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Il tempo Natale-Epifania è vittoria della luce sulle tenebre nell'incontro con Cristo

Don Celso

Il tempo del Natale è pienezza dell'attesa, vertice di un cammino iniziato in tempo di Avvento che ci porta all'incontro con Gesù. Questo tempo apre la strada una serie di incontri dell'umanità con la persona di Gesù Cristo, che conducono fino al battesimo del Signore: così mons. Celso Dosi ha iniziato la sua riflessione sul tempo di Avvento-Natale al Seminario vescovile di Piacenza ( in via Scalabrini 67) lo scorso 22 dicembre. Un incontro promosso dal Centro Italiano Femminile (C.I.F.) e arricchito dalla presenza della Madre Generale delle suore della Congregazione di S. Matadi del Congo.

“Il Natale è un tempo molto radicato nelle nostre tradizioni popolari ed è profondamente sentito anche ai nostri giorni – continua il sacerdote - . Basta vedere tutte le illuminazioni che in questo periodo decorano le nostre case e città, con le quali vogliamo dare spazio alla dimensione di festa, gioia e incontro con la persona di Gesù Cristo. Anche per chi è disattento, le vie illuminate rinviano ad un significato particolare. Si tratta di manifestazioni esteriori, consumistiche, che però vogliono rimandare alla profondità, al senso ultimo racchiuso in questo insieme di decorazioni, suscitando in chi le guarda specifiche riflessioni. Per i cristiani il senso ultimo del clima natalizio è la festa dell'incontro: un incontro di gioia, speranza, consolazione, che proviene dalla rinnovata celebrazione della presenza del figlio di Dio".

“Sappiamo anche molto bene che le feste del tempo di Natale nascono intorno al solstizio di inverno (solitamente 21 o 22 dicembre) – ha poi osservato il sacerdote – e questa collocazione non è casuale. Il Natale ha infatti la funzione di celebrare la vittoria della luce sulle tenebre, della speranza sulla disperazione, la vittoria appunto della luce che è Cristo (si pensi al cero pasquale, al Bambinello adornato di luci), rispetto alla dimensione del buio, che simbolicamente è Male, oscurità abbattimento interiore. Il Natale è dunque festa della luce, sia da un punto di vista temporale, perché le ore di buio cominciano lentamente ad accorciarsi a favore di quelle di luce, sia dal punto di vista morale e della fede per la ritrovata comunione con Dio”.

Il trionfo della luce

Poi cita San Massimo di Torino, nella Liturgia delle Ore: “Per quanto io taccia, fratelli, il tempo ci ricorda che il Natale di Cristo Signore è vicino; l'estrema contrazione dei giorni lascia spazio alla luce. Il mondo annuncia che sta per accadere qualcosa che lo riporterà al meglio e desidera il chiarore di un sole più splendente che illumini le tenebre”. (Sermone61a,1). Dal trionfo della luce sulle all'importanza dell'Incarnazione, il passo è breve.
Al centro della celebrazione del Natale-Epifania sta certamente l’evento storico dell’incarnazione del Verbo – ha spiegato infatti don Celso - . Da non concepire però come la commemorazione di un fatto storico avvenuto una volta per tutte più di duemila anni fa. La comunità cristiana vuole celebrare ancora oggi la presenza della divinità nella storia e nella nostra umanità. Diverse le preghiere del Natale che sottolineano questa aspetto, a cominciare da quella della messa della notte: «la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale»(Prefazio di Natale III).
Oppure il bellissimo e molto conosciuto testo di Leone Magno del giorno di Natale: «Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo!»(TractatusXXI,3).
Ancor più esplicita poi l’orazione inerente alle offerte del pane e del vino, sempre durante la celebrazione della notte di Natale:«Accetta, o Padre, la nostra offerta in questa notte di luce, e per questo misterioso scambio di doni trasformaci nel Cristo tuo Figlio, che ha innalzato l'uomo accanto a te nella gloria».

“Ancora una volta la liturgia insiste nel dirci che il Verbo entra nella storia – sottolinea il sacerdote - , la benedice, la santifica, la visita e la 'divinizza', avvicinandola al Salvatore Gesù Cristo”.

“Per noi quindi L'Avvento si presenta come un tempo d'attesa del compimento della salvezza – ha detto - , nell'attesa gioiosa del Natale siamo orientati verso la persona di Gesù Cristo e l'atteggiamento interiore che ci viene richiesto è di meditazione vigilante ed operosa, in vista della rinsaldata unione con Dio. Tempo di ricerca per poter calibrare in modo sempre più adeguato la nostra comunione con Dio e accogliere la Sua venuta in mezzo a noi grazie alla presenza del Figlio Gesù, l'Avvento interpella ogni persona e invita a prendere posizione nei confronti di Cristo e del Suo mistero”.

Naturale a questo punto il riferimento ad alcune grandi figure liturgiche di uomini e donne che hanno atteso con fede vigilante la venuta del Salvatore: il profeta Isaia, Giovanni Battista, Maria e il suo sposo Giuseppe, i genitori di Giovanni Battista, Zaccaria ed Elisabetta, i Magi giunti dall'Oriente, il giusto Simeone e la profetessa Anna.

“Immagini emblematiche che si stagliano nell'orizzonte del clima natalizio – ha detto don Celso - , sono tutti personaggi per i quali l'incontro con Cristo rappresenta l'evento unico che ha dato in diversi modi un senso alla loro vita. Come queste figure hanno saputo fare, anche noi in tempo di Avvento e poi di Natale siamo allora invitati a riflettere e ad accettare di metterci in discussione per riavviare l'incontro con Cristo: il solo che, nella fede, può dar senso alla nostra vita. Il Natale è allora, in fondo, anche una festa missionaria, nella misura in cui ci impegna a diffondere la testimonianza di Cristo e la gioia partecipe dell'Annuncio”. E ricordando la tradizione di condividere il pranzo natalizio con i poveri: “non si tratta di perbenismo da evitare. Dio stesso ci ha insegnato a fare della nostra vita il segno della condivisione quando ha deciso di condividere la propria divinità con la nostra umanità”.

“Il Signore glorioso ha il volto di un bimbo povero – osserva poi il sacerdote - rifiutato, deposto in una mangiatoia. Tutto il racconto della nascita di Gesù, soprattutto quello evangelico, è attraversato dal motivo della povertà e da quello della gloria. Povertà e gloria sono inseparabili e delineano fin dalla nascita la strada percorsa da Dio. Un Dio che vuole affermare il profondo legame tra la presenza del Verbo e la storia di un'umanità povera, limitata, bisognosa. Non solo per assenza di mezzi, ma anche per le ristrettezze del Peccato. Un Dio che rivela, vuole e dona la pace”.

A questo proposito il sacerdote ha ricordato la drammatica uccisione di tante donne e la disperata fuga di donne e bambini, costretti a scappare dalle loro terre e spesso a separarsi. Richiamando quindi l'urgenza di prestare attenzione e tutela ai più deboli, ha ringraziato il Centro Italiano Femminile e le suore di Matadi, sempre in prima linea su questo fronte.
“Accogliamo quindi la Grazia, come ci invita a fare il Natale – conclude -, per avviare un rapporto di rinnovata comprensione con Dio e con gli altri”. Dopo la visita dei Magi il 6 gennaio, facciamolo ancora una volta celebrando il battesimo del Signore.

Micaela Ghisoni

 Pubblicato il 7 gennaio 2024

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