La fede non è
il buon senso
Dal Vangelo secondo Matteo (5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore,
con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve
che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta
una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada
per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro,
e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
La nostra vita e la Parola
La missione. “Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo”: quella di Gesù è una constatazione, una presa d’atto, non un impegno che viene richiesto. Questi uomini che stanno seguendo Gesù e che stanno ascoltando la sua parola, a motivo del rapporto che Cristo ha instaurato con loro, sono già sale e luce. Gesù li invita ad essere ciò che già sono e così chiarisce lo scopo della loro sequela. Non sono stati chiamati per fare una esperienza che ha come punto di arrivo e fine la realizzazione della propria persona. Lo scopo e il fine sta fuori di loro, sono discepoli di Cristo per un servizio a favore degli uomini. È simile a ciò che accade quando uno diventa padre o madre: non ha raggiunto una posizione, un ruolo, che ha come scopo ultimo la propria realizzazione. La paternità e la maternità sono un servizio a favore del figlio. Se un padre dicesse di essere padre e non educasse il bambino, avrebbe snaturato la sua vocazione. Analogamente uno sposo non è sposo per se stesso, ma a favore della sposa. La sequela di Gesù quindi svela all’uomo lo scopo della vita che non è quello di usare le cose e le persone in funzione di un proprio tornaconto.
Sale e luce. Quale è dunque la funzione della comunità cristiana? Quella di salare e di illuminare. Un vecchio proverbio latino recitava: nulla è più utile del sale e del sole. Per chi stava ascoltando Gesù la simbologia del sale e della luce era immediatamente comprensibile. Il sale, per il fatto di essere una derrata preziosa che serviva a conservare e purificare gli alimenti, aveva assunto un ruolo simbolico nella alleanza. La Scrittura prescriveva di mettere un po’ di sale, segno di alleanza, su ogni offerta presentata a Dio. Essere paragonati al sale significa dunque essere segno e strumento dell’alleanza indistruttibile tra Dio e l’umanità. In altre parole, significa esercitare una funzione sacerdotale. Inoltre il sale entra nel cibo senza essere un alimento solido e procura in chi lo gusta l’appetito di un altro nutrimento in grado di saziare: è una specie di aperitivo. La luce poi, per Israele, era il simbolo della rivelazione messianica che vince e dissipa le tenebre dell’idolatria. Essere luce significa illuminare, orientare, esercitare una funzione profetica a favore dell’umanità.
I pericoli. Perdere il legame con Cristo, allontanarsi dalla sua sequela, seguire la logica del mondo, farsi guidare dal semplice buon senso, aggirare la croce, fuggire l’incomprensione, la persecuzione, venire a patti con gli idoli del paganesimo, annacquare la parola di Cristo per divenire più accettabili e simpatici, vergognarsi e nascondere la città che il Signore ha costruito solo perché è abitata da povera gente che non ha nessun potere, sono tutti atteggiamenti che conducono a perdere il proprio sapore e a nascondere la luce sotto il moggio per la paura che gli uomini sputino un cibo che non voglio mangiare o siano infastiditi da una luce che mostra ciò che non vogliono vedere. E così togliamo agli uomini la possibilità di rendere gloria al Padre nostro che sta nei cieli.
Don Andrea Campisi