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Anche le monache in pellegrinaggio per i 900 anni della Cattedrale

gruppo monache con vescovo in Cattedrale Piacenza

“Ho ritenuto che anche voi non potevate mancare a questo convergere in Cattedrale, simbolo della comunione e dell’unità della comunità diocesana, per rappresentare tutti quei monasteri invisibili dove la preghiera si impasta con la sofferenza, con la vecchiaia e non di rado con la solitudine. Oggi voi date voce e volto a questa ricca presenza orante, che è necessaria come l’aria che respiriamo”. Così il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha accolto le due  comunità di monache di clausura di Piacenza - le Benedettine del monastero di San Raimondo in Corso Vittorio Emanuele e le Carmelitane scalze del convento di via Spinazzi - che oggi hanno fatto il loro pellegrinaggio in Cattedrale per i 900 anni dall’avvio della costruzione della chiesa-madre della diocesi.
Grazie a un permesso speciale del Vescovo, proprio nella festa della dedicazione della Cattedrale, hanno partecipato nella cripta a una messa presieduta dal Vescovo, di fronte alle reliquie di Santa Giustina, patrona della Cattedrale e compatrona della diocesi. Hanno concelebrato il vicario episcopale per la vita consacrata, lo scalabriniano padre Sandro Gazzola, e il superiore del Collegio Alberoni, il vincenziano padre Nicola Albanesi. Ad accogliere le monache, anche il parroco della Cattedrale mons. Serafino Coppellotti.

Un tesoro in vasi di creta

Ripercorrendo le letture proposte dalla liturgia del giorno, mons. Cevolotto ha ricordato come la centralità dell’altare, nella Cattedrale come in ogni chiesa, rimanda alla certezza della fedeltà di Dio, che è veramente eterna perché fondata sul sacrificio di Cristo. Sull'esempio del biblico re Salomone, che dopo aver costruito il Tempio a Gerusalemme resta quasi incredulo al pensiero che quel Dio che non può essere contenuto dai cieli scelga di abitare la terra, ha chiesto la grazia, anche per noi oggi, di non perdere lo stupore di fronte alla grandezza dell'amore di Dio, che sceglie di farsi vicino, a portata di sguardo, a portata di ascolto. Eppure, la sua misericordia è tale da colmare questa distanza, al punto - come ricorda San Paolo - “custodiamo un tesoro in vasi di creta". Se infatti esiste un tempio fatto di pietre, anche noi, la comunità, è tempio dello Spirito Santo. "Gesù è il fondamento - ha richiamato il Vescovo nell'omelia - perché si possa edificare il tempio nell'umanità redenta. Ma come del tempio di pietre conosciamo bene la necessità della manutenzione, così anche la comunità è fragile, può perfino essere distrutta. Ciascuno allora è parte del tempio, della comunità, ma è anche  responsabile affinché il tempio sia difeso. E come custodirlo? Il radicamento in Gesù edifica. La Cattedrale rinvia allora a quell'edificio spirituale che è la comunità, che siamo noi, che siete voi. La sua e la nostra bellezza sta nel dar risalto a Colui che abita questo tempio".

omelia vescovo alle monache cattedrale Piacenza

Un momento dell'omelia del Vescovo alla messa per le claustrali nella cripta della Cattedrale.

La vita monastica ha un fascino anche oggi: chiediamoci perché

Ecco allora risuonare la domanda che, nel Vangelo, Gesù rilancia ai suoi: "E voi chi dite che io sia dia?". Una domanda - fa notare il Vescovo - rivolta a un voi, non a un tu. "Che cosa narra la vita delle vostre comunità della gioia dell'essere al seguito di Gesù? Spesso si sente dire: che bel clima si respira in quella comunità... Ma una comunità che ha al centro Gesù è pure motivo di sana inquietudine. La vita monastica ha un fascino anche oggi, soprattutto oggi, ma è doveroso chiederci perché - ha aggiunto mons. Cevolotto -. Dobbiamo chiederci cosa è eloquente del nostro vivere, che cosa parla di Vangelo, cosa rinvia a quel fondamento che è Gesù. Forse non spetta a voi dare una risposta, ma sono certo che a voi interessa, con la vostra testimonianza di vita, rinviare a Colui che abita questo tempio”. Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo da poco proclamato Santo, durante il suo ministero a Piacenza aveva intrapreso una importante campagna di restauri per la Cattedrale. "Aveva voluto eliminare tutto ciò che era stato aggiunto nel tempo e che, a suo avviso, snaturava l’idea originaria. Questa è l’opera che compie lo Spirito Santo in noi: togliere tutto ciò che nel tempo, sia a livello personale che comunitario, appesantisce il progetto originario, ritornando all’essenzialità. Così crea uno spazio nuovo che fa alzare lo sguardo e riesce ad abbracciare tutti, senza che nessuno si senta a disagio".

Le comunità claustrali, fondamenta invisibili di cui la Chiesa ha bisogno

Le monache hanno ringraziato il Vescovo della fiducia e della stima nei loro confronti - "siamo forse quelle fondamenta che non si vedono, ma di cui la Chiesa ha bisogno" - ed hanno assicurato la loro preghiera per lui e per l'anno pastorale che sta iniziando la diocesi, nel solco dei Cantieri del cammino sinodale. "E anche voi - ha ribadito mons. Cevolotto rivolgendosi alle claustrali - siete uno di questi cantieri dell'incontro".

Le monache, dopo la celebrazione, hanno potuto visitare la Cattedrale, sostare in preghiera sulla tomba del vescovo Scalabrini e salire alla cupola del Guercino, guidate dall’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio per i beni culturali della diocesi.

carmelitane sulla tomba di Scalabrini

In preghiera di fronte all'urna che custodisce il corpo del santo vescovo Giovanni Battista Scalabrini.

Pubblicato il 14 ottobre 2022

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