Bisagni a Cives: «La felicità dipende dai nostri comportamenti»
Quasi un italiano su due si sente solo. Appena il 18% avverte uno stato di pieno benessere mentale. I dati emergono da una recente indagine condotta da Axa/Ipsos in sedici Paesi, fra cui l’Italia è ultima in questi due indicatori. Il disagio psicologico più diffuso a livello globale è lo stress, che in Italia è avvertito dal 56% del campione. D’altro canto, negli anni è diminuito lo stigma sull’argomento ed è cresciuta la propensione a prendersi cura della propria salute mentale. Oltre il 60% degli italiani si rivolge a medici e specialisti per la diagnosi delle malattie mentali, dato in controtendenza rispetto all’anno precedente, dove l’Italia era il primo Paese europeo in classifica per numero di persone che avevano scelto la strada dell’autodiagnosi. Con la presentazione di questa situazione lo psicoterapeuta Daniele Bisagni ha aperto il proprio intervento al corso “Cives” venerdì 27 ottobre all’Università Cattolica di Piacenza. “Questi dati devono farci riflettere, non schiacciarci. Noi possiamo essere attori protagonisti e non spettatori di questo tempo”, ha avvertito.
Ripensare alla felicità e all’infelicità
“Bisogna ri-conoscere l’energia dentro di noi perché nulla si crea, ma tutto si trasforma – ha detto, citando il titolo dell’attuale edizione del corso –. Abbiamo a disposizione una grande quantità di energia ma non è illimitata. Perciò tendiamo a risparmiarla, compresa quella mentale. Pensare è faticoso, talvolta difficile; tuttavia, è fondamentale per trovare le giuste risposte per non cadere nella semplificazione e nel pregiudizio”. Il dottor Bisagni ha poi somministrato ai corsisti presenti alcune attività pratiche: il “grafico della vita”, in cui sono emersi i picchi storici di felicità e quelli di infelicità, e alcune domande per ripensare al passato e riflettere sulle energie impiegate in particolari momenti della vita. “Ciò che produce benessere può essere diverso da persona a persona. Avere consapevolezza di ciò che ci fa stare bene ci indica la strada per ricaricarci – ha commentato Bisagni –. Ognuno di noi è parte di una storia, e la nostra storia può essere una meravigliosa narrazione. La nostra storia può diventare una fonte di ispirazione e stimolo al cambiamento per gli altri. La nostra storia è ciò da cui nasce il nostro futuro”.
Il comportamento incide sulla felicità
“Nel nostro percorso dobbiamo ritrovare ciò che ci allontana dal vero noi e ciò che può aiutarci a migliorare”. Una ricerca di Sonja Lyubomirsky, citata da Richard Wiseman nel libro “59 secondi”, afferma che il 50% della sensazione globale di felicità è determinato geneticamente, e dunque non può essere modificato, il 10% è legato a circostanze generali difficili da cambiare (come il livello di istruzione, il reddito e lo stato civile), mentre il 40% dipende dal comportamento quotidiano, dal modo in cui si guarda se stessi e gli altri. “Per incidere sul nostro livello personale di soddisfazione dobbiamo fare leva su quest’ultima percentuale – ha affermato Bisagni – senza ignorare gli eventi negativi, che non devono indurre rimpianti. La felicità non dipende dalla capacità di dimenticare i pensieri negativi”.
Gratitudine e gentilezza
Che fare allora? “Per prima cosa allenarsi alla pratica della gratitudine – ha rivelato Bisagni –. Parliamo di allenamento perché gli studi sulla psicologia della gratitudine insegnano che l’esposizione a uno stimolo porta progressivamente a non percepirlo più. Per guardare al presente bisogna coltivare la flessibilità psicologica e risvegliare la gentilezza”. Come ricaricare il proprio serbatoio di energie? Bisagni dice che “fra le attività che favoriscono lo stato di benessere psico-fisico ci sono, ad esempio: coltivare hobby e passioni, staccare la spina dalla vita frenetica e meditare, coltivare il contatto interpersonale con gesti d’affetto, indossare vestiti che fanno sentire a proprio agio, passeggiare nella natura, richiamare alla mente ricordi felici, coltivare relazioni appaganti”. Un altro concetto chiave è quello della “capacità negativa”, che il poeta inglese John Keats definisce come “capacità che l’uomo possiede se sa perseverare nelle incertezze attraverso i misteri e i dubbi senza lasciarsi andare ad una ricerca agitata di fatti e ragioni”. “A volte – ha chiosato il dott. Bisagni – stare nella buca dell’incertezza è il modo migliore per risolvere un problema, anche se è il più faticoso”.
Costruiamo una “Cattedrale”
L’ultimo consiglio che lo psicoterapeuta ha dato al pubblico presente in “Cattolica” è quello di “pensarsi come dei buoni antenati”, secondo il “pensiero della Cattedrale”. “Siamo come architetti, scalpellini e artigiani – ha concluso Bisagni – che iniziavano la costruzione di imponenti edifici pur sapendo di non poterli vedere completati. Ciononostante, con impegno e determinazione portavano avanti il lavoro, ispirati dal desiderio di essere parte di un futuro maestoso ed imponente”.
Francesco Petronzio
Nella foto, l'intervento di Daniele Bisagni a Cives.
Pubblicato il 29 ottobre 2023
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