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Raccontami una storia

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Perché leggere ad alta voce fa bene

“Il rapporto di Save the Children rileva che una delle povertà educative più grandi oggi in Italia è la mancanza di competenze cognitive. La lettura ad alta voce potenzia il lessico e, sin da piccolissimi, aiuta i bambini ad acquisire le espressioni che dicono le emozioni, i vissuti interiori. Si parla molto oggi di analfabetismo affettivo, di incapacità di usare le parole per dire quel che si prova. Di solito lo si associa alla pre-adolescenza e all’adolescenza ma vale anche ormai per l’infanzia”. Alessandra Augelli è docente di Pedagogia della Famiglia all’Università Cattolica di Milano e Piacenza. Mamma di una bimba di due anni e mezzo - e un’esperienza da insegnante nella scuola Primaria - sottolinea il valore della lettura ad alta voce già nella fascia 0-6 anni. Oltre a sostenere lo sviluppo sul piano cognitivo - si sviluppano meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura - la lettura ad alta voce è un’opportunità di relazione tra bambino e genitori. Non a caso dal 1999 pediatri e biblioteche stanno facendo sinergia per promuovere la lettura ad alta voce grazie al progetto “Nati per leggere”, presente anche nel Piacentino.

La lettura ad alta voce vale solo quando non si sa leggere o anche dopo? Per la prof. Augelli, leggere a voce alta per gli altri - ad esempio per i compagni o in pubblico - aiuta i bambini ad acquisire padronanza di sé. “I bambini che si vergognano a leggere ad alta voce sono quelli più insicuri. La maestra che li sostiene in questa attività o nell’esposizione orale apre una strada per accrescere la loro autostima. Capiscono che «anche io posso dire la mia»”.

È l’esperienza che stanno vivendo tre ragazzi della media “Anna Frank” coinvolti nel progetto “Grandoni e Piccolini”: una volta a settimana, nell’ora di accoglienza, presentano ai bambini che frequentano la Materna alla Farnesiana un libro, proponendo anche lavoretti o la messa in scena dei dialoghi. L’idea è nata dal confronto tra due insegnanti e mamme, Laura Tacchinardi e Viviana Visconti. “Le soddisfazioni maggiori – spiegano – le abbiamo avute nel «dietro le quinte», vedendo i ragazzi che si appassionavano alla lettura espressiva, per loro che difficilmente da soli si accosterebbero a un libro...”. “La cosa bella – aggiungono - è che i bimbi hanno iniziato a riconoscerli per strada, a salutarli con dei gran «ciao». I ragazzi hanno dimostrato di saper essere paterni, responsabili. Per i due di terza media, il progetto è materia di esame: stenderanno una relazione sul lavoro fatto. Lo studente di seconda, visto che nel programma si studia il testo autobiografico, sta tenendo un diario sull’attività”.

Leggi il servizio a pagina 8 dell’edizione di venerdì 18 marzo 2016.

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