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Tradizioni piacentine/2 - L'Angil dal Dom

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— di Fausto Fiorentini —

Tra i simboli di Piacenza, più noti ai cultori delle tradizioni piacentine, vi è “l’Angil dal Dom”, l’Angelo posto sulla guglia del campanile della cattedrale, quello che saluta da lontano i piacentini quando sono via da casa.
L’affermazione è tratta dalla poesia dialettale.

28fiore2 angil1964Questo simbolo è là in alto e non è certo facile vederlo da vicino, salvo chi ha buona memoria e non è giovanissimo e ricorda quando nel 1964 è stato portato a terra per essere restaurato (a lato, una foto dell'evento).
Riandando con la memoria a quell’avvenimento, quando i primi piacentini videro da vicino l’Angil dal Dom, non possiamo dimenticare la delusione che molti provarono nel trovarsi davanti ad una statua tutto sommato modesta, opera di un artigiano del Trecento.

Occorre una precisazione: tutti l’angelo lo avevano visto a oltre 70 metri d’altezza. Non solo: al popolo ne avevano sempre parlato i poeti, soprattutto il Faustini, ed era inevitabile che tale opera venisse idealizzata.

Innanzitutto è da osservare che l’autore ha certamente messo in conto, quando ha realizzato l’angelo, la distanza a cui era costretto l’osservatore (è questa una preoccupazione prioritaria degli scultori); inoltre era un marchingegno al quale si chiedeva soprattutto fermezza e capacità di resistere alle intemperie.
Ma noi che, inutile volerlo nascondere, eravamo tutti innamorati di questo simbolo, perché era nostro e, anche fisicamente, al di sopra delle parti, ce lo eravamo immaginato bello anche perché era un simbolo importante.
Quando i piacentini lo videro da vicino, molti rimasero delusi e a questo proposito fu significativo un articolo, pubblicato dal prof. Ernesto Cremona prima su “Il Nuovo Giornale” e poi sulla “Vôs del Campanon” della Famiglia Piasinteina con il quale lo studioso delle nostre tradizioni affermava con decisione: “Io dico che sei bello, Angelo senza nome. Mentre tu scendevi io volevo bene a tutti”.

Scrive tra l’altro Cremona: “Che cosa pensavano e sentivano i Piacentini, la gran folla che gremiva la piazza del nostro Duomo, in quei minuti storici, mentre tu calavi solenne dalla cima del campanile il pomeriggio di domenica 31 maggio 1964? Io lo so: era un rigurgito tumultuante di pensieri e di affetti, confusi e indistinti, che inondava le nostre menti e i nostri cuori in una sostanziale unità pur nella infinita varietà delle personali risonanze” (...).

Pubblicato il 25 luglio 2019

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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