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A tu per tu con l’ebraismo

 rabbino


Far conoscere l’ebraismo attraverso la viva voce degli ebrei: questa l’idea che sta alla base dell’incontro che si tiene martedì 3 dicembre dalle 17 alle 19 al Collegio Alberoni di Piacenza sul tema: “La lettura della Torà scritta attraverso la Torà orale. Una visione ebraica”.
Promosso dall’Ufficio regionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e dall’Ufficio regionale per l’insegnamento della religione cattolica, l’incontro rappresenta una sorta di esperimento che ha scelto Piacenza come prima città e si pone all’interno di un processo di dialogo tra religioni che, afferma il delegato regionale per l’ecumenismo e il dialogo Marco Coltellacci, “parte da lontano, dalla dichiarazione conciliare Nostra aetate”. Il documento, sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, è del 28 ottobre 1965 e segna l’inizio di un percorso di dialogo e fraternità universale intrapreso dalla Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II.
Tra i promotori dell’incontro di sabato, il prof. Claudio Ferrari, responsabile regionale del settore docenti di religione, e don Pierluigi Dallavalle, delegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
L’intervento è stato affidato a Beniamino Goldstein, dal 2009 rabbino capo della comunità di Modena e Reggio Emilia. Originario di Trieste, ha conseguito il titolo rabbinico in Israele. Dal 2001 al 2005 ha insegnato presso il Collegio rabbinico italiano a Roma.

La crescita degli ebrei ortodossi
Convinto che la conoscenza sia l’antidoto alle cattive interpretazioni dei testi scritti e della visione del mondo ebraico, Goldstein si dedicherà a una delle questioni che emergono dalle 16 schede redatte dalla CEI in collaborazione con le comunità ebraiche e destinate all’ora di religione nelle scuole riguardo all’insegnamento sull’ebraismo: “l’importanza che ha per l’ebraismo la lettura della legge scritta, principalmente del Pentateuco, attraverso l’insegnamento della legge orale”. Una legge, sappiamo, elaborata in millenni di studi e confronto all’interno del mondo ebraico, che spesso è in grado di cambiare l’ottica e la visione sulla legge scritta. Di qui, la possibilità di conoscere interpretazioni diverse rispetto a quelle più conosciute.
Il rabbino farà vari esempi in proposito. Il più eclatante riguarda il famoso versetto dell’Esodo “occhio per occhio, dente per dente”, “per la cui errata interpretazione - afferma - il popolo ebraico ha dovuto soffrire molto. Dal punto di vista della legge ebraica - continua - con queste parole non si intende assolutamente parlare della legge del taglione ma solo del risarcimento economico. E questo versetto, che risale all’alba dei tempi, non è mai stato interpretato in maniera diversa dal punto di vista ebraico”.

La ferita della Shoah
Alla domanda se oggi gli ebrei osservanti siano in calo o in aumento, Goldstein risponde: “La situazione è molto diversa da luogo a luogo. Parlando dei tre poli in cui sono presenti gli ebrei, Israele, Stati Uniti ed Europa, possiamo dire che se, prima della Shoah, la popolazione ebraica in Europa era la popolazione maggiore al mondo, oggi siamo lontanissimi da questo e l’Europa è diventata un terzo polo sempre più demograficamente debole, mentre i due poli principali sono l’America del nord, in particolare gli Stati Uniti, e Israele. Guardando dunque a questi due Stati non si può dire che, nella sfida difficilissima del secolarismo, gli ebrei osservanti siano sofferenti, anzi, sono oggi in aumento rispetto ad alcuni decenni fa. L’ebraismo osservante, ortodosso, è in piena avanzata rispetto ad altri tipi di ebraismo. Del resto, l’istituto della famiglia nel mondo ebraico ortodosso tradizionale è un istituto che, nonostante le sfide che ha di fronte, si sta rafforzando: le famiglie numerose non sono un’eccezione ma la regola, e questo capovolge le situazioni all’interno del mondo ebraico in maniera non indifferente”.
A proposito della ferita, sempre viva, della Shoah, Goldestein sottolinea come “il ricordo e la sofferenza siano più intensi oggi che nei primi decenni dopo l’Olocausto, perché allora - dice - c’era la reazione umana, comprensibile, di voler dimenticare per poter andare avanti. Successivamente, con il tempo, i ricordi sono tornati ad affiorare in maniera dura, difficile”.
Infine, sul pericolo di un antisemitismo di ritorno, non nasconde la preoccupazione: “Rispetto ad altri posti in Europa, a quanto sta accadendo in Francia e nei paesi francofoni, in Italia ci riteniamo fortunati. D’altro canto bisogna dire che anche in Italia l’atmosfera è cambiata molto dopo il 7 ottobre. La situazione dunque non è facile”.

Lucia Romiti

Pubblicato il 2 dicembre 2024

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