I semi piantati nel terreno duro del Covid danno frutto
Una serata che è stata anche una provocazione. Non solo ricordi. Ma la ricerca di quel bene ostinato che sa farsi strada anche - o forse, proprio - nei periodi più bui e faticosi. La Sala dei Teatini martedì 20 maggio ha accolto alcune testimonianze di persone la cui vita, personale e professionale, è stata stravolta, nel bene e nel male, dal Covid. L’incontro, dal titolo “Anche questo tempo è fecondo” - lo spunto da un passaggio dell’omelia di ingresso in diocesi del vescovo mons. Adriano Cevolotto - e moderato da Barbara Sartori, è stato accompagnato dalla voce di Lucia Dal Corso e dalle note al pianoforte di Lorenzo Geroldi (nella foto sopra, alcuni dei partecipanti).
Lucia Dal Corso e Lorenzo Geroldi alla serata ai Teatini.
Focus dell'evento? Raccontare quanto bene gli uomini sono stati capaci di tirare fuori anche da una situazione drammatica quale la pandemia che, cinque anni fa, colpiva duramente il territorio piacentino. L'iniziativa è stata promossa dalla diocesi in collaborazione con il Comune di Piacenza, presente con l'assessore Gian Luca Ceccarelli (la sindaca Katia Tarasconi il 20 maggio si trovava già a Cascia con la delegazione piacentina per il gemellaggio con la cittadina umbra), CSV Emilia, Libertà e il Nuovo Giornale.
Il direttore di Libertà Gian Luca Rocco.
Colmare il vuoto con la memoria
Al microfono per primo il giornalista e scrittore Gian Luca Rocco, direttore editoriale del Gruppo Libertà di Piacenza. A lui il Covid ha portato via il papà, 71enne genovese, Gianluigi Rocco, noto psicanalista e psichiatra forense. Gliel’ha portato via nel giro di un mese, un mese che il giornalista definisce “discesa all’inferno”, seppellito in un sacco senza il saluto dei cari. “Eravamo in guerra a combattere come fili invisibili contro un nemico spietato, tra sirene urlanti come animali feriti” dice Gian Luca Rocco. Suo padre metteva i suoi pazienti sopra ogni cosa, anche sopra la sua stessa vita ma era un padre sempre presente, amante della vita e non spaventato dalla morte. La sua assenza è un grande vuoto, uno dei tanti, che il giornalista invita però a riempire di utilità e memoria, noi che tendiamo a dimenticare per non ricordare il dolore provato.
La giornalista di Libertà Elisa Malacalza.
Accettare la fragilità
“Non saremo più gli stessi” esordisce, con la voce rotta dalla commozione, la giornalista di Libertà Elisa Malacalza che, anche nel clou della pandemia, non si è mai tirata indietro dal riportare la verità imperversante tra le corsie d’ospedale. L’angoscia e il panico le erano compagni ma era più forte la responsabilità del dire. “Facciamo tutti parte della rimozione della nostra mente – esclama ricordando il suo vicino di casa che, malato oncologico, non riusciva a trovare le mascherine - ma possiamo toglierci il mantello dell’invincibilità”.
Patrizia Barbieri, nel 2020 sindaca di Piacenza e presidente della Provincia.
Le armi vincenti
Una delle testimonianze del senso civico, di comunità e di collaborazione messi più che mai in campo durante la pandemia arriva dall’allora sindaca di Piacenza, e presidente della Provincia. Patrizia Barbieri. “Non era il momento delle battaglie politiche ma quello per stare insieme, facendo fronte comune e lavorando in squadra”, spiega. Provvedimenti costruiti d’urgenza in videochiamate d’équipe, giorno e notte, per cercare di tamponare una vera e propria emergenza sociale esplosiva. Una generazione di nonni che scompariva e una nuova povertà che nasceva e che necessitava dell’Emporio Solidale. “Molte famiglie si sono ritrovate all’improvviso a non avere i soldi per pagare le bollette – continua – ma si vergognavano a chiedere aiuto”. Si è dovuto mettere in atto un’opera di convincimento per persuadere che una richiesta di aiuto non è una dichiarazione di sconfitta. Un’opera che non sarebbe mai potuta avvenire senza la collaborazione del volontariato che la nostra città ha, da subito e da sempre, avuto come grande risorsa.
