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Una piazza multilingue e multiculturale nel segno di Scalabrini

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Camminare insieme. Accogliere sempre. Non dividere il mondo tra buoni e cattivi. Recuperare il valore della gratitudine.
Sono i punti chiave rilanciati da papa Francesco nell’omelia per la messa di canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini e del laico salesiano Aristide Zatti stamattina in piazza San Pietro. Una piazza multilingue e multiculturale, unita dai due nuovi santi, che le attenzioni indicate dal Papa le hanno vissute nel loro servizio quotidiano.

La delegazione piacentina
Tra le migliaia di pellegrini, anche una folta delegazione partita dalla diocesi di Piacenza-Bobbio. Oltre al vescovo mons. Adriano Cevolotto e al vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, diversi i sacerdoti che hanno accompagnato il gruppo diocesano: il vicario generale don Giuseppe Basini, il parroco della Cattedrale mons. Serafino Coppellotti, il parroco di Fiorenzuola don Giuseppe Illica (nel centro della val d'Arda è presente l'unica chiesa della diocesi dedicata a Scalabrini), quello di San Savino don Alfonso Lukoki, il rettore del santuario della Madonna di San Marco di Bedonia mons. Lino Ferrari, i parroci di San Giorgio e Bacedasco don Claudio Carbeni e don Cesare Lugani, don Alessandro Mazzoni con il gruppo di giovani del Servizio per la pastorale giovanile e vocazionale, don Giuseppe Porcari, vicario parrocchiale a Borgonovo, ora a Roma per motivi di studio. Anche i seminaristi del Collegio Alberoni non sono voluti mancare, guidati dal rettore padre Nicola Albanesi e dal direttore spirituale don Michele Malinverni insieme ad altri religiosi vincenziani. Tra le autorità civili, la prefetto Daniela Lupo, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi e il sindaco di Fiorenzuola Romeo Gandolfi.
Al gruppo di Piacenza si è unito al termine della celebrazione anche mons. Piero Marini, già cerimoniere pontificio, presidente emerito del Pontificio Comitato per i congressi eucaristici, originario di Valverde. 

autorita piacenza

Da sinistra, l’avv. Giovanni Piazza, presidente di Piacenza nel mondo, il vescovo emerito mons, Gianni Ambrosio, il prefetto Daniela Lupo, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, il vicario generale don Giuseppe Basini, Valeria Perini, responsabile dell’Ufficio pellegrinaggi e il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

Non barrichiamoci nell'autoreferenzialità

In poche ma efficaci pennellate Papa Francesco ha voluto ribadire l’appello alla accoglienza. Ai cristiani ha ricordato che la fede “sempre ci chiede di camminare insieme agli altri, mai di essere marciatori solitari; sempre ci invita a uscire da noi stessi verso Dio e verso i fratelli, mai di chiuderci in noi stessi; sempre ci chiede di riconoscerci bisognosi di guarigione e di perdono, e di condividere le fragilità di chi ci sta vicino, senza sentirci superiori”.

È urgente “superare la tentazione di barricarci nella nostra autoreferenzialità e di pensare solo ai nostri bisogni”. “Chiediamoci - sono ancora le parole del Papa - quanto siamo davvero comunità aperte e inclusive verso tutti; se riusciamo a lavorare insieme, preti e laici, a servizio del Vangelo; se abbiamo un atteggiamento accogliente – non solo con le parole ma con gesti concreti – verso chi è lontano e verso tutti coloro che si avvicinano a noi, sentendosi inadeguati a causa dei loro travagliati percorsi di vita. Li facciamo sentire parte della comunità oppure li escludiamo? Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare. Per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni. Includere tutti”.

L'esclusione dei migranti è criminale
Nel giorno in cui Scalabrini diventa santo, papa Francesco ha denunciato la situazione di cui continuano ad essere vittime i migranti. “È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale, non aprire le porte a chi ha bisogno. “No, non li escludiamo, li mandiamo via”: ai lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Fratelli e sorelle, oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo? Lascio la domanda, soltanto”.

Non dimentichiamo di dire “grazie"

Infine, il richiamo a non scordarsi di essere grati dei doni di Dio. "È una brutta malattia spirituale: dare tutto per scontato, anche la fede, anche il nostro rapporto con Dio, fino a diventare cristiani che non si sanno più stupire, che non sanno più dire “grazie”, che non si mostrano riconoscenti, che non sanno vedere le meraviglie del Signore. «Cristiani all’acqua di rose», come diceva una signora che ho conosciuto. E, così, si finisce per pensare che tutto quanto riceviamo ogni giorno sia ovvio e dovuto. La gratitudine, il saper dire grazie, ci porta invece ad affermare la presenza di Dio-amore. E anche a riconoscere l’importanza degli altri, vincendo l’insoddisfazione e l’indifferenza che ci abbruttiscono il cuore. È fondamentale saper ringraziare. Ogni giorno, dire grazie al Signore, ogni giorno saperci ringraziare tra di noi: in famiglia, per quelle piccole cose che riceviamo a volte senza neanche chiederci da dove arrivino; nei luoghi che frequentiamo quotidianamente, per i tanti servizi di cui godiamo e per le persone che ci sostengono; nelle nostre comunità cristiane, per l’amore di Dio che sperimentiamo attraverso la vicinanza di fratelli e sorelle che spesso in silenzio pregano, offrono, soffrono, camminano con noi. Per favore, non dimentichiamo questa parola-chiave: grazie!".

Pubblicato il 9 ottobre 2022

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