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A Veleia con Recalcati una serata sul senso del materno

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Apertura con un arcobaleno che scongiura grandine e pioggia per il Festival di Teatro Antico di Veleia, mercoledì 3 luglio scorso nell’area archeologica sulle colline della Val Chero, con lo spettacolo “Madre indicativo presente” e la direzione artistica di Paola Pedrazzini.
Lo psicoanalista Massimo Recalcati, con gli attori Mario Perrotta e Paola Roscioli, affronta il tema delicato del materno, ripercorrendo i sentieri letterari di testi classici universali, raccontando le sfaccettature e i volti talvolta contrapposti della madre. 

veleia RecalcatiNon si esime, lo stimato psicoanalista, da un primo affondo introduttivo dai versetti biblici della vicenda di re Salomone, con due madri a contendersi lo stesso figlio. Per identificare la vera genitrice, Salomone con uno stratagemma minaccia di morte il bambino e suscita le reazioni differenti delle due donne: l'una si dichiara disposta a rinunciare al piccolo piuttosto di vederlo morire, l'altra invece ne invoca la morte piuttosto di perderlo.
“Come dire - sottolinea Recalcati - che una madre preferisce la libertà alla proprietà, l'altra madre preferisce la proprietà alla libertà”.
Continua: “La vera madre sa perdere il proprio figlio, sa lasciarlo libero insegnandogli a camminare, cioè a separarsi e ad andare verso il mondo senza rivendicare un diritto esclusivo”.
Madre come dono della libertà, questo il primo carattere imprescindibile di questo mosaico materno.


Le letture si animano con le voci di Perrota e Roscioli che accompagnano il toccante excursus con la splendida poesia “Bambina mia” di Mariangela Gualtieri in cui lo sguardo della madre diventa il primo incontro del bambino con il mondo; solo attraverso quello sguardo egli può scorgerne lo splendore e non l’angoscia, entrandovi con entusiasmo e senza paura.
Madre come primo volto del mondo”, puntualizza Recalcati citando Winnicot, “volto come fosse il cielo in cui un figlio ricerca le nubi minacciose o la luce del sole”.

Madre anche come prima traccia indelebile che orienta le vite adulte dei bambini che siamo stati e ancora madre come primo unico indimenticabile “amore perduto”, ricorda Recalcati al pubblico.
“Il problema è che se non avviene la perdita di quest’amore, cioè l'elaborazione simbolica del lutto per quest’amore, l'ombra della madre cade sul mondo e sequestra l'anima”, prosegue il professore.
Qui il rimando letterario è a Pier Paolo Pasolini con la poesia “Supplica a mia madre”, controcanto di un sofferto legame materno.
Dunque una madre può fare del male quando impedisce la libertà e sequestra la vita del figlio.

Seguono le letture di Alessandra Saugo ne "I giardini salvi", con la sua diversa esperienza di maternità come radicale decentramento e apertura alla differenza, da cui scoprire una madre come spiraglio su nuovi orizzonti.
Lo psicoanalista spiega attraverso queste intense pagine la forza di quell’antica lingua su cui si costruisce il legame materno, che caratterizza i primi rapporti fra il bambino e sua madre; “una lallazione, come un cinguettio che assomiglia a una musica e in fondo - rivela Recalcati -, quando noi impariamo il vero linguaggio alfabetico, ricerchiamo quella musica delle parole che caratterizzava il nostro primo antico rapporto la madre”.

Madre ancora come cura del particolare, per cui una funzione del materno è amare il nome proprio del figlio, insostituibile, particolare, singolare.

Dai testi classici si continua con la figura di Medea che uccide i suoi figli per punire il marito Giasone, che l'ha tradita con un'altra donna: dunque l'amore femminile folle e senza limiti.

La figura di Medea serve per toccare un punto centrale degli studi del professore su Lacan: può accadere che quando una donna diventa madre, muoia come donna e funga da madre come tutta madre.
Quando una madre vive solo per il proprio figlio, si annienta come donna e si accende del cannibalismo del coccodrillo, cioè di una spinta soffocante a inghiottire il suo stesso frutto.

Le ultime battute ci lasciano il tempo di mettere insieme i pezzi del mosaico portato in vita.
“Avevamo bisogno di confrontarci con voi sul senso del materno. Per stasera è tutto”, si congedano.

A noi, nuove trame su cui riflettere.

Gaia Leonardi

Pubblicato l'8 luglio 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

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    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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