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È morto Paolo Ricca, pastore valdese e teologo

Paolo Ricca san Pietro collage

È morto  a Roma il teologo Paolo Ricca. Allievo di Karl Barth, ha partecipato come osservatore al Concilio Vaticano II, creando nei lunghi anni della sua vita e dei suoi studi un forte consenso ecumenico. La sua figura, centrale nel panorama teologico italiano e internazionale, si è estesa ben oltre i confini della comunità cristiana. La sua eredità intellettuale e spirituale, tracciata anche nei numerosi volumi da lui pubblicati, rimane una solida base per la comprensione della fede vissuta e del pensiero umano. Membro della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), docente di Storia della chiesa presso la Facoltà valdese di teologia, pastore valdese e teologo di fama internazionale, se ne va un punto di riferimento del protestantesimo in Italia e nel mondo.

Il ricordo di Lucia Rocchi del SAE.

Era la signorilità dell'uomo di cultura e di fede

La prima impressione che provavi incontrando Paolo Ricca era quella di avere a che fare con un “signore”: un sorriso cordiale, un ascolto rispettoso… Ti faceva pensare di essere veramente interessato a te, non per pura formalità ma per il desiderio di conoscerti. Era la signorilità dell’uomo di cultura e dell’uomo di fede.

Valdese DOC, nato a Torre Pellice nel 1936, aveva studiato teologia presso la Facoltà Valdese di Roma, poi negli Stati Uniti e aveva conseguito il dottorato in teologia a Basilea dove aveva conosciuto il teologo luterano Oscar Cullmann e Karl Barth.

Pastore in varie comunità del Lazio e del Piemonte, aveva intrecciato il ministero pastorale con l’insegnamento di Storia della Chiesa nella Facoltà valdese di Teologia a Roma, ma anche con molte altre attività, soprattutto da quando aveva incontrato l’ecumenismo e il SAE.

Ha seguito i lavori del Concilio Vaticano II come giornalista accreditato, ha partecipato ai lavori della traduzione della Bibbia in lingua corrente, è stato scrittore prolifico e profondo anche quando i suoi testi avevano un carattere divulgativo. Ha addirittura collaborato con Roberto Benigni nel 2014 per la realizzazione su RAI 1 di due puntate sui Dieci comandamenti.

Noi, che l’abbiamo conosciuto da tanti anni alle Sessioni di Formazione Ecumenica del SAE, vogliamo ricordarlo come un grande maestro di ecumenismo, come il testimone di una fede cristiana autentica.

Paolo Ricca non era un ecumenico “irenico”, di quelli che, a volte in modo superficiale, ti dicono che “ci dobbiamo volere tanto bene perché siamo tutti fratelli”. Da valdese autentico e da uomo di grande spessore culturale, non ha mai misconosciuto la propria identità protestante, ma ha cercato di dialogare con i fratelli delle altre confessioni, soprattutto con i cattolici, alla ricerca di ciò che unisce ma anche alla scoperta dei motivi di ciò che divide. In questo ha trovato in Maria Vingiani, la fondatrice del SAE, un’interlocutrice ideale. Maria, infatti, ha fondato l’impegno ecumenico della sua associazione sullo studio, sulla formazione (Se non so perché sono cattolico, come faccio a dialogare con un fratello di altra confessione?).

Per questo il Pastore Ricca ha sempre avuto un posto di riguardo nelle attività del SAE e lui con molta franchezza ha sempre lodato il coraggio di Maria Vingiani, che ha fondato un gruppo ecumenico laico e interconfessionale, quindi libero di osare là dove altre associazioni confessionali non potevano esprimersi, “un unicum - come continuava a ripetere - in Europa.”

Anche il SAE di Piacenza ha sperimentato nella realtà locale la potenza della parola e della testimonianza del Pastore Ricca. Ricordiamo in particolare la relazione da lui tenuta per la celebrazione del quarantesimo anniversario della nascita del SAE a Piacenza (”L’Unione europea e la Chiese cristiane. Il contributo delle chiese cristiane per la costruzione di un’Europa laica e democratica”) e la presentazione il 13 maggio 2023 del suo ultimo libro: Dio. Apologia”.

Negli ultimi anni infatti Paolo Ricca esprimeva in ogni occasione il suo rammarico nel constatare che la cultura contemporanea non solo non è più cristiana ma che anzi è “atea”, cioè senza Dio. Il problema è radicale: Non si discute di qual è il vero Dio ma si ignora l’esistenza di una realtà trascendente. Di qui l’ Apologia di Dio, l’ultima fatica del grande teologo protestante.

Gli amici del SAE e di Punto Incontro hanno potuto in quell’occasione, indimenticabile, sperimentare il potere della parola del Pastore Ricca. Era un piacere ascoltare quella parola: pacata, scelta, proclamata con il tono di voce adeguato, con le pause giuste, con il pathos del predicatore. Perché in realtà Paolo Ricca è stato soprattutto un grande predicatore e lo è stato con la parola ma soprattutto con la vita, sempre disponibile, capace di sopportare gravi situazioni di malattia, aperto ad ogni realtà.

Il Signore oggi lo ha chiamato con sé: con lui ha arricchito il suo Paradiso e ha lasciato noi più poveri. No. Ci rimane la testimonianza della sua fede, il ricordo di ciò che abbiamo ricevuto. E di questo rendiamo grazie al Signore.

Lucia Rocchi

Pubblicato il 14 agosto 2024

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