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Alle 18 rosario da Lourdes con il Vescovo

piacentini a Lourdes

Questo pomeriggio, 12 settembre, alle ore 18, ci sarà anche il vescovo mons. Adriano Cevolotto con il gruppo di pellegrini di Piacenza alla recita del rosario alla grotta delle Apparizioni di Lourdes. Il rosario, come sempre, sarà trasmesso in diretta su Tv2000 e sui canali web del santuario mariano dei Pirenei.
Il pellegrinaggio, sul tema “Maria, icona del servizio verso la Chiesa e l’umanità”, è iniziato l'11 settembre e si concluderà domani pomeriggio.
Fanno parte del gruppo anche il vicario generale don Giuseppe Basini e mons. Celso Dosi, economo della diocesi e responsabile della formazione dei diaconi permanenti, che con un gruppo è presente all'iniziativa. Nella foto, la celebrazione della messa alla grotta questa mattina.

Il Vescovo ha tenuto per i pellegrini una meditazione sul tema “Maria, icona del servizio” a partire dall’episodio evangelico delle nozze di Cana in cui - ha detto - ritroviamo l’immagine del rapporto tra Dio e l’umanità, un rapporto di amore da parte di un Dio in cerca dell’uomo.

Ripensando alla mancanza di vino in quelle nozze narrate dall’evangelista Giovanni - sintetizziamo il pensiero del Vescovo -, viene da pensare che nella vita non si può mai calcolare tutto; improvvisamente sei sorpreso perché viene a mancare qualcosa di importante, come il vino nella festa di nozze, e ti accorgi che non puoi colmare da solo quella mancanza.

Senza diaconia, senza servizio non c’è vera festa. La diaconia si lega in modo stretto alla maternità di Maria; ogni forma di maternità è una forma di servizio e ogni forma di servizio è una forma di maternità. La maternità, in senso spirituale, non è esclusivamente legata al genere femminile, è prendersi cura dell’altro in modo profondo.

La diaconia dello sguardo

Osservando Maria - ha aggiunto mons. Cevolotto - ci sono tre aspetti di rilievo. Il primo è la diaconia dello sguardo, che per Maria coglie la mancanza di vino, cosa che avrebbe in poco tempo fatto naufragare la festa. Prima di fare qualcosa, la diaconia si accorge di ciò che accade, è uno sguardo attento. In noi, a volte, quando vediamo che in una situazione manca qualcosa, possono nascere reazioni diverse: la prima è il compiacimento perché manca qualcosa (“io ve l’avevo detto!”), la seconda è il protagonismo (“adesso intervengo io!”).

Maria si sente parte della festa, non la guarda dall’esterno; se fallisce la festa, questo fallimento, tocca anche lei. Per questo il suo sguardo esprime interesse, attenzione, cura.

La diaconia della fede

Di fronte alla mancanza di vino, Maria invita a fare appello a Gesù: “qualsiasi cosa vi dirà, fatela”. Un’altra forma di diaconia è la fede con la sua perseveranza. La risposta in apparenza sgarbata che Gesù dà a sua madre, farebbe desistere chiunque. Maria invece non si arrende, non perché vorrebbe rimproverare suo figlio, ma perché è mossa da una fiducia profonda in lui. Le sue parole ai servi - “qualsiasi cosa vi dirà, fatela” - sono un invito all’ascolto, espressione di una fede grande e coraggiosa, come quella che lei che aveva avuto alle parole dell’angelo nell’annunciazione. Invita tutti a prendere sul serio la Parola di Dio.

Maria non si sostituisce ai servi, non vuole risolvere il problema al loro posto, ma li invita all’azione e lascia a loro tutta la responsabilità di quanto accadrà. Il nostro servizio non deve tendere a sostituirci agli altri. Risolvere i problemi ci fa sentire onnipotenti, stare invece nel disagio, nel limite è doloroso e faticoso. Il vino che giungerà sulla tavola è frutto di tanta fede, di una grande obbedienza.

La diaconia del silenzio

La terza diaconia riguarda il silenzio. A un certo punto del racconto Maria scompare, non si parla più di lei. Nessuno al termine dell’episodio la ringrazia pubblicamente per quanto ha fatto. Lei è ritornata nel silenzio dietro le quinte. Questa è la forma più alta e faticosa del servizio. Con il suo silenzio ha continuato a prender parte alla festa di nozze. Maria è tutt’altro che il bisogno di apparire, di ricevere applausi e il grazie da parte degli altri.

A volte troviamo facili scuse: “il grazie non è per me, ma per quello che rappresento”. È, infatti, la nostra capacità di servire che dev’essere purificata. Il servizio non è la capacità di chi è più generoso di altri, la diaconia è il modo che Dio ha di salvarci. Attraverso il nostro servizio Lui ci riconduce alla capacità da parte nostra di essere servi.

Non scandalizziamoci mai se in noi emerge qualche verità non piacevole, è solo attraverso un andare in profondità che Dio può davvero operare in noi.

Pubblicato il 12 settembre 2024

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