Madre Emmanuel: «La preghiera che salva»
Ester, una figura biblica, poco frequentata nelle omelie, è stata messa al centro delle meditazioni di Madre Maria Emmanuel Corradini, abbadessa del convento di San Raimondo, che ha iniziato il ciclo delle sue riflessioni, il 4 ottobre, nell’omonima chiesa sul corso Vittorio Emanuele a Piacenza. “Ester, orfana, esiliata e poi incoronata regina nella terra straniera di Babilonia, - ha spiegato la Madre - non rinnega le sue origini, ma le riconcilia nella preghiera... È un’immagine potente di bellezza interiore, di un’anima plasmata dal dialogo silenzioso con Dio. È la prefigurazione di Maria - ha sottolineato la badessa. Come lei, Ester accoglie il mistero, lo medita nel cuore e, nel momento decisivo, offre la vita per il suo popolo”.
Tre tappe per imparare a pregare
La meditazione ha preso forma in tre tappe, scandite con il ritmo di una narrazione spirituale e concreta insieme. “La prima - ha detto madre Emmanuel - è la preghiera di riconciliazione con la propria storia. Non si può pregare davvero, se non si accoglie il proprio passato. Rinnegare le proprie origini è mancanza di fede nel piano di Dio”. E qui la badessa ha ricordato la figura di suor Elvira, fondatrice della Comunità Cenacolo, capace di trasformare una vita segnata dal dolore in una missione di misericordia. “La preghiera guarisce le fratture - ha spiegato - non cancellandole, ma rendendole segni di grazia”.
La seconda tappa è quella della preghiera come unione con Dio. “Dio non è una dottrina, ma una persona viva, - ha affermato madre Emmanuel. Ester, rimasta sola, trova in Lui la pienezza che nessun affetto umano poteva colmare”. Citando san Bernardo, ha ricordato che quando la presenza del Signore abita una persona, “perfino il suo sguardo, la voce, il riso ne portano il riflesso”.
La terza tappa è forse la più controcorrente: la preghiera per non scendere a compromessi.
“Essere abitati da Gesù rende forti, - ha detto con tono fermo - perché il cuore custodito da Dio non si svende”.
Madre Emmanuel ha parlato di ‘sacro pudore’, un concetto che oggi pare dimenticato: “Il pudore protegge l’intimità con Dio, impedisce di esporre ciò che è sacro. Non è timidezza, ma dignità dell’anima”. E ha lanciato un monito: “Viviamo in un’epoca che scambia la spudoratezza per sincerità, dimenticando che non tutto ciò che è vero deve essere mostrato”.
Pregare per gli altri: l’atto supremo d’amore
Ma la vera vetta della meditazione è arrivata nella preghiera d’intercessione, quella che “fa un passo in mezzo”, che si interpone tra Dio e il dolore del mondo. La badessa ha rievocato il momento drammatico in cui Ester, consapevole di rischiare la vita, si presenta al re per salvare il suo popolo. “Non agisce d’impulso - ha detto. Prima digiuna e prega, insieme a tutto Israele. Il suo coraggio nasce dall’unione con Dio. Il digiuno - ha spiegato - non è solo privazione di cibo, è astensione dal superfluo, dalle parole inutili, dall’orgoglio. Un esercizio di libertà interiore che restituisce spazio all’amore”. Ha ammonito anche contro il pericolo di un sacrificio orgoglioso, citando l’aneddoto di un monaco che, digiunando per vanità, perse la vita e la pace, ha quindi sottolineato che solo il sacrificio fatto per amore salva.
Sergio, non avere paura, moriamo insieme...
“Intercedere, - ha spiegato madre Emmanuel - significa ‘fare un passo tra’, ma anche ‘cedere’. È dare il proprio posto, la propria vita, perché l’altro viva. È ciò che Cristo ha fatto sulla croce: offrendo il paradiso al ladrone, a un poveraccio che aveva solo il coraggio di dirgli: “Ricordati di me”. In quelle parole, - ha detto la Madre - Gesù mostra il vertice dell’intercessione: l’amore che non giudica, che salva donandosi”. E poi, un’immagine che ha fatto vibrare ed emozionare la chiesa: la madre di un giovane morente di AIDS, che gli ha sussurrato: “Sergio, non avere paura, moriamo insieme… Questa è la preghiera d’intercessione, - ha commentato madre Emmanuel con voce commossa - quando un amore si fa carico del dolore dell’altro fino alla fine”.
L’attualità della preghiera
Nel mondo dell’indifferenza e della connessione senza comunione, la preghiera - ha concluso - è più urgente che mai. Non basta - ha detto madre Emmanuel - ricordare qualcuno nelle preghiere. Intercedere è lasciarsi abitare dal dolore e dalla sorte degli altri, come fa una madre. Ogni Eucaristia, ogni Confessione, diventa allora un atto di intercessione.
Riccardo Tonna
Nelle foto, Madre Emmanuel e i fedeli in chiesa.
Pubblicato il 6 ottobre 2025
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