Il Vescovo ai detenuti delle Novate: Gesù è speranza che apre nuovi orizzonti
“Non chiedere a chi bussa da dove viene, ma dove vuole andare”, ricordando le parole di don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, mons Adriano Cevolotto ha celebrato nel carcere di Piacenza, il 25 dicembre, insieme a don Adamo Affri e al diacono Mario Idda, Direttore della Caritas diocesana, la messa del giorno di Natale. La celebrazione è stata introdotta da don Affri, cappellano del carcere, il quale ha aperto il cuore dei presenti con parole di conforto e di sostegno. Successivamente, una detenuta ha rivolto i saluti al Vescovo, offrendo un'istantanea toccante dell'umanità e della dignità che risiedono anche dietro le sbarre. “Oggi, è Natale, - ha detto - un mistero che sorprende il cuore dell'uomo. Nella consapevolezza che nasce dal riconoscersi peccatori, ma amati e perdonati, siamo certi che, indipendentemente dalle tribolazioni e prove, Dio farà parte della nostra storia. Grazie eccellenza per testimoniarci che Dio c'è, e noi dobbiamo solo intercettare i segni della sua primavera e della sua presenza”.
Guardare con gli occhi di Dio
Nell'omelia il vescovo Adriano, ha sottolineato che Dio sceglie di manifestarsi nei luoghi periferici come il carcere, portando luce e verità. Ha invitato tutti a fare il Natale, guardando le persone con gli occhi di Dio e amandole come Lui farebbe. Parlando poi dell’importanza della speranza, tema centrale dell'Anno Santo inaugurato da Papa Francesco, mons. Cevolotto ha evidenziato come Gesù sia la speranza che apre nuovi orizzonti e aiuta a superare il passato e a sognare un futuro migliore.
Vite spezzate
Spiegando il significato del cuore, un pannello in legno, realizzato dai ragazzi disabili dell’ASSOFA di Piacenza e donato al carcere, il Vescovo ha messo in evidenza le due parti dell’opera: una dorata e una fatta con pezzi di specchi rotti. “Vedete - ha affermato Mons. Cevolotto - ci sono dei pezzettini di carta dorata per dire ciò che noi siamo: figli che risplendono l’immagine di Dio. E poi c'è il cuore del cuore: uno specchio rotto che rappresenta le vite spezzate da vari punti di vista, eppure ogni pezzettino di specchio continua ad avere la sua funzione. È questa la speranza, - ha rimarcato il Vescovo - ciascuno di noi può essere e continuare a riflettere l’amore di Dio. Il mio augurio di buon Natale, è che ciascuno di voi si senta raccolto da questo cuore”.
La pace al centro
Durante la liturgia, resa ancora più vibrante dai canti del coro dei detenuti, è intervenuta Maria Gabriella Lusi, direttrice della Casa Circondariale di Piacenza, la quale ha posto l'accento sul tema della pace. Con parole cariche di speranza, ha esortato tutti a coltivare la volontà di vivere in armonia, di promuovere l'incontro e di costruire relazioni fondate sull'amore e sulla comprensione reciproca. Sottolineando l'importanza di mettere la pace al centro delle azioni quotidiane, la direttrice ha evidenziato l’importanza di lavorare insieme per un futuro fatto di rispetto, solidarietà e accoglienza reciproca.
Al termine della messa, è stato donato al Vescovo un cesto natalizio contenente un'opera realizzata a mano dai detenuti, frutto dei laboratori presenti in carcere. Questo gesto simbolico ha rappresentato un segno della creatività e del talento presenti anche in un contesto così particolare, evidenziando la possibilità di riscatto e di reinserimento sociale attraverso l'arte e il lavoro manuale.
Riccardo Tonna
Pubblicato il 26 dicembre 2024
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