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Luna Stellata e Stella del Mattino: cosa vuol dire custodire la vita

giornata vita associazione La Ricerca Piacenza

Le operatrici delle comunità per mamme con bambini dell'associazione La Ricerca "Luna stellata" e "Stella del mattino" hanno riflettuto insieme all'assistente spirituale don Alessandro Ponticelli sul Messaggio della 44ª Giornata per la Vita che celebreremo domenica 6 febbraio. "È dedicato a un tema che ci è particolarmente caro, perché costitutivo della nostra identità: la cura dell’altro", evidenziano.
"Il tempo che stiamo vivendo - proponiamo alcuni passaggi del frutto della loro riflessione - ci spinge a farci domande di senso sulla vita e sul modo in cui viviamo, un susseguirsi di giornate che passano rapidamente e che gustiamo poco. Una vita che la malattia incurabile e quella inguaribile mostrano fragile e sfuggevole, riempiendoci di incertezza. Malattia, però, non è solo ciò che ammala il corpo: tutto ciò che toglie salute, ovvero integrità, benessere alla persona, è da considerarsi malattia. Soffriamo infatti malattie fisiche, spirituali, relazionali, sociali. Chi sta vicino agli ammalati, chi con loro condivide momenti di sofferenza fisica e interiore, se ne accorge e talvolta si immedesima nelle paure e nelle speranze di coloro che accudisce. Sono esperienze reali che fanno comprendere aspetti profondi della vita, la cui validità è universale".
I Vescovi nel Messaggio evidenziano come  ogni vita umana abbia bisogno di sentirsi custodita. "Di fronte alla constatazione della propria non autosufficienza, sperimentata fin dalla nascita, l’essere umano ha bisogno che «qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione» - citano il testo don Alessandro e le operatrici de La Ricerca -. Fossimo stati soli, ora non esisteremmo. Papa Francesco ci ricorda che «la vocazione del custodire ... ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti». Nella custodia e nella cura per la vita altrui, l’essere umano acconsente e collabora a un dovere naturale e ripropone con il suo agire la cura della quale egli è stato oggetto. Accoglie, accompagna, sostiene e incoraggia. «Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!"».  Non occorre pensare che la custodia-cura per l’altro si manifesti solamente con azioni eccezionali. È l’impegno costante nell’ordinarietà della vita quotidiana a dirci quanto ci curiamo degli altri".

Le giovani mamme e la sfida di custodire la vita

Le comunità Luna stellata e Stella del mattino  quotidianamente si prendono cura delle giovani madri e dei loro bambini. Insieme agli appartamenti per chi ha terminato il percorso in comunità, le due strutture sono una realtà tra le più complesse dell’associazione. Alla cura per le giovani madri sostenute nel loro percorso genitoriale si affianca la custodia dei bambini (attualmente ci sono molti neonati) e la cura per le relazioni interpersonali tra le operatrici. Loretta, responsabile della comunità, a Luna stellata da 23 anni, concorda con il messaggio per questa 44ª Giornata per la vita: la chiamata a custodire la vita umana è innata nell’essere umano ed è percepita come dovere morale universale. Ma come spiegare le fatiche quotidiane delle giovani mamme nel prendersi cura dei propri bambini?
Monica sottolinea che molte delle mamme non sanno prendersi cura di se stesse; questo è uno dei nodi da risolvere affinché sappiano poi curarsi dei propri figli. Gisella evidenzia che è la vita, con le sue esperienze, a far riconoscere a ciascuno il valore che possiede. Non possiamo dare per scontato che una persona riconosca automaticamente un valore positivo alla vita: le esperienze negative e le ferite che si porta dentro possono spingerla a considerare per nulla bella l’esistenza.
Dunque, come può custodire la vita chi della vita ha un giudizio negativo?
Veronica si spinge oltre: custodire la vita presuppone che ci sia stata vita; quando la vita ha avuto le sembianze della morte, occorre prima trasformare un vissuto di morte in vita. Occorre la risurrezione. Forse è questa la maggior fatica che le mamme che vivono in comunità devono affrontare.
Imparare la cura per se stesse è una sfida.
Custodire la vita del proprio bambino è una sfida.
Tuttavia, la fatica maggiore non sta in un’arte da imparare (essere genitore), bensì nel cambio di prospettiva. Saper vedere il bello nella propria vita è presupposto necessario alla custodia della vita propria e di quella altrui. Ed è proprio questo – afferma Rosa - l ’obiettivo principale delle due comunità: farsi accanto a chi ha perso, o non vede più, il bello della propria vita, aiutandolo a ritrovarlo.
Le fatiche sono tante anche per le operatrici. Benedetta sottolinea che non è sempre facile essere persone positive all’interno della comunità. Anche chi vi lavora ha la propria vita, con i suoi pesi. A volte non si riesce a lasciarli fuori dal lavoro, e, per questo, non sempre si riesce a donarsi come si vorrebbe a tutte le giovani mamme e ai bambini. Quando si prende consapevolezza di ciò, conclude Katia, viene un po’ di rimorso, ma poi si è pronti a rilanciarsi nel compito bello dell’aver cura dell’altro.

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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