Il cantico di lode alla Vergine celebra la grandezza di Dio
Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’angelo Gabriele che le propone a nome di Dio, di divenire la madre del Salvatore, Maria raggiunge in fretta una città di Giuda, così racconta il Vangelo di Luca, per recarsi da Elisabetta, una parente piuttosto anziana che attende un figlio. Maria è salutata dalla cugina come “benedetta” ed è proclamata “beata” perché ha creduto, affidandosi al Signore, nel compimento delle sue parole. Maria non risponde ad Elisabetta che ha riconosciuto in lei la madre del suo Signore, ma intona il cantico della lode, del rendimento di grazie, magnificando il Signore per ciò che ha compiuto in lei e nella storia della salvezza.
E’ come se Maria, di fronte alle espressioni stupende che le rivolge Elisabetta, dicesse: io non ho fatto nulla, ho solo obbedito, è Dio che ha compiuto tutto della salvezza.
La struttura del cantico che la Chiesa ci propone di cantare alla sera, nel Vespro, per rendere grazie di ciò che il Signore ha compiuto in noi durante la giornata, si può suddividere in due parti.
Nella prima, Maria canta la sua lode al Signore per ciò che ha operato in lei, umile serva del Padre, nella seconda la lode si estende a ciò che Dio ha compiuto per l’intera umanità nella storia della salvezza.
In questi versetti è come riassunta tutta la storia della salvezza; in essa si verifica il capovolgimento della logica mondana, i potenti vengono abbassati, gli umili elevati. Chi cerca in ogni modo di affermarsi a scapito degli altri, confidando nelle proprie capacità, pensando con superbia di bastare a se stesso, rifiutando e ritenendo inutile l’aiuto soprannaturale difficilmente si apre a Dio e si affida a lui con umiltà e fiducia.
Gli umili invece, come Maria, i poveri, gli afflitti, i perseguitati, sono quelli che Gesù chiamerà “beati”; essi sono oggetto dell’amore premuroso di Dio.
Al termine del cantico di Maria troviamo il messaggio centrale: la proclamazione della fedeltà di Dio alle sue promesse. Dio non viene meno alla sua alleanza promessagià ad Abramo e realizzata in pienezza in Gesù, nel mistero della sua morte e risurrezione.
E un grande “grazie” che sale a Dio, attraverso le espressioni della Madre da tutta la Chiesa, da ciascuno di noi che è consapevole che tutto ciò che “è” e che “ha” è puro dono gratuito di Dio, e ciò che di bello e di grande può compiere viene solo e sempre da Lui.
Aldo Maggi
Il Canto del Magnificat
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Nella foto di Luciano Prazzoli la Cattedrale di Bobbio. Il grande affresco di Francesco Porro rappresenta le varie fasi dell’Assunzione della Vergine Maria in Cielo (evidenziate da un cerchio): le scene trapassano dall’una all’altra in un movimento ondeggiante e festoso. La storia inizia sulla parete di fondo e si sviluppa nelle tre campate del presbiterio e del transetto, dove la Vergine in un tripudio di angeli viene accolta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Inginocchiato, il Vescovo di Bobbio Ildefonso Manara, committente dell’opera.
Pubblicato il 13 agosto 2024
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