvaguardare che darebbe molta più ricchezza nella sua tutela e salvaguardia piuttosto che nell’illusione di un profitto dalla sua cieca distruzione.

Le minacce all'Amazzonia

Mons. Giancarlo ha poi elencato le varie minacce che incombono su questo enorme territorio. Prima fra tutte il neocolonialismo dello Stato brasiliano, iniziato negli anni 70 con la dittatura militare, che si proponeva di dare terra senza gente a gente senza terra, per integrare l’Amazzonia al resto del Brasile. Senza però fornire a questi insediamenti umani i servizi basici necessari, questi sono stati obbligati ad addentrarsi ancor di più nella foresta distruggendola per avere più terra da coltivare, oppure vendere i loro piccoli appezzamenti ai fazeinderos titolari di grandi aziende e allevamenti intensivi.
L’altra minaccia è quella dei garimpeiros. La ricerca illegale dell’oro è molto diffusa in Amazzonia dove i garimpeiros, come vengono chiamati i cercatori d’oro, devastano le foreste e inquinano i fiumi con il mercurio che usano per estrarre il metallo prezioso.
Anche i madereiros, cercatori di legnami pregiati della foresta, contribuiscono alla sua devastazione; essi fanno commercio anche con la complicità dei coloni, spinti dalla necessità di vendere clandestinamente il legname prezioso della loro parte di terra che dovrebbero invece conservare.

Infine, la minaccia dello stesso governo in carica che non favorisce l’agricoltura familiare, ma è più disponibile verso l’alto negozio dei grandi allevamenti di bestiame e i latifondisti delle enormi monocolture, soprattutto di soia e di riso.
Siamo di fronte ad una continua distruzione della foresta amazzonica. Ma “La morte della foresta è la morte di tutti noi” diceva Irmã Dorothy Stang - citata da mons. Dallospedale – la religiosa uccisa per questa causa, affinché la vita non venisse mai più calpestata in Amazzonia.

Il prof. Gianfranco Sabino ha presentato l’Alta Scuola di formazione sull’ambiente dell’Università Cattolica di Brescia che da 10 anni è orientata alla promozione di studi, di notevole livello, con riferimento al concetto di sviluppo sostenibile.

Qual è la tua Amazzonia?

“Sono 32 anni che la scienza ci parla di questo sviluppo - ha affermato Sabino - ma sono 32 anni che si fa molta fatica a mettersi d’accordo”.
Siamo parte di un unico pianeta e una delle domande che il professore dell’Università bresciana rivolge ai suoi studenti è: “Qual è la tua Amazzonia?”.
Cogliendo l’occasione del Sinodo, che si sta svolgendo a Roma in questi giorni, Sabino ha posto questo interrogativo per stimolare ogni studente e ogni persona di buona volontà a lottare e portare avanti quella conversione ecologica ormai improcrastinabile.

Il Villaggio per la Terra

Una risposta è Il Villaggio per la Terra, il format ideato da Earth Day Italia e realizzato in collaborazione con il Movimento dei Focolari di Roma, Agenzie delle Nazioni Unite, il MIUR, il Ministero dell’Ambiente, a cui ha dato apporto anche l’Alta Scuola dell’Università Cattolica, per la promozione di una sensibilità civile ed ambientale, realizzato a Villa Borghese a Roma, in uno spazio naturale dove sensibilizzare i giovani verso la salvaguardia del creato.
"Voi trasformate deserti in foreste!". Sono le parole con cui papa Francesco ha indicato la rotta da percorrere.
La doppia immagine è estremamente chiara: sono tanti i luoghi umani e fisici dove manca l’acqua e la vita non c’è più.
La “vita” sono innanzitutto i rapporti umani caratterizzati da accoglienza, cura e tenerezza di cui ogni persona ha bisogno e l’acqua è il bene scritto nella coscienza di ogni essere umano, è l’amore che viene dall’Alto e fa di ognuno di noi un costruttore del Villaggio globale.

Molti giovani hanno accolto questa sfida - ha concluso il prof. Sabino - ed una scommessa, attraverso il Villaggio per la Terra, è stata vinta.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 7 ottobre 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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