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Il Vescovo tra gli imprenditori. Le difficoltà delle imprese piacentine

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L’inverno demografico spaventa le imprese piacentine. Così come la difficoltà a reperire personale, che ha cause complesse. Un welfare insufficiente per le donne lavoratrici con figli e le barriere linguistiche degli immigrati sono altre difficoltà con cui il mondo imprenditoriale piacentino è costretto a fare i conti. Sono problematiche comuni a tutti i settori, dall’ingegneria alla ristorazione: è emerso questo nel corso dell’incontro tra il vescovo mons. Adriano Cevolotto e gli imprenditori piacentini nel pomeriggio di mercoledì 22 gennaio all’Urban center di Piacenza.

L’incontro

Presenti all’incontro le principali associazioni di categoria: Confindustria, rappresentata dalla vicepresidente Maria Angela Spezia e dal vicedirettore Giuseppe Cella; Confagricoltura, col presidente Umberto Gorra e Filippo Losi, presidente dell’organizzazione giovanile Anga; Confcommercio, col direttore Gianluca Barbieri; Confesercenti, col presidente Nicolò Maserati; Cna, con la direttrice Enrica Gambazza; e poi Coldiretti, Confapi e Confcooperative. Dopo l’introduzione del vicario foraneo cittadino don Federico Tagliaferri, di Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di Economia locale, e Massimo Magnaschi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, la parola agli imprenditori. La conclusione è stata affidata al Vescovo.

Giovani e adulti a confronto

È stato un incontro intergenerazionale, in cui i giovani imprenditori hanno potuto confrontarsi con i colleghi più esperti. Oltre ai rappresentanti delle associazioni di categoria, alla tavola rotonda hanno preso la parola gli agricoltori Edoardo Libè e Filippo Losi, l’ingegnera Vittoria Dacarro, la ristoratrice Elisabetta Paganuzzi, le cooperatrici Marialuisa Contardi e Francesca Cavozzi e poi gli imprenditori Simone Micoli, Marco Solari e Gianluca  Poggioli, nei settori tecnologico e meccanico, il commerciante Filippo Bulla e Martina Passera, nel settore degli eventi.

Il commercio online

Il tema sollevato da Filippo Bulla, figlio di Valter, noto titolare dell’omonimo negozio di abbigliamento, è quello dell’imprevedibilità del mercato. “La strategia prospettata quest’anno sarà completamente stravolta l’anno prossimo. La nostra è una realtà ben radicata a Piacenza e dobbiamo ringraziare la città per quello che ci sta dando. Da qualche anno abbiamo aperto il mercato online: all’inizio valeva il 3-4% del ricavato, nel 2022 arrivammo al 5-6% fino a oggi, con percentuali intorno al 27-28%”. Anche Simone Micoli, socio di Vega Accessori Srl che produce accessori per telefonia a Ziano Piacentino, spiega che “per far fronte alle difficoltà dei mercati bisogna reinventarsi continuamente”.

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Nelle foto: in alto, il Vescovo tra gli imprenditori piacentini; sopra, mons. Cevolotto, Massimo Magnaschi e don Federico Tagliaferri.

Imprese giovanili: a Piacenza sono il 7,5%

Il direttore di Confcommercio Piacenza, Gianluca Barbieri, ha sostenuto che “Piacenza è una realtà appetibile per i giovani imprenditori, i dati dicono che la nostra provincia supera il tasso regionale delle imprese giovanili”. Il dato a cui fa riferimento Barbieri è quello diffuso il 2 gennaio dalla Camera di Commercio dell’Emilia, secondo cui l’incidenza delle imprese guidate da giovani under 35 è pari al 7,5% sul totale delle imprese attive in provincia, mentre il dato regionale si ferma al 7,4%. Il direttore di Confcommercio elenca tre priorità: l’accesso al credito, “difficile al giorno d’oggi anche per gli imprenditori navigati”, la formazione e il gioco di squadra. “È utile – ha detto – che i vari imprenditori si confrontino per conoscere i problemi reciproci”.

