L’ora di religione a scuola: perché ne vale la pena
Al Centro pastorale diocesano “A. Truffelli” di Parma il 26 settembre si è tenuto l’incontro di approfondimento dal titolo “La religione nella scuola: per tutti, per molti, per pochi?”. Promosso dall’ISSRE (Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Emilia), il convegno ha visto la partecipazione di figure di spicco del mondo ecclesiale e scolastico: mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma, Brunetto Salvarani, docente dell’ISSRE, Ernesto Diaco, responsabile nazionale insegnamento religione cattolica (IRC), Claudio Ferrari, incaricato regionale per l’IRC dell’Emilia-Romagna, Vinicio Zanoletti, direttore dell’Ufficio Scuola di Parma, Andrea Grossi, dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Parma e Piacenza, Guido Campanini, vicedirettore ISSRE, ex DS e Fabrizio Rinaldi, direttore dell’ISSRE.
Le parole del vescovo Solmi
Ha introdotto l’incontro mons. Solmi, che ha sottolineato il valore pluriculturale dell’insegnamento della religione cattolica. Lungi dall’essere un retaggio del passato, si presenta oggi come un’opportunità nuova per la Chiesa stessa: uno spazio di dialogo, un punto d’incontro tra cultura, spiritualità, arte e bellezza. “L’insegnamento della religione cattolica - ha affermato il vescovo - è camminare insieme, è un ponte tra discipline, è uno svelare il senso dell’esistenza. L’insegnante è un pellegrino che testimonia il dialogo e la verità, attraverso una spiritualità vissuta e condivisa”.
Il contesto in cui viviamo
Brunetto Salvarani ha tracciato un quadro lucido del contesto attuale, segnato da un pluralismo religioso post-secolare, ben diverso da quello del passato. Una realtà ancora poco compresa e a volte rifiutata, per diverse ragioni: dalla mancanza di intese istituzionali alle distorsioni mediatiche, fino alla difficoltà delle stesse comunità religiose ad aprirsi realmente al dialogo. Salvarani ha evidenziato la necessità e l’urgenza di un autentico dialogo ecumenico e interreligioso, capace di contrastare l’uso strumentale della religione nei conflitti internazionali contemporanei, come quelli in Ucraina e in Palestina.
Un calo di 1% all’anno
Un’ampia parte dell’incontro è stata dedicata ai dati relativi alla scelta dell’ora di religione nella nostra Regione: negli ultimi dieci anni si registra un calo degli avvalentisi pari circa a 1% all’anno; la diminuzione si manifesta in modo ancor più evidente negli Istituti superiori, dove nei professionali (che avrebbero ancor più necessità di un rafforzamento culturale) si presenta il caso di talune classi con poche unità di avvalentisi
Tra i motivi: il carattere facoltativo della disciplina, l’assenza di verifiche o valutazioni, la percezione (purtroppo ancora presente) che si tratti di “catechismo” più che di cultura religiosa. Tuttavia, la maggior parte delle famiglie e degli studenti continuano a sceglierla, per ragioni diverse a seconda dell’età: curiosità, educazione, sincero desiderio di confronto, appartenenza religiosa.
Le esperienze degli insegnanti
A seguire, sono intervenuti alcuni insegnanti di religione delle diocesi emiliane, portando esperienze concrete e proposte innovative per rilanciare il valore dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Tra queste sono state evidenziate l’interdisciplinarietà, con progetti che coinvolgano altri docenti, come quelli di storia, arte e filosofia; il dialogo interreligioso, utile anche per interrogarsi sulla propria fede; le uscite didattiche presso luoghi di culto, musei di arte sacra e realtà sociali locali, come la Caritas; infine, le testimonianze dirette nelle scuole medie da parte di docenti delle superiori, per orientare gli studenti in modo consapevole.
Qual è il ruolo dell’ora di religione?
Durante l’incontro è emersa con forza una domanda cruciale: la scuola è oggi in grado di riconoscere pienamente il valore dell’insegnamento religioso? L’IRC, infatti, può e deve essere interpretato non come una disciplina marginale, ma come uno spazio educativo centrato sulla persona, sulla spiritualità, sull’etica della relazione e sull’empatia. I giovani non sono indifferenti: cercano senso, pongono domande, hanno sete di confronto. È compito degli adulti - docenti, dirigenti, educatori - creare le condizioni perché queste domande trovino ascolto.
A concludere l’incontro è stato Fabrizio Rinaldi, direttore dell’ISSRE di Modena, che ha richiamato l’attenzione sulla responsabilità condivisa che coinvolge tutti i protagonisti del sistema scolastico ed ecclesiale: docenti, futuri insegnanti di IRC, dirigenti scolastici, diocesi. Solo attraverso una collaborazione autentica e continuativa sarà possibile trasmettere agli studenti la bellezza e la profondità dell’insegnamento della religione cattolica, riconoscendone il valore culturale, formativo e umano.
Non bastano le nozioni, servono passioni e curiosità
L’insegnamento della religione a scuola non è per “pochi”, ma può e deve essere per “molti”, se non per “tutti”. In un tempo attraversato da conflitti globali, individualismi diffusi e profonde crisi di significato, riscoprire il valore del dialogo religioso e culturale è più che un’opzione educativa: è un atto di responsabilità e di cura verso le nuove generazioni, che chiedono ascolto, confronto e strumenti per orientarsi. “Educare non è riempire un vaso, ma accendere un fuoco”: se l’insegnamento della religione fosse solo una questione di trasmettere nozioni a ripetizione, basterebbe un manuale. Ma la vera sfida - e il suo valore più autentico - sta proprio nel saper suscitare quella scintilla di passione, curiosità e desiderio di capire davvero, spingendo a vivere la fede e il senso della vita con la profondità e la passione che solo la vera ricerca può suscitare.
Arianna Michelotti
Nella foto, alcuni degli intervenuti al convegno regionale di Parma sull’insegnamento della religione cattolica a scuola.
Pubblicato il 29 settembre 2025
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