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L’individualismo è stato vinto (ed. 23 dell'11.6.20)

L’individualismo
è stato vinto

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno
e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro:
«Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre,
così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri
e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

La nostra vita e la Parola
eleva ostia Messa del Corpus Domini sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano 2 30mag13 Foto Siciliani GennariSIR copiaIl pane vivo. “Io sono il pane vivo”, dice Gesù al termine del lungo discorso presso la sinagoga di Cafarnao. Non solo è il pane della vita, quindi che dà la vita, ma il pane vivo, vivente. Quindi il pane è una persona: è la persona di Gesù che è nutrimento. Essendo un pane vivente conferisce la vita, nutre. Il pane che la folla aveva mangiato al di là del lago, dove Gesù aveva spezzato i cinque pani per i cinquemila uomini, aveva saziato la folla. Forse c’è una grande differenza tra la sazietà e il nutrirsi.
La sazietà è la sensazione di appagamento di chi è soddisfatto perché ha riempito il vuoto. Alla donna siro-fenicia dice Gesù che prima vanno soddisfatti i bambini. Quindi la sazietà è il risultato di un cibo che viene dato in abbondanza per soddisfare e riempire. Per l’uomo infatti attorno alla questione del pane si concentrano tanti altri aspetti della vita.
Proprio perché l’uomo per allontanare almeno temporaneamente la morte ha bisogno di nutrirsi, la questione del procurarsi cibo è all’origine di tante idolatrie e schiavitù. La folla dopo il segno eclatante dei pani ha la speranza di aver trovato chi finalmente può saziare e così soddisfare l’io affamato. Ma Gesù subito chiarisce: “procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà”. Dunque questo pane che è la carne di Cristo non è per saziare ma per dare la vita eterna, per comunicare la vita divina.
Voi in me e io in voi. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”: la carne e il sangue di Cristo ci donano di dimorare in Cristo e fanno sì che lui dimori in noi. È questo il frutto della Pasqua di cui parlerà Gesù nel lungo discorso prima di essere arrestato: l’essere sradicati dal nostro io con le sue esigenze e le sue voglie e venire inseriti in un modo di vivere che è quello di Dio, che è essere uno nell’altro. Gesù è nel Padre e il Padre è in lui. Per questo Gesù non è mai solo. Se il Verbo di Dio Padre si è fatto carne è perché gli uomini che lo hanno accolto possano essere introdotti in questa comunione di vita e di amore che Gesù ha vissuto.

L’eucaristia è proprio questo essere sradicati dal nostro individualismo per essere innestati nel corpo di Cristo che è la sua Chiesa. Nei secoli abbiamo perso questo legame tra eucaristia, corpo di Cristo e comunità cristiana, ma se manca questa fonte di comunione che è l’unico pane spezzato e il sangue versato la comunità cristiana diventa una adunanza religiosa di persone che vanno al tempio per pregare la divinità lontana e sconosciuta.
Don Andrea Campisi

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