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Come affrontare le situazioni di crisi nella Chiesa?

Don Matteo Crimella 


Il percorso teologico degli Atti degli Apostoli ha accompagnato la mattinata di formazione per sacerdoti e diaconi il 29 novembre in ascolto del biblista milanese don Matteo Crimella.
Il racconto dell’Assemblea di Gerusalemme, sulla quale l’opera di Luca si sofferma, è stato al centro della riflessione. In tale narrazione - ha affermato don Crimella - si trova un culmine ecclesiologico, un cammino di ricomposizione del conflitto fra coloro che hanno accolto il Vangelo a partire da culture differenti. “Alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi” (At 15,1). Comprendiamo la portata della questione dal confronto fra gli apostoli Pietro, Paolo e Giacomo, alla luce dei differenti percorsi intrapresi dalle comunità di Gerusalemme e di Antiochia.

Come comporre un conflitto?

Tutti questi elementi hanno evidenziato la necessità di trovare la composizione ad un conflitto che ha minato al cuore la fede della Chiesa primitiva. Allora, come affrontare la crisi? L’autore degli Atti - ha proseguito il biblista - è molto sereno nel rapporto con il mondo ebraico, ma anche irremovibile sul fatto che tali tradizioni non potevano essere imposte ai gentili, cioè a coloro che non provenivano dall’esperienza del Popolo d’Israele. Ciò che accade a Gerusalemme è quindi il segnale di un’identità della Chiesa che va crescendo e precisandosi rispetto al contesto giudaico nella quale è nata. Rispetto, creatività, pazienza e responsabilità sono stati alcuni dei criteri che hanno guidato questo cammino di ricomposizione dei conflitti, che ha trovato il centro nella volontà di riconoscere l’azione di Dio: l’apostolo Pietro ricorda come Dio ha permesso che i pagani venissero alla fede per mezzo della sua predicazione: “Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi” (At 15, 8). Paolo e Barnaba riferiscono dei “grandi segni e prodigi” compiuti da Dio per mezzo della loro missione ai pagani. Infine l’apostolo Giacomo riconosce che tale azione di Dio è può essere letta alla luce delle parole dei profeti, fornendo così un’ulteriore criterio di discernimento che i testimoni hanno utilizzato per decifrare l’azione divina.

Il confronto come metodo

Secondo don Crimella tali avvenimenti non sono stati narrati come un aneddoto, bensì costituiscono una tappa fondamentale del cammino ecclesiale. Da queste vicende scaturisce un invito per l’oggi a favorire il confronto e la comunicazione, proprio quando le tensioni rischiano di provocare l’innalzamento dei muri e la demonizzazione dell’avversario. In altre parole, lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per ascoltare l’altro con libertà interiore. È un esercizio difficile, di paziente ricostruzione della comunione ecclesiale. Obbliga a prendere le distanze da prospettive parziali e a porsi il primato della carità piuttosto che quello della verità.

Perché occorre una vita interiore

La lettura del testo proposta in questo incontro non ha mancato di proporre acuti sguardi sulla realtà odierna. Le vicende narrate negli Atti ci suggeriscono anzitutto un grande equilibrio, nel desiderio che gli avvenimenti della comunità cristiana e della società siano letti alla luce del Vangelo. Ciò richiede vita interiore, profonda umiltà e preghiera. Non conta la maggior preparazione teologica, bensì il desiderio di scoprire l’azione di Dio negli eventi che ci stanno davanti. Infine, ci è stata suggerito un atteggiamento sapiente rispetto ai nuovi cammini che sempre attendono la vita della Chiesa: appassionàti alla storia, ma non prigionieri delle forme. La paura di perdere qualcosa oggi rischia di farci naufragare. È oltremodo attuale l’invito a riscoprire che Dio guida la sua Chiesa.

La comunicazione nel concreto

Nel pomeriggio la Commissione per la formazione del clero ha proposto un momento per i presbiteri e diaconi presenti, nel quale i partecipanti hanno riflettuto sull’importanza delle forme comunicative che vengono attuate nei contesti in cui viviamo l’esperienza pastorale e nel rapporto con i confratelli. Attraverso un’attività di gruppo è stato possibile riconoscere quali generi di atti comunicativi permettono di affrontare la realtà con autenticità, generando nuovi percorsi di comunione e di fraternità, rendendo così meno incombente il timore della solitudine o dell’incomprensione.

Don Valerio Picchioni

Nella foto, il biblista milanese don Matteo Crimella.

Pubblicato il 7 dicembre 2023

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