Filippo Zangrandi, sindaco di Calendasco.
Con lo sguardo al futuro delle relazioni
Di cose belle nate dalla drammaticità il sindaco di Calendasco Filippo Zangrandi è partecipe. Primo cittadino di una comunità di 2500 abitanti, durante l’epidemia ha avuto modo di constatare il grande impegno, non solo delle istituzioni, ma anche di tante persone, più di quanto si aspettasse. Un piccolo paese che ha guardato al futuro delle relazioni, concentrandosi su come recuperare quelle perdute. Da qui l’attenzione ai centri estivi – per molti bambini stare tra coetanei era diventata una novità che faceva battere forte il cuore, come gli ha confessato una piccola concittadina – e la nascita delle vacanze comunitarie. Vacanze di 5 o 7 giorni organizzate da educatori e amministratori comunali insieme, i primi a voler poi prenderne parte, nell’idea di una grande famiglia.
Anna Boccellari (AVO) e Maria Grazia Ultori (GAPS).
Esserci ora più che mai
Volontari in ospedale, bloccati dal Covid. Ma non fermi. Lo hanno raccontato Anna Boccellari e Maria Grazia Ultori, la prima fino a un mese fa presidente dell’Associazione Volontari Ospedalieri, la seconda alla guida del Gruppo Accoglienza Pronto Soccorso. Alla domanda dell'Ausl, attraverso il Centro servizi per il volontariato, di dare disponibilità per la consegna domiciliare dei farmaci ospedalieri per piani terapeutici - farmaci salvavita, indispensabli per le terapie - hanno risposto subito sì, pur nella difficoltà della decisione. Se il volontario è colui che si mette a disposizione - hanno evidenziato - come non esserci in un momento di tale necessità? “Abbiamo accantonato la nostra formazione e messo in risalto il nostro spirito”, raccontano. Il risultato? 10mila km percorsi, l'ulteriore impegno nella fase due ai check point in ospedale - fino allo stop del 31 dicembre 2023 - e un’esperienza gratificante e meravigliosa di amicizia tra AVO e GAPS vissuta nella totale spontaneità.
Giovanni Buttafava, volontario della Croce Rossa Italiana.
Le due facce della spilla
Premiato Alfiere della Repubblica dal capo dello Stato Sergio Mattarella all’età di soli 16 anni è il piacentino Giovanni Buttafava, attualmente studente di infermieristica, vice presidente e rappresentante dei Giovani per il Comitato Regionale dell’Emilia-Romagna della Cri. Era già volontario della Croce Rossa quando, nel 2020, gli viene chiesto di collaborare, col titolo di referente, per il servizio emergenziale di consegna della spesa nella città di Piacenza. “La spilla non la metto mai - esordisce - perché mi riporta alla durezza di quel periodo, quando ero imbarazzato di comparire nelle videochiamate, io piccolo in mezzo ai grandi”. Eppure ai Teatini la spilla l’aveva perché, dopotutto, è anche l’emblema di qualcosa di bello che ha senso ricordare, soprattutto ora che fatichiamo a capire se una persona ride nonostante non indossiamo più mascherine. “Noi operiamo con la persona - prosegue - al di là dell’essere bisognoso, che oggi sei tu e domani posso essere io”. Ciò che non è mai mancato, a detta dell’aspirante infermiere, è il senso di responsabilità che accomunava tutti. “Siamo diventati quello che serviva” esclama. Persino degli esperti di pagamento elettronico.
Rita Casalini, operatrice Area Giovani, Mondialità ed Emergenze di Caritas diocesana.
