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Il Vescovo alle Novate: vivere un Natale per uscire dalla prigionia del passato

 carcere

“Questo bambino non è per i suoi genitori. “È per voi”. È per te, segno di quanto gli stai a cuore. Ti viene a cercare ma ti chiede di uscire da casa tua, dal tuo mondo chiuso in sé stesso. Vuole entrare nella tua vita ma perché tu esca dalla prigionia del tuo passato”: con queste significative parole, la mattina di Natale, alla Messa dell’Aurora, mons. Adriano Cevolotto si è rivolto ai detenuti della Casa circondariale di Piacenza, in via delle Novate. Una celebrazione intensa e suggestiva con i canti natalizi preparati accuratamente dai carcerati, diretti dalla maestra Silvia Sesenna che ha accompagnato con il pianoforte.
Nella sua riflessione il Vescovo ha incoraggiato i detenuti ad affidarsi al Signore: “Il Natale è un bambino che salva: è piccolo perché deve crescere. È potente perché è Amore. È allo stesso tempo fragile perché sia custodito e perciò perché tu ti prenda cura. Non dire “come è possibile?”, perché “niente è impossibile a Dio”. Non ti preoccupare se ti presenti a mani vuote, saranno riempite da Lui. Di Lui”.

Il Natale dietro le sbarre

La celebrazione è stata introdotta da don Adamo Affri, cappellano della Casa circondariale, che ha letto una lettera del teologo Dietrich Bonhoeffer che pagò con la vita il suo no al nazismo in nome del Vangelo. Fu impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra, a 39 anni. Così nelle “Lettere dal carcere” spiegava il senso del Natale cristiano vissuto dietro le sbarre: “Da un punto di vista cristiano, non può essere un problema particolare trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questo carcere celebreranno probabilmente un Natale più ricco di significato e più autentico di quanto non avvenga dove di questa festa non si conserva altro che il nome. Un prigioniero capisce meglio di chiunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio si volge proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell'albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio”. Parole che hanno toccato il cuore di coloro che stanno scontando una pena.

Il presepe segno di speranza

Parlando del segno cristiano del presepe, mons. Cevolotto poi, nell’omelia, ha posto delle domande ai presenti su dove si possano collocare nella scena della natività:

“Ci sono anch’io. Ci sei anche tu. Dov’è il tuo posto? In che statuina ti ritrovi? E in quale vorresti invece stare? C’è chi ritiene di non potersi avvicinare troppo alla grotta, di dover stare a distanza: hanno più diritto gli altri! A chi basta guardare da lontano: e se poi qualcuno mi riconosce? Magari mi vergogno. Forse c’è chi è indifferente: chi ha sentito l’annuncio e chi invece non ha sentito nulla. Chi è preso troppo dalle sue cose… sono cose da bambini. Sarà per un’altra volta”.

Infine il Vescovo ha sottolineato come l’annuncio del Natale fa rinascere nel cuore la speranza perché: “è l’irrompere di un Dio che si abbassa, in un’umiltà esagerata. Un Dio che non si arrende fintantoché non trova una qualche fessura dove porre la sua presenza di amore”.

Una carezza per il cuore

La parola conclusiva del suggestivo momento a Maria Gabriella Lusi, direttrice della struttura, che ha ringraziato i presenti: il Vescovo, gli ospiti della Casa circondariale, la presidente del Consiglio Comunale di Piacenza, Paola Gazzolo, i rappresentanti del mondo dell’imprenditoria, i volontari, tutto il personale carcerario e un grazie particolare lo ha riservato alla sua famiglia, presente con il marito e la figlia.

“Sogno che questa messa di Natale - ha proseguito la Lusi - possa coinvolgere la città, non certamente aprendola a tutti, perché siamo in un carcere e dobbiamo contingentare gli ingressi, ma nel far sentire alla collettività questo momento, in modo che sia una tappa sempre più forte e urgente che arrivi nei pensieri di tutti i cittadini.

Vorrei inoltre che il Natale - ha aggiunto la direttrice, con le parole rotte dall’emozione, - significhi una carezza per il cuore, una leggerezza, che non vuol dire superficialità, ma il guardarsi gli uni gli altri, lo stare insieme senza appesantimenti inutili, senza troppo rumore e pregiudizi, in uno spirito di vicinanza e di solidarietà”.

Questi sono i sentimenti, sgorgati dal cuore, che Maria Gabriella Lusi ha voluto condividere con i presenti che hanno apprezzato, con un forte applauso, le sue parole.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 25 dicembre 2022

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