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Agenda Onu 2030: pensare il futuro


 pizzo 76


Chi sa che cos’è l’Agenda Onu 2030? Un giovane su due (il 51,5% degli intervistati) non la conosce e incolpa l’informazione generalista, che pur occupandosi di temi ad essa connessi, non comunica in modo appropriato. È quanto emerge da due ricerche - confluite in un unico volume “Pensare il futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti” (ed. LAS, 2021) -, realizzate dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Salesiana in collaborazione con l’Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana), per indagare la conoscenza che i giovani hanno dell’Agenda, quale atteggiamento hanno sviluppato nei suoi confronti e per interrogare il mondo dell’informazione mainstream sullo spazio che ad essa viene dato.


I giovani e l’Agenda
I 451 giovani, in prevalenza donne, tra i 18 e i 32 anni che hanno risposto al questionario si informano prevalentemente sui social network, i telegiornali e il web, perché li considerano accessibili e aggiornati in tempo reale. E questo nonostante considerino più affidabili la stampa quotidiana e periodica, insieme alle tv all news e ai giornali radio. E, al di fuori degli strumenti di comunicazione, si fidano di più di ricerche scientifiche e scienziati, libri e docenti, parenti, amici e molto meno di politici e partiti, ma anche degli influencer. Nei giovani, il concetto di “sostenibilità” è connesso prima di tutto con le tematiche ambientali e, in secondo luogo, con quelle di tipo economico per finire, poi, con questioni più spiccatamente sociali, quali l’equità, la giustizia e la lotta alle disuguaglianze. Sono convinti che responsabili dei problemi che oggi rendono insostenibile lo sviluppo siano prima di tutto il comportamento delle persone (8.97 punti su 10) ma quasi altrettanto la politica (8,89 su 10). Sono disponibili a fare scelte personali di impegno quotidiano, soprattutto praticare correttamente la raccolta differenziata (9,09 su 10), evitare l’uso della plastica (8,89), se possibile muoversi in bicicletta (8.45), mangiare prodotti locali (8,44), utilizzate l’automobile il meno possibile e condividerla (8,39).
Infine, le preoccupazioni per il futuro: la grande maggioranza (92%) si dichiara abbastanza o molto preoccupato per la possibilità di trovare (o mantenere) lavoro in futuro. Inoltre i giovani sono preoccupati per l’inquinamento ambientale (53,0%); la violenza/delinquenza presente nella società (bullismo, mafia, criminalità, terrorismo…) (43,8%); la crisi economica mondiale (43,2%).


L’informazione e l’Agenda
Alla domanda su quanto, da 1 a 10, si parli nei media dei temi dell’Agenda 2030, mediamente i giovani hanno indicato una risposta piuttosto bassa: 4,45. Gli stessi giornalisti, del resto, ritengono che essa meriterebbe più spazio, e soprattutto più approfondimento.
All’interno della ricerca sono stati intervistati nove direttori (tra cui Luciano Fontana del Corriere della Sera, Luigi Contu dell’Anda, don Antonio Rizzolo di Famiglia Cristiana, Simona Sala del Giornale Radio Rai, Andrea Tornielli del Dicastero per la Comunicazione del Vaticano), otto giornalisti e sette fonti di informazione, per cercare di capire in che modo l’informazione mainstream si occupi dell’Agenda 2030 e dei suoi temi e quali difficoltà incontri. Ne è uscito un paesaggio articolato, caratterizzato da evidenti differenze, anche se tutti gli intervistati ne riconoscono l’importanza.

M. B.

Pubblicato il 21 ottobre 2021

(FOTO ARCHIVIO SIR)

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