Il Papa in Lussemburgo e in Belgio: costruire un'Europa unita e solidale
Un Paese che, “ammaestrato dalla sua storia – la storia è maestra della vita – a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, si è distinto nell’impegno per la costruzione di un’Europa unita e solidale, nella quale ogni Paese, piccolo o grande che fosse, avesse il suo proprio ruolo, lasciando finalmente alle spalle le divisioni, i contrasti e le guerre, causate da nazionalismi esasperati e da ideologie perniciose. Le ideologie sempre sono un nemico della democrazia”.
Così il Papa ha definito il Lussemburgo, prima tappa del suo viaggio apostolico in Lussemburgo e Belgio. “A motivo della sua particolare posizione geografica, sul confine di differenti aree linguistiche e culturali, il Lussemburgo si è trovato spesso ad essere al crocevia delle più rilevanti vicende storiche europee”, ha esordito Francesco nel suo primo discorso, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico: “Per ben due volte, nella prima metà del secolo scorso, ha dovuto subire l’invasione e la privazione della libertà e dell’indipendenza”.
“Quando prevalgono logiche di scontro e di violenta contrapposizione, i luoghi che si trovano al confine tra potenze che confliggono finiscono per essere – loro malgrado – pesantemente coinvolti”, l’analisi del Papa: “Quando invece gli spiriti finalmente ritrovano vie di saggezza, e alla contrapposizione sostituiscono la cooperazione, allora questi stessi luoghi diventano i più adatti a indicare, non solo simbolicamente, le esigenze di una nuova epoca di pace e le strade da percorrere. Non fa eccezione a questa regola il Lussemburgo, socio fondatore dell’Unione europea e delle Comunità che l’hanno preceduta, sede di numerose istituzioni europee, tra le quali la Corte di Giustizia dell’Unione, la Corte dei Conti e la Banca degli Investimenti”. “E questo si fa sempre con la pace, non dimentichiamo che la guerra è sempre una sconfitta”, ha aggiunto a braccio: “È molto triste che oggi, in un Paese dell’Europa, gli investimenti che danno più reddito sono quelle della fabbrica delle armi”.
Solidarietà a tutte le nazioni del mondo, soprattutto a quelle piu povere
“Rinnovo l’appello affinché si instaurino relazioni solidali tra i popoli, in modo che tutti possano diventare partecipi e protagonisti di un ordinato progetto di sviluppo integrale. La dottrina sociale della Chiesa indica le caratteristiche di tale progresso e le vie per raggiungerlo”. È l’appello del Papa dal Cercle Cité, luogo del suo primo discorso in Lussemburgo, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. Francesco ha definito ancora attuali, facendole sue, le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II quando, nel 1985, visitò il Lussemburgo: “Il vostro Paese resta fedele alla sua vocazione di essere, in questo importante crocevia delle civiltà, un luogo di scambi e di cooperazione intense tra un numero sempre maggiore di Paesi. Auspico ardentemente che questa volontà di solidarietà unisca sempre più le comunità nazionali e si estenda a tutte le nazioni del mondo, in particolare alle più povere”.
Accogliere e integrare i migranti
“Lo sviluppo, per essere autentico e integrale, non deve saccheggiare e degradare la nostra casa comune e non deve lasciare ai margini popoli o gruppi sociali”. È il monito del Papa, che fin dal suo primo discorso in Lussemburgo, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico ha indicato due principi cardini del magistero sociale della Chiesa: la cura del creato e la fraternità. “La ricchezza – non dimentichiamolo – è una responsabilità”, il monito: “Pertanto chiedo che sia sempre vigile l’attenzione a non trascurare le nazioni più svantaggiate, anzi, che esse siano aiutate a risollevarsi dalle loro condizioni di impoverimento. Questa è una via maestra per fare in modo che diminuisca il numero di quanti sono costretti a emigrare, spesso in condizioni disumane e pericolose”. “Il Lussemburgo, con la sua storia peculiare, con la sua altrettanto peculiare posizione geografica, con poco meno della metà degli abitanti provenienti da altre parti dell’Europa e del mondo, sia di aiuto e di esempio nell’indicare il cammino da intraprendere per accogliere e integrare migranti e rifugiati”, l’altro invito del Papa: “Voi siete un modello di questo!”, l’aggiunta a braccio.
Per favore, più bambini
“Il Lussemburgo può mostrare a tutti i vantaggi della pace rispetto agli orrori della guerra, dell’integrazione e promozione dei migranti rispetto alla loro segregazione, i benefici della cooperazione tra le nazioni a fronte delle nefaste conseguenze dell’indurimento delle posizioni e del perseguimento egoistico e miope o addirittura violento dei propri interessi”. Ne è convinto il Papa, che nella parte finale del suo discorso in Lussemburgo, pronunciato al Cercle Cité e rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico ha sostenuto come vi sia “un impellente bisogno che quanti sono investiti di autorità si impegnino con costanza e pazienza in oneste trattative in vista della soluzione dei contrasti, con l’animo disposto a individuare onorevoli compromessi, che nulla pregiudicano e che invece possono costruire per tutti sicurezza e pace”. “Il servire è anche per ognuno di voi il più alto titolo di nobiltà, il compito principale, lo stile da assumere ogni giorno”, il riferimento al tema del viaggio: “Il buon Dio vi conceda di farlo sempre con animo lieto e generoso. E coloro che non hanno fede lavorino per i fratelli, per la patria, per la società: questa è la strada per tutti, sempre per il bene comune. Che Dio benedica il Lussemburgo!”. “Ho visto la percentuale di nascita: per favore, più bambini”.
M. N.
Pubblicato il 26 settembre 2024
Nella foto, il Papa in Lussemburgo: incontro con le autorità. ( foto Vatiacan-Media/SIR)
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