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Parrocchie, associazioni e movimenti uniti nello Spirito Santo

pentecoste


 
“Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa”: è la frase di papa Francesco che ha guidato la messa di Pentecoste presieduta dal vescovo Mons. Adriano Cevolotto, il 26 maggio, in cattedrale a Piacenza, a cui hanno partecipato sacerdoti, diaconi, religiosi, Consigli di Comunità Pastorale, Associazioni, Gruppi Movimenti e nuove Comunità della diocesi. È stato un suggestivo momento assembleare che ha coinvolto circa 600 persone provenienti da tutta la Chiesa di Piacenza-Bobbio, ed ha reso visibile la comunione dei fedeli riuniti intorno al Vescovo nel giorno dell’effusione dello Spirito Santo, “battesimo” della Chiesa.
Si è sperimentato - come ha sottolineato il vicario generale don Giuseppe Basini - la bellezza «dell’unità nella differenza dei carismi» e la ripresa con fiducia del cammino della Consulta delle aggregazioni laicali, interrotto all’inizio della pandemia. Inoltre si è ricordato anche l’anniversario di ordinazione sacerdotale di mons. Cevolotto, divenuto prete nel 1984.

Ogni esperienza ecclesiale non può essere una gabbia
“Celebriamo - ha affermato il Vescovo - una celebrazione di Pentecoste locale, dove al centro c’è l’azione dello Spirito Santo che suscita e doni e carismi di cui la chiesa ha bisogno. Ci lasciamo guidare da quella Parola che il Signore garantisce al cammino dei cristiani.
Nel vangelo - ha precisato mons. Cevolotto - non c’è una sola conclusione, ci sono sempre nuovi cammini: ogni incontro con il Risorto si conclude con un “seguimi”. Ogni realtà ha un’origine, siamo figli di qualcuno che ci ha generato. Il passato però non esaurisce il nostro essere, siamo figli sempre in cammino.
L’appartenenza - ha rimarcato il Vescovo - ad un movimento, ad una associazione ad una esperienza spirituale ed ecclesiale non può essere mai, nel bene e nel male, una gabbia. Neanche il triplice rinnegamento esaurisce l’identità di Simon Pietro, la chiamata di Gesù avviene nella nostra storia, ma sempre la supera. Gesù ci ricorda che, per quanto sia stato decisivo ciò che ci ha dato vita, la nostra vita è più grande, e Lui apre fasi sempre nuove alla nostra esistenza”.

Nel “seguimi” il futuro della Chiesa
La riflessione del Vescovo poi si è incentrata sull’amore: “Chi ami? Cosa ami?”. Sono le domande, su cui mons. Cevolotto, ha invitato a riflettere, e sulla richiesta evangelica di amare, il presule ha messo in evidenza che l’amore per Cristo non è mai divisivo.
“In noi c’è molta inadeguatezza - sintetizziamo le parole del Vescovo - ci ergiamo giudici per gli altri, mentre dovremmo stare nell’umiltà del “gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Inoltre - ha continuato - ogni carisma è per costruire la chiesa e se ciò non accade, vuol dire che lo Spirito non opera in noi. Nel “seguimi” evangelico - ha concluso il presule - è custodito il futuro di tutta la Chiesa”.

I sette ceri dello Spirito Santo
Al termine della celebrazione c’è stato il significativo gesto dell’accensione di sette ceri, simbolo dei doni dello Spirito Santo, che sono stati portati in processione davanti al portale del duomo dove, dinanzi al braciere ardente, il Vescovo ha pronunciato la preghiera allo spirito Santo rivolgendosi ai presenti con queste parole: “Manifestate il vostro impegno di divenire annunciatori della buona notizia del Regno di Dio. Resi santi dalla grazia del battesimo e fatti membra del corpo mistico di Cristo che è la chiesa, incarnate il Vangelo nella vostra vita e come Mosè, mosso dal fuoco del roveto, è andato dai suoi fratelli a prepararli all’opera di salvezza del Signore, anche voi, spinti dalla carità di Cristo che arde in ogni battezzato, portate il fuoco dello Spirito ad ogni uomo perché tutto il mondo sia infiammato di amore vero”.
La celebrazione è stata un momento di grande unità e anche il coro, che ha eseguito canti suggestivi, composto da varie persone appartenenti a diverse associazioni e gruppi ecclesiali, è stato un ulteriore segno di condivisione e di concordia nella Chiesa. 

Riccardo Tonna

Pubblicato il 27 maggio 2023

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