Gli studenti al Vescovo: «I prof ci ascoltino e siano più severi»
Relazioni, lavoro e fallimenti. E anche un “giudizio” sui prof. Un gruppo di studenti delle scuole superiori di Piacenza ha incontrato mercoledì pomeriggio il vescovo mons. Adriano Cevolotto nell’Aula magna dell’istituto Romagnosi. Le ragazze e i ragazzi hanno riflettuto già nei giorni precedenti su due spunti offerti dalla diocesi e hanno esposto al Vescovo le proprie opinioni sulla scuola, nonché i problemi e i suggerimenti per renderla più vicina alle proprie esigenze. “Durante la visita pastorale ho incontrato le persone – ha detto mons. Cevolotto in apertura – andando a vedere i contesti in cui vive la comunità cristiana. Nella visita alla città ho pensato di proporre quest’incontro per riuscire ad ascoltare il mondo della scuola. È un tempo molto particolare: a scuola gli studenti passano la maggior parte del proprio tempo, è il luogo dell’apprendimento che ha ricadute su diversi aspetti della vita”. L’incontro, coordinato e moderato da Claudio Ferrari, direttore dell’ufficio diocesano di pastorale per la scuola, ha visto la partecipazione di venticinque studenti degli istituti Colombini, Romagnosi, Gioia, Respighi, Tramello-Cassinari, Raineri-Marcora e Isii Marconi, accompagnati dai docenti.
Le relazioni
“La didattica a distanza ha distrutto le relazioni, la scuola ci ha ridato la possibilità di passare del tempo insieme”, riflette Giulia dell’istituto “Romagnosi”. La scuola, proprio per la presenza prolungata che richiede, è il luogo in cui nascono la maggior parte delle relazioni. A volte durevoli, come dice Alessandro del liceo “Colombini”. Ma possono sorgere anche delle difficoltà. “Per chi arriva a percorso iniziato in un gruppo già formato può essere complicato inserirsi”, commenta Alessandro del liceo “Cassinari”. E poi ci sono delle situazioni, magari estreme, che costringono a riflettere, a interrogarsi oppure, magari, semplicemente inducono a tirare fuori un senso innato di umanità. Due ragazze del liceo “Gioia” hanno raccontato la vita della propria classe con un compagno che ha una disabilità e la relazione che, seppur con modi diversi da quelli soliti, si è riuscita a instaurare.
Gestire i fallimenti
Il fallimento è una fase del percorso, ma va saputo gestire. Benedetta, studentessa del liceo “Respighi”, porta alla luce la situazione di tanti che si “soffermano solo sulla scuola e, se non raggiungono l’obiettivo, ci rimangono male”. Ma è anche vero che “se viene sminuito, il ragazzo tende a chiudersi” e bisogna essere in grado di “comprendere che ognuno ha un’intelligenza diversa”. I genitori possono essere un aiuto ma anche un ostacolo nella delicata fase del fallimento, che può essere dovuta a diverse cause, da un brutto voto fino alla bocciatura. Stefano dell’istituto “Tramello” sostiene che “nella nostra mente è sempre peggio”, ossia “molte volte pensiamo di aver fallito ma in realtà c’è sempre una possibilità di riscatto”. Alessandro, del “Colombini”, punta sulle relazioni come strumento fondamentale per superare i fallimenti.
Gli insegnanti: un aiuto o un ostacolo?
Il metodo di insegnamento deve andare oltre la tradizione e modularsi sulle diverse intelligenze ed esigenze dei singoli. Questa, in sintesi, l’opinione degli studenti. Il Vescovo ha chiesto loro quali sono le qualità di un insegnante che apprezzano e quelle più patite. Secondo Benedetta del “Respighi” le classiche lezioni frontali rischiano di mettere in difficoltà quei ragazzi che non riescono a seguire, perché magari hanno un’intelligenza diversa. “Oltre a saper insegnare la propria materia, il prof deve dare un’educazione”, sostiene Giulia del “Romagnosi” che ai suoi insegnanti chiede una maggiore severità nel gestire determinate situazioni per evitare che abbiano conseguenze negative. Dunque, oltre alla cultura, è richiesta una relazione, un ascolto, un consiglio. “I prof devono avere passione, si vede subito se ce l’ha e se sa trasmetterla. E le lezioni devono essere interattive, perché il libro sappiamo leggerlo anche da soli”, bacchetta Chiara del “Colombini”. E anche Sabrina del “Romagnosi” insiste sul modo dei prof di relazionarsi con gli studenti. “Si vede quando un insegnante ha voglia di mettersi in gioco, apprezziamo quando un prof è disposto ad ascoltarci e a darci il proprio parere”, dice Domenico del “Romagnosi”. Alessandro del liceo “Cassinari” chiede ai suoi professori di spiegare gli argomenti “con un atteggiamento umano, trattandoci non come numeri ma come persone che hanno sentimenti. È triste vedere come alcuni di loro vadano avanti anche se qualcuno resta indietro”.
Francesco Petronzio
Nelle foto: il prof. Claudio Ferrari coordinatore dell'incontro.
Pubblicato il 5 dicembre 2024
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