Non cadiamo nella logica della gogna mediatica
Imparare, mettendoci all’«università di Gesù», quello sguardo capace di guardare la persona senza ridurla al suo errore. È la “lezione” che, dalle letture della liturgia di oggi, il vescovo mons. Adriano Cevolotto affida alla comunità piacentina nella messa che ha aperto il Dies Academicus 2024 all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
È il tradizionale momento di incontro e riflessione che l’Ateneo, alla presenza del magnifico rettore Franco Anelli, offre alla città, riunendo le autorità civili e militari (presenti, tra gli altri, la senatrice Elena Murelli, la sindaca di Piacenza Katia Tarasconi, la presidente della Provincia Monica Patelli) e i rappresentanti di istituzioni, categorie economiche e mondo sociale del territorio con il corpo docente, gli studenti e il personale della sede diretta da Angelo Manfredini.
Al “nuovo umanesimo” nel lavoro e nell’economia è stata dedicata la Lectio dell’ospite di quest’anno, l’imprenditore della moda Brunello Cucinelli.
La legge è uguale per tutti?
La centralità della persona - e il suo diritto ad essere trattata con rispetto, al di là dei suoi fallimenti, per non chiudere la porta ad un futuro diverso - è stato anche il filo conduttore dell’omelia di mons. Cevolotto.
Lo spunto è venuto dai brani biblici con protagoniste due donne, Susanna, nella prima lettura, accusata ingiustamente (il brano del libro di Daniele è stato proclamato in inglese, a testimonianza del respiro internazionale della sede piacentina dell’Ateneo) e l’adultera, colta invece in flagranza, nel Vangelo. Due processi che paiono già scritti - ha fatto notare il Vescovo - ma il cui esito è inficiato da pregiudizi. La legge, per le due protagoniste, non è equa: sono trattate secondo un metro di giudizio diverso perché ritenute appartenenti a una categoria inferiore e vengono così a simboleggiare tutti coloro che, per la loro condizione, rischiano di essere marginalizzate, vittime di disparità di trattamento e pertanto meno tutelate.
Mons. Cevolotto avverte: «Anche oggi, se non vigiliamo, rischiamo che la legge non sia uguale per tutti. Per Susanna, era un clamoroso errore giudiziario. Quanto all’adultera, lei sola è stata posta sotto processo, ma colui che era complice con lei di adulterio dov’era?».
Il perdono sociale che ci insegna Gesù
Ma c’è anche un altro rischio, collegato al precedente. «È l’umiliazione sociale, oggi aggravata dalla gogna mediatica che priva la persona colpevole, o presunta tale, di qualsiasi residua dignità. È un atteggiamento che esprime il bisogno della nostra società di isolare il male, di trovare un capro espiatorio per dire che il male non ci riguarda, che è solo di quella persona che si è macchiata di una colpa».
Ma la realtà è diversa, ci dice Gesù. C’è una relazione importante - fa notare mons. Cevolotto - tra l’individuo, le sue decisioni, le sue scelte, i suoi errori, e la comunità. Ciò che può fare la differenza, è lo sguardo con cui giudichiamo l’altro, e anche noi stessi.
«Se è vero - annota il Vescovo - che la colpa appartiene alla dinamica e che quelle colpe determinano la persona che le compie, tuttavia, ogni atto, ogni scelta, anche la più tragica, non può mai esaurire la persona. Perché nel perdono, che apre un futuro, viene affermato che noi non siamo solo il nostro errore, il nostro peccato, il nostro fallimento. Oggi conosciamo bene quanto sia pericoloso identificare il risultato con il soggetto, anche nel bene: la persona non può essere ridotta nemmeno al suo successo. Il perdono – e il perdono sociale – vanno di pari passo con il perdono di Dio, che converte, insieme alla persona, la comunità stessa. La relazione con il nostro passato e il nostro presente, tutto ciò che riguarda ciascuno di noi, condiziona la nostra convivenza civile, che necessita pace sociale, riconciliazione. E questa pace è frutto di quella scelta che Gesù ci affida, la scelta di porre al centro la persona e non il suo errore».
La messa è stata concelebrata dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio, a lungo assistente generale dell’Università Cattolica, dall’assistente ecclesiastico della sede di Piacenza don Luca Ferrari e dal suo collaboratore don Matteo Tolomelli, dal vicario generale don Giuseppe Basini e dal diacono permanente Emanuele Vendramini, docente dell’Ateneo.
Barbara Sartori
(pubblicato il 18 marzo 2024)
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