Don Fossati: comunicare vuol dire raccontare storie standoci in mezzo
L'avvento dei social segna la fine di un'epoca della comunicazione, con l'emergere di nuovi canali comunicativi che permettono una narrazione in tempo reale”. Questa la considerazione fondamentale da cui lo scorso 14 ottobre ha preso avvio il primo dei “Sabati della comunicazione” al Seminario vescovile di Piacenza. Un’iniziativa, promossa dall’Ufficio Comunicazioni della diocesi, dal titolo eloquente: “Le scelte e gli strumenti per comunicare un grande evento sui social”, con un focus particolare sulla recente Gmg di Lisbona raccontata sul campo. La consapevolezza di essere di fronte a nuove sfide comunicative è stata sottolineata sia dal vescovo nei saluti introduttivi sia dal relatore della mattina: don Luca Fossati, sacerdote milanese esperto in web, telecomunicazioni, media education e regìa audiovisiva. A coordinare l'incontro il giornalista Matteo Billi.
Quali sono i limiti delle nuove forme di comunicazione?
“Il silenzio assordante della stampa nazionale sulla Gmg di Lisbona a cui ho dedicato un articolo – ha osservato mons. Cevolotto all'inizio della mattinata – può far sembrare che un evento capace di riunire un milione e mezzo di giovani da tutto il mondo non sia accaduto solo perché non è rientrato nei canali mediatici ufficiali. In realtà proprio la GMG ha messo in evidenza un forte ridimensionamento dei tradizionali mezzi di informazione a favore di nuovi canali comunicativi: i social, veicoli ormai privilegiati di informazione dove l'attore è anche comunicatore”.
“Una comunicazione forse meno professionale quella di oggi - riflette il Vescovo – , ma altrettanto efficace, perché puntuale, diretta, composita essendo in grado di coinvolgere molteplici sensi tra parola, suoni e immagini, ed interattiva. Alla base della comunicazione attuale c'è senza dubbio una domanda di partecipazione che non si limita alla dimensione virtuale, ma vuole essere reale indipendentemente dalla presenza fisica. La comunicazione, permettendo di raccontare l'evento in tempo reale diventa infatti parte dell'evento stesso”.
“Quali sono allora i limiti delle nuove forme comunicative?- continua Cevoltto-. Manca una visione sintetica, il distacco necessario per interpretare i fatti, la complessità propria di una pluralità di prospettive. La necessità di pianificare la comunicazione di un evento si fa quindi urgente proprio a fronte dei diversi elementi osservati, al fine di garantire anche via social una comunicazione diversificata, coordinata e flessibile, incentrata sull'esperienza vissuta ma allo stesso tempo lontana dall'autoreferenzialità e aperta a risonanze inaspettate, che non rinunci alla qualità del proprio essere”.
La stampa ha vissuto la Gmg in modo distaccato
Il tema della pianificazione comunicativa, tra obbiettivi individuati, scelte logistiche adottate e strumenti utilizzati, è stato il fulcro dell'intervento di don Luca Fossati, che con la diocesi e la Pastorale Giovanile di Milano ha preso parte alla Gmg di Lisbona documentandola da vicino.
“Il fallimento comunicativo della stampa sulla Ggm è una responsabilità prima di tutto nostra – ha detto il sacerdote milanese specializzato in comunicazione ecclesiale contemporanea iniziando la sua analisi –. L'evento è stato trascurato dalla stampa laica, o sono emersi elementi decisamente secondari come ecologismo, folclore e polemiche politiche rispetto all'esperienza di fede e aggregazione dei ragazzi. Dobbiamo uscire dalla logica per cui basta organizzare bene un evento perché venga comunicato in modo efficace. Il mio consiglio è quindi di curare molto la comunicazione su media e social diocesani e parrocchiali e di tenere stretti rapporti con i media laici: per suscitare in loro interesse e fare in modo che un evento ecclesiale venga comunicato secondo la chiave di lettura più vicina alla sensibilità della chiesa e dei suoi fedeli.