Agricoltura: investimenti elevati e redditività bassa

Tra le associazioni di categoria, Confagricoltura Piacenza, attraverso il neopresidente Umberto Gorra, ha evidenziato: “Svolgiamo un lavoro bello sul territorio, che interessa molto anche ai giovani. Ma la burocrazia, che ci schiaccia continuamente, ce lo rende meno bello. Così come i problemi economici. Siamo un settore che richiede investimenti importanti ma la redditività è bassa. Enrica Gambazza (Cna) parla di un “inverno demografico che va sempre peggiorando”, riferendosi alle previsioni sull’età media degli italiani in continua crescita, e punta sulla formazione, che deve essere “attenta e orientata a occasioni che avvicinano il mondo dell’impresa e quello della scuola”. E aggiunge: “C’è un sentimento di sfiducia sopra la nostra testa, dobbiamo fare qualcosa affinché questa situazione cambi”.

La reperibilità

Le imprese fanno fatica a reperire personale. Umberto Gorra e Filippo Losi (Confagricoltura) sottolineano il problema in occasione dei picchi stagionali di lavoro, Elisabetta Paganuzzi (titolare dell’omonima trattoria a Viustino di San Giorgio Piacentino) ricorda come una volta gli studenti lavorassero nei fine settimana per pagarsi l’università o concedersi qualche extra, mentre oggi questa tendenza si è quasi azzerata. Anche Maria Angela Spezia, amministratore delegato di Eco Packaging e vicepresidente di Confindustria Piacenza, lamenta che “la difficoltà nel reperire personale è presente a tutti i livelli”. Neanche il settore degli eventi è risparmiato da questa carenza, come evidenzia Martina Passera, fondatrice insieme al fratello della società Themalibero. Marco Solari, operations manager di Zenit SpA, società che si occupa di macchine utensili, dice che “negli anni dei pensionamenti tremo perché non riesco a trovare personale”.

Barriere linguistiche e welfare

All’interno di Confindustria Piacenza, Maria Angela Spezia ha la delega alla responsabilità sociale d’impresa. “La vicinanza alle persone più deboli è fondamentale”, dice. “Ho un’azienda tutta al femminile – spiega – e capisco che bisogna aiutare le donne ad avere spazi in cui lasciare i propri figli durante le ore lavorative. Come Confindustria stiamo lavorando alla riapertura di un asilo, finora diverse aziende, non solo vicine all’asilo, hanno deciso di aiutarci economicamente”. E poi il tema della lingua. “È fondamentale che le persone straniere imparino l’italiano. Quando organizziamo i corsi sulla sicurezza mi sale un brivido perché penso che molti partecipanti capiscano sì e no il 10% di quanto viene detto per problemi linguistici. È grave, soprattutto se si parla di sicurezza”. La proposta di Spezia è quella di far collaborare le imprese con quelle associazioni di volontariato che offrono corsi di lingua italiana. Il vicedirettore di Confindustria, Giuseppe Cella, parla di “intercettare per tempo scuole, famiglie e chi ha contatti con esse per dare notizia delle opportunità professionali. Abbiamo una palude demografica – dice – che rischia di farci perdere forza lavoro. In parte si può compensare con l’immigrazione, ma non totalmente”. Quello demografico, aggiunge, “è un problema che va oltre il reclutamento del personale”.

Giovani in difficoltà

Filippo Losi, socio dell’azienda agricola Ca’ del lupo e presidente dei giovani di Confagricoltura, denuncia una tendenza per cui “un giovane, a volte, viene considerato meno affidabile rispetto a un adulto”. Come giovani, dice, “abbiamo difficoltà a reperire terreni da lavorare”. Un altro giovane agricoltore, Edoardo Libè, mette a fuoco il tema dell’accesso al credito: “Oggi è quasi impossibile che un giovane possa aprire un’azienda agricola perché gli investimenti da fare sono alti, i finanziamenti sono difficili da ottenere e la redditività è bassa”. Martina Passera ha fondato insieme al fratello la società Themalibero, che organizza eventi. “Oggi è molto complicato fare impresa da soli, essere in due è già un aiuto notevole. Credo che nel lavoro la passione sia importante, e non dobbiamo pensare solo all’aspetto economico. Dobbiamo lavorare per vivere e non vivere per lavorare”. Vittoria Dacarro, ingegnera, lavora nella cooperativa Cotep Piacenza. “È complicata anche la questione formazione – dice – perché bisogna stare al passo con i vari bonus e le leggi che cambiano”.

