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Pellegrini sulle orme di San Michele

sacra



È un pellegrinaggio sulle orme di san Michele Arcangelo quello che si svolge martedì 1 settembre, organizzato dall’Ufficio Pellegrinaggi della diocesi. I pellegrini partiranno alle ore 7 da palazzo Cheope per raggiungere la Sacra di San Michele, abbazia arroccata sulla vetta del Monte Pirchiriano, all’imbocco della Val di Susa, a 40 km di distanza da Torino.
Il complesso venne costruito nel X secolo d. C., tra il 983 e il 987, ma il luogo era sede di insediamenti già in epoca preromana, e i romani iniziarono a sfruttarlo come avanposto militare, data la posizione strategica. Mantenne questa funzione anche all’inizio del medioevo, sotto la dominazione longobarda e franca, fino a quando, alla fine del IX secolo d. C., i Saraceni invasero le Alpi occidentali. Nel X secolo ebbe inizio il primo insediamento eremitico, ad opera di san Giovanni Vincenzo, ma fu alle soglie dell’anno Mille che sul monte iniziò a sorgere una vera e propria abbazia: in questi anni Ugo di Montboissier, ricco e nobile signore dell’Alvernia (regione della Francia centrale), si recò a Roma per chiedere al papa indulgenza per la sua vita trascorsa nei peccati. Il pontefice gli concesse di scegliere tra l’esilio, e la costruzione di un’abbazia, così Ugo, sulla strada di ritorno per la Francia, scelse questo luogo, già dedicato a san Michele da parte di Giovanni Vincenzo, per costruire il monastero. Il complesso di San Michele venne affidato dallo stesso Ugo di Montboissier ai monaci benedettini, che lo mantennero fino agli inizi del Seicento. Oggi la Sacra di San Michele è retta dai padri rosminiani, affiancati da un gruppo di volontari e ascritti. L’abbazia si inserisce in un percorso di pellegrinaggio che attraversa tutta l’Europa nel culto di san Michele Arcangelo. Infatti, si pone esattamente a metà strada tra il santuario di Mont-Saint-Michel, in Normandia, risalente all’VIII secolo, e il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo nel Gargano, costruito nel V secolo. La via si collega poi ad altri luoghi dedicati a san Michele in Grecia, in un pellegrinaggio che porta fino alla Terra Santa.
La giornata prevede una seconda sosta alla Reggia di Venaria, con visita al piano nobile e ai giardini.

La Reggia di Venaria      reggia di venaria

La Reggia è uno splendido esempio d’architettura barocca, ma anche di recupero e riqualificazione di un bene artistico-culturale. I lavori per la sua edificazione furono voluti dal duca Carlo Emanuele II di Savoia, e risalgono al 1658. Il cantiere progredì fino agli inizi del XVIII secolo, quando fu chiuso a causa delle invasioni francesi, e il complesso venne progressivamente adibito a caserma. Mantenne questa funzione, andando incontro a un inarrestabile degrado, fino al 1978. Sul finire degli anni Settanta la reggia passò alla Soprintendenza per i beni culturali, che nel 1998 riuscì ad avviare un’imponente campagna di restauro, grazie allo sblocco di fondi nazionali ed europei. Negli ultimi vent’anni i fabbricati e i giardini sono tornati all’antico splendore, aprendosi al pubblico per le visite, ospitando mostre ed eventi, e persino una propria scuola di restauro. Nel 2018 il sito ha superato abbondantemente il milione di visitatori, e nel 2019 i suoi giardini sono stati eletti parco pubblico più bello d’Italia.

Alberto Gabbiani

Pubblicato il primo settembre 2020

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