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Il diritto penale nella Chiesa

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Giovedì 19 ottobre al Collegio Alberoni si è svolto l’incontro di formazione per il clero sul tema “Il libro sesto del Codice di diritto canonico. La novità della riforma sotto il profilo della giustizia canonica e i risvolti pastorali”, tenuto da mons. Andrea Migliavacca, membro del Collegio per l’esame dei ricorsi sui delitti riservati al Dicastero per la Dottrina della Fede e del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, nonché presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei.
Dopo i saluti del vescovo mons. Adriano Cevolotto, il quale ha richiamato alcuni interventi di papa Francesco sul ruolo del diritto canonico nel garantire la fedeltà al Vangelo di fronte ai cambiamenti storici e sociali, il relatore (oggi vescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro, ma già vescovo di San Miniato, circostanza che lo lega alla nostra diocesi nel comune ricordo del vescovo piacentino mons. Paolo Ghizzoni) si è soffermato sul significato della riscoperta del diritto penale canonico, disciplina anni fa considerata quasi “archeologica” ma di recente oggetto di interventi riformatori e di rinnovata attenzione.

Il diritto canonico custode dell’annuncio evangelico

In un mutato contesto sociale ed ecclesiale, il diritto penale canonico si rivela quale strumento reale e concreto al servizio della vita della Chiesa: la stessa esistenza delle norme penali aiuta a focalizzare l’attenzione sulla gravità di alcuni comportamenti che feriscono l’autenticità della testimonianza del Vangelo e a custodire la visione antropologica cristiana, in un tempo in cui il sentire comune va spesso in un’altra direzione.

Non solo, ma in alcune circostanze un intervento chiaro e deciso da parte dell’autorità ecclesiastica, con una risposta anche sanzionatoria, diventa necessario strumento di ripristino della giustizia e di riparazione dello “scandalo”, da intendersi propriamente come ferita inferta all’annuncio, che impatta sull’intera comunità.

Misericordia e giustizia

A conclusione del suo intervento, mons. Migliavacca ha evidenziato alcune innovazioni contenute nella recente riforma del Libro VI del Codice di Diritto Canonico, in particolare quelle relative ai delitti in materia di amministrazione dei beni e agli abusi contro i minori e le persone vulnerabili.

Alcuni cenni di carattere biblico hanno infine consentito di intravvedere prime forme di prassi “penali” nella Chiesa primitiva (Matteo 18, 15-18) ma anche, con il racconto del “padre misericordioso” (Luca 15, 11-32), di individuare la finalità ultima della giustizia canonica: il “ritorno”, la conversione del figlio che ha sbagliato.
Nella Chiesa, infatti, anche l’esercizio della giustizia deve concretizzare la carità, verso la comunità, verso chi è ferito e verso chi sbaglia; non dimenticando che misericordia non significa consentire che il male vada avanti, ma discernere il giusto intervento per il bene dei singoli e del popolo di Dio in cammino.


Barbara Sgorbati


Nella foto, da sinistra, il vescovo mons. Adriano Cevolotto, mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo, e il vicario generale don Giuseppe Basini.

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Pubblicato il 20 ottobre 2023

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