Emergenza povertà educativa
Rita Casalini, operatrice dell’Area Giovani Emergenze e Mondialità della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, durante la pandemia ha invece cercato di far fronte all’emergenza della povertà educativa, radice - come dimostrano diversi studi - di tutte le povertà. Specialmente quando l’istruzione è costretta a passare attraverso gli schermi. In che modo? Partendo da lezioni individuali e da uno spazio compiti suddiviso per età. Quest’attività si è poi trasformata, sull’onda dell’entusiasmo degli stessi ragazzi, in uno spazio culturale estivo che offre agli adolescenti e ai bambini visite alla città, partecipazione a mostre, concerti e frequentazioni di biblioteche. Da qui, a sua volta, un laboratorio teatrale che ha persino fatto parte della stagione estiva del Teatro Gioco Vita. Un’attenzione che si è spostata poi anche sui genitori di questi ragazzi, sfociando in corsi di lingua per mamme straniere e corsi di accompagnamento al lessico scolastico. Gli argomenti trattati? Come andare a colloquio dai professori, come iscrivere i figli alle gite e tanto altro. Un mondo che si dà per scontato ma che non lo è.
Eleonora Malaspina, coordinatrice delle attività di oratorio della parrocchia di Nostra Signora di Lourdes.
Distanti ma vicini
Ad aver pensato ai giovani è stata anche la psicologa Eleonora Malaspina, coordinatrice delle attività dell’oratorio di Nostra Signora di Lourdes, la sua seconda casa. In collaborazione con Educatori di Strada, la scelta di dare vita, durante il Covid, al progetto “Oratorio Virtuale”. Giochi in diretta, videochiamate e la condivisione di materiali su cui riflettere. “Vedevo in tanti ragazzi il desiderio di restare in contatto nonostante la distanza e l’isolamento”, racconta. Un progetto che è poi proseguito con un Grest organizzato in isole, nel rispetto delle misure sanitarie. La creatività come chiave di quel periodo. Un periodo che, con la morte di Covid del parroco don Paolo Camminati, ha fatto di Nostra Signora di Lourdes una parrocchia ferita ma piena di coesione, intraprendenza e di senso di responsabilità, una "consegna” che il Camo ha lasciato, nel segno della valorizzazione dei laici al fianco dei sacerdoti e dell'amicizia.
Nella foto di Del Papa, la psicologa della Fondazione La Ricerca Lucia Catino.
Un silenzio che urla
In quel periodo buio è venuto alla luce anche un altro progetto, “Exit – Push the botton!”, che Fondazione La Ricerca e cooperativa L'Arco portano avanti insieme al Comune di Piacenza dal 2021. Un progetto di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale e al ritiro sociale di preadolescenti e adolescenti tra gli 11 e i 18 anni. La psicologa Lucia Catino allo scoppio della pandemia era in servizio in una comunità Doppia Diagnosi, ma da sempre si occupa di adolescenti e famiglie in difficoltà per il servizio Diogene, anch’esso di Fondazione La Ricerca. Il campanello d’allarme è stato accorgersi quanto i ragazzi con già delle tendenze al ritiro sociale stessero bene durante il lockdown. Legittimati a scomparire dalla famiglia e dal mondo e a non immaginarsi il futuro, sguazzavano a meraviglia nella situazione emergenziale. Una premorte che li spinge al non essere. “Urlatori silenziosi, chiusi nella loro stanza dietro a uno schermo, meno sono visti e più sono felici”, spiega la psicoterapeuta, che usciva angosciata e sballottata dopo colloqui passati nel mutismo. Immaginandosi una sofferenza a cascata – cosa che è stata – la Catino e colleghi si sono messi a bussare ovunque – professori, parrocchie, allenatori sportivi – alla ricerca di ragazzi da aiutare, sempre difficili da intercettare. I punti di forza del progetto? Il target specifico, il lavoro di squadra con i servizi del territorio e la volontà di dare una voce a chi non la vuole usare. “ Il nostro desiderio è essere una panchina su cui fermarsi a prendere ossigeno quando manca”.
Elena Iervoglini
Pubblicato il 22 maggio 2025
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