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Nel ricordo dei nostri defunti

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Sono i giorni del ricordo dei defunti. Mercoledì 1° novembre alle ore 15 il vescovo mons. Adriano Cevolotto celebra la messa al Cimitero di Piacenza alla presenza dei canonici e dei parroci urbani.
Le riflessioni di don Aldo Maggi in occasione della commemorazione dei defunti.

Credo la risurrezione della carne e la vita eterna

Il credo cristiano nel quale si professa la fede in Dio Padre e creatore, in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto, risorto e ritornato al Padre, nello Spirito Santo che dà la vita, culmina nella proclamazione della risurrezione dei morti e della vita eterna.
Noi abbiamo la certezza che come Cristo ha vinto la morte risorgendo il terzo giorno, così anche per noi ci sarà risurrezione e vita nuova. Gesù nel suo ministero ha parlato di vita, di risurrezione, ha compiuto gesti ridonando la vita e soprattutto nel Vangelo di Giovanni ricorda che per avere la vita, quella vera, piena ed eterna occorre nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,54).
L’apostolo Paolo sottolinea ripetutamente il destino di risurrezione e divita senza fine del credente affermando tra l’altro: «La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,20-21).
La risurrezione che è per tutto l’uomo, anche per il suo corpo, fa sì che questo venga onorato al momento della celebrazione dell’esequie, circondato da incenso, asperso con l’acqua benedetta e abbia poi degno riposo nel camposanto nell’attesa della sua conformazione piena al corpo glorioso del Signore. Per questo onoriamo le tombe deinostri cari soprattutto in questi giorni coltivando una relazione intensa con loro nella fede.
Sono questi i giorni in cui la memoria si fa più viva, in cui mente e cuore si colmano del ricordo velato di tristezza, ma anche di speranza, di questi nostri fratelli e sorelle con i quali vorremmo continuare a vivere una qualche relazione, consapevoli che neppure la morte spezza la nostra comunione con loro che rimane invece solida e immutata. E la memoria diviene ricono- scenza e gratitudine per ciò che queste persone hanno costituito per la nostra vita. Ciò che siamociò che abbiamo, in parte lo abbiamo ricevuto da chi ci ha donato la vita, da chi è stato punto di riferimento nel nostro cammino. La memoria si fa rendimento di grazie per il dono grande che queste persone hanno costituito per la nostra vita e rafforza la speranza di poterle incontrare per condividere con loro non più soltanto momenti fugaci, ma vivere un’esperienza di comunione senza fine.

La morte non è l'ultima parola

Memoria, rendimento di grazie, speranza, sono dimensioni che viviamo nella celebrazione dell’eucarestia. In essa facciamo memoria della morte e risurrezione del Signore Gesù e rendiamo grazie al Padre perché quel mistero che si è compiuto in Gesù, raggiunga anche la nostra vita trasfigurandola. C’è nel cuore dell’uomo un profondo e inalienabile desiderio di vita, di felicità, di pienezza di senso. E noi crediamo che il Signore che ha creato l’uomo per la vita, dona ad ogni persona che non si oppone al suo dono e non lo rifiuta, ma vi corrisponde con impegno, la vita piena che continua anche oltre questa esistenza terrena. È per questo che in questi giorni visitiamo i camposanti e partecipiamo all’eucarestia per i nostri fratelli e sorelle defunti, perché siamo convinti che la morte non è l’ultima parola, perché essa è stata vinta nella morte e risurrezione di Gesù, segno e pegno di risurrezione e di vita nuova per tutti.

Pubblicato il 31 ottobre 2023

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