“Non a caso - continua don Fossati - proprio la scarsa e difficile relazione con il mondo della stampa durante la Gmg ha contribuito in modo determinante a far scomparire l'evento dai media: non sono state proposte alle poche testate presenti storie uniche da raccontare, testimoniate da giovani e sacerdoti delle diocesi e delle parrocchie. La stampa ha vissuto la Gmg in modo distaccata e neanche le testate cattoliche hanno progettato la comunicazione dell'evento. Comunicare vuol dire raccontare storie, ma per farlo bisogna vivere l'evento standoci in mezzo”.
6mila giovani da Milano a Lisbona
A muoversi in questa direzione ci hanno pensato proprio il sacerdote milanese e la sua diocesi, dedicandosi anticipatamente ad una minuziosa pianificazione comunicativa della propria partecipazione alla Gmg, che ha permesso di raccontare l'evento anche ai membri della diocesi che non hanno potuto essere sul campo. “Ci siamo focalizzati su obiettivi chiari fin da prima della partenza– ha spiegato don Fossati - : dare spazio all'esperienza di fede dei nostri ragazzi rivolgendoci al pubblico diocesano abituale, raccontare storie singolari a cui solo la nostra comunità poteva dare voce e prediligerle rispetto agli eventi istituzionali più seguiti. Scelte logistiche in termini di tempo, luoghi ed eventi da coprire sono state compiute a priori in relazione agli obiettivi individuati, esaminando l'intero programma della Gmg insieme a risorse e strumenti a nostra disposizione. Quali? Il nostro portale web, i social, youtube e la radio diocesana; gestiti da una giornalista, una social media menager responsabile della pastorale giovanile e da me, prete tutto fare”.
“Abbiamo preparato prima dell'evento tutto il materiale possibile dal punto di vista grafico, social e fotografico per risparmiare tempo e l'abbiamo poi integrato sul posto – ha continuato il sacerdote - ma la connessione con i ragazzi è stata l'opportunità più importante che abbiamo sfruttato, e non è mai mancata: 6000 pellegrini della Gmg erano infatti della diocesi di Milano, e di molti conoscevo i referenti. Li ho contattati preventivamente proprio per favorire una copertura diffusa e diretta degli eventi, almeno parziale. L'ampio spazio a dirette youtube o itineranti girate in loco e a interviste raccolte sul campo, ha poi fatto la vera differenza durante la Gmg: tanto che molti follower hanno seguito da Milano la narrazione del nostro viaggio, e addirittura alcuni media cattolici hanno chiesto di poter usufruire dei nostri pezzi. La sala stampa è stata un prezioso supporto tecnico dal punto di vista della connessione internet e del materiale audio e video. Una valida postazione di lavoro per il montaggio di testi, interviste, foto, video e del nostro diario quotidiano della Gmg; ma un evento non può essere vissuto in sala stampa”.
L'11 novembre si parla di intelligenza artificiale
Lo sanno bene don Fossati, i suoi collaboratori e i suoi ragazzi, che ogni sera nel tragitto di ritorno, creavano storie su Instragram per avere ulteriori riscontri e connessioni via social, con notevoli incrementi nei numeri e nei tempi di visualizzazione. Un lavoro impegnativo quello del sacerdote milanese e della sua diocesi, ma proficuo e pieno di utili spunti da seguire: anche in vista dell'imminente visita pastorale nelle parrocchie della diocesi di Piacenza – Bobbio.
Il prossimo appuntamento con don Fossati è previsto il prossimo 11 novembre per il secondo appuntamento con i “Sabati della comunicazione” al Seminario vescovile di Piacenza: questa volta il prete milanese guiderà il pubblico nel mondo dell'Intelligenza Artificiale e dei suoi possibili usi concreti, con qualche consiglio specifico al comunicatore parrocchiale.
Micaela Ghisoni
Nelle foto, Luca Fossati, in alto, Mateo Billi e il vescovo mons. Adriano Cevolotto ai Sabati della Comunicazione.
Pubblicato il 18 ottobre 2023
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