Dies Academicus.«occorre un nuovo ordine solidale dello sviluppo»

“Il sistema economico attuale ha prodotto società poco solidali, impaurite, chiuse. Necessario un nuovo ordine solidale dello sviluppo”. Così l’ambasciatore Pietro Sebastiani nella sua Lectio in occasione del Dies Academicus dell’anno 2021-2022 dell’Università cattolica.
Chiamati a ricostruire
Aspetti storici, economici, geopolitici e antropologici si sono intrecciati nella Lectio dell’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani, che mercoledì 30 marzo ha scelto l’intervento in occasione della celebrazione del Dies Academicus dell’Università cattolica del Sacro Cuore, come ultimo atto della sua quarantennale carriera di ambasciatore. “Un patto educativo globale per un nuovo modello di sviluppo e di multilateralismo”, il titolo della Lectio tenuta presso l’auditorium G. Mazzocchi in una giornata iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto.
Dal dopoguerra ai tragici tempi attuali, passando per la contestazione, negli anni sessanta, alla civiltà liberale di massa, per le crisi sociali negli anni Settanta in Italia, per la caduta del muro di Berlino, l’imporsi della globalizzazione e l’aumento esponenziale della forbice delle disuguaglianze, lo sfrangiamento, oggi, del sistema bilaterale e della cooperazione. Rimettere al centro delle politiche internazionali l’uomo, con i suoi bisogni e le sue necessità, e la salvaguardia del creato nel quale egli si trova irrimediabilmente a vivere, è la sfida. Una sfida sostenuta dal Magistero di Papa Francesco e affidata alle nuove generazioni: “Voi – ha detto l’ambasciatore rivolgendosi agli studenti – siete la generazione di un altro dopoguerra che già adesso deve gettare le fondamenta e costruire con coraggio e lungimiranza una nuova economia e una nuova società”. Una missione alla quale aveva richiamato anche il rettore Franco Anelli che alla fine del suo intervento, citando Ernst Bloch, indicava un compito per l’Università stessa: essere capace di “esercitare il paradossale coraggio di profetizzare la luce proprio dalla nebbia”. Presente alla cerimonia il sindaco Patrizia Barbieri.
La forbice delle disuguaglianze
“Viviamo in un’epoca di straordinaria transizione – ha spiegato l’ambasciatore -, in una confusa fase storica di pluripolarità economica, politica e culturale, alla ricerca affannosa di una nuova stabilità”. Durante la cosiddetta «età dell’oro», dal ʾ45 al ʾ73, si è collaborato per “il tramutarsi dell’impetuoso aumento della ricchezza in un progressivo accorciamento delle distanze sociali, ma già nel ʾ67 Paolo VI intravedeva in questa crescita che non sembrava aver limite le prime crepe”. L’ambasciatore cita la Populorum progressio di Papa Montini: “I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza”.
La rivolta al nuovo modello borghese ha portato al crollo del vecchio sistema di valori: “etica del lavoro, sobrietà, soddisfazione differita, famiglia, spirito religioso”. Di qui “la spinta della secolarizzazione alle estreme conseguenze: l’edonismo, il consumismo”. E ancora, negli anni Novanta, “si affermano le virtù del mercato auto-regolatore”. Chiaro ormai che “la mano invisibile del mercato non esiste. I meccanismi spontanei della concorrenza lasciati a se stessi portano sì alla sopravvivenza del più adatto, ma conducono dritti alla negazione della democrazia. Non resta quindi che il ricorso all’intervento del politico, per fissare dei limiti, degli obiettivi di bene comune”.
Serve un nuovo patto internazionale
L’ambasciatore ha espresso la sua preoccupazione per il “risorgere” di protezionismi e nazionalismi, per quello che ha definito il “progressivo indebolimento del sistema multilaterale e della cooperazione e della solidarietà internazionale. Oggi – ha detto – una persona su dodici vive in povertà estrema, le 26 persone più ricche del pianeta possiedono la metà della ricchezza mondiale e la forbice continua ad allargarsi, mentre si acuisce la crisi ecologica. La vera grande sfida del secolo, e deve combinarsi con quella ecologica, è la riduzione delle povertà e delle disuguaglianze. Il tema della giustizia sociale va coniugato con quello del rispetto della terra e della salvaguardia del pianeta”.
“Per rigenerare il sistema di sviluppo economico e sociale si deve ripartire dalla base, dal sistema educativo, rimettendo al centro il bene comune”. L’ambasciatore ha invitato a guardare all’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e all’enciclica Laudato si’, che, ha detto, “ci responsabilizzano”, promuovendo un “nuovo umanesimo”, un “approccio integrale” radicato anche nelle coscienze dei singoli. In questa direzione, fondamentale può essere il contributo delle religioni.
“Dobbiamo avere il coraggio di costruire, dopo ottant’anni, una nuova architettura multilaterale, sancire un nuovo patto di unità internazionale. Io credo – ha concluso sottolineando la necessità di una revisione dell’Organizzazione mondiale del commercio e di organismi quali il Consiglio di sicurezza dell’Onu e l’Unione europea - che dopo la pandemia e i tragici avvenimenti a cui stiamo assistendo si farà sempre più strada la consapevolezza della necessità di un nuovo ordine solidale dello sviluppo”.
Lucia Romiti


Nelle foto, la Lectio al Dies Academicus: sopra, da sinistra l'ambasciatore Pietro Sebastiani e il professor Franco Anelli.
Pubblicato il 1°aprile 2022
Ascolta l'audio