Il welfare

Un altro settore messo a dura prova dall’invecchiamento della popolazione è quello dei servizi socioassistenziali. Marialuisa Contardi, vicepresidente della cooperativa sociale Unicoop, parla di “lunghe liste d’attesa” e afferma che “i servizi di welfare sul nostro territorio non sono sufficienti”. Francesca Cavozzi, che all’interno di Unicoop è responsabile del centro Abi – Anziani e bambini insieme – sul Pubblico Passeggio, riflette sul fatto che “dopo il Covid il concetto di lavoro è completamente cambiato: le persone hanno spostato il focus sul tempo libero e sulla famiglia. Dire che i giovani d’oggi non sono più quelli di una volta non serve: cerchiamo piuttosto di capire cosa è cambiato e cosa possiamo fare”.

Mons. Cevolotto: “Chi assicura lavoro è un operatore di speranza”

L’obiettivo del vescovo mons. Adriano Cevolotto, alla vigilia, era “conoscere e ascoltare tutte le realtà, soprattutto quelle giovanili, e capire così quali sono le attese, le speranze e soprattutto le fatiche dei giovani che decidono di investire”. Al termine dell’incontro, il Vescovo ha tirato le somme. “Una delle emergenze è quella genitoriale, bisogna agire insieme a vari livelli. Insisto spesso sul fatto che mancano adulti che sappiano assumersi delle responsabilità”, ha detto. Spostando il focus sulle barriere linguistiche, ha sottolineato: “Ho incontrato realtà che fanno un servizio importante per le donne immigrate, che hanno l’opportunità di uscire di casa, socializzare e trovare lavoro. È un problema anche per i ragazzi se i genitori non conoscono l’italiano. Ci sono associazioni di volontariato e parrocchie che stanno aprendo il doposcuola anche ai genitori”. L’imprenditore, ha proseguito, “svolge un servizio fondamentale”: anche se “iniziare un’attività produttiva è difficile, ci vuole coraggio”. Il tema del Giubileo di quest’anno è la speranza. “Si dà speranza anche offrendo prospettive di futuro: chi assicura lavoro è un operatore di speranza”, afferma mons. Cevolotto. Prima dei saluti è stato offerto ai presenti un aperitivo preparato dalla cooperativa di comunità “Valnure”.

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Nella foto, il Vescovo in uno degli stabilimenti dell'Ikea.


Il Vescovo all’Ikea: “Un’azienda che ha attenzione al welfare”

È stata una giornata intera a stretto contatto col mondo produttivo piacentino quella di mons. Cevolotto: al mattino, il Vescovo, accompagnato da Paolo Rizzi, direttore del Laboratorio di economia locale dell’Università Cattolica, Massimo Magnaschi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, e dal vicario foraneo cittadino don Federico Tagliaferri, ha visitato i due stabilimenti Ikea, che si snodano per nove chilometri nella zona del polo logistico di Piacenza. Una realtà che conta 1.300 lavoratori, di cui 400 dipendenti Ikea e 900 soci della cooperativa San Martino, i cui vertici hanno presenziato all’incontro col Vescovo. “Mi ha sorpreso per l’estensione, per l’organizzazione e per le tecnologie che ho potuto vedere – spiega mons. Cevolotto – e quindi per l’importanza che questa realtà ha rispetto all’Italia. È un’azienda che ha attenzione al welfare, penso sia un esempio di come sia doveroso mettere insieme il business con l’attenzione al sociale e alle persone che ci lavorano, per garantire le giuste condizioni ma anche per favorire un benessere, che è una delle condizioni per poter lavorare bene in un determinato ambiente”.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 23 gennaio 2025

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