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La rete Scuole di Pace dal Papa

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"Fatevi poeti di pace”: è un forte invito ad essere costruttori di una società fondata sulla cura dell'altro quello risuonato in aula Paolo VI lunedì 28 in occasione dell'udienza che papa Francesco ha concesso alla Rete Nazionale delle Scuole per la Pace, la cui ultima iniziativa - che sta avendo riscontri anche a Piacenza - è quella di avviare un percorso permanente di educazione alla pace nel corso dell'anno scolastico, in vista della Marcia Perugia-Assisi nel maggio del 2023, dove ragazzi e bambini avranno la possibilità di presentare i risultati del loro lavoro e le loro proposte. Il Papa (sopra, nella foto di Vatican Media/SIR in un momento dell'incontro) elogia questa iniziativa - dal titolo “Per la pace, con la cura”  - che vuol essere una risposta all’appello per un Patto Educativo Globale rivolto tre anni fa dallo stesso Pontefice a tutti coloro che operano nel campo educativo, affinché "si facciano promotori dei valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell’altro e di fratellanza” (Videomessaggio del 15 ottobre 2020). "E mi rallegra vedere  - ha evidenziato - che non solo le scuole, le università e le organizzazioni cattoliche stanno rispondendo a questo appello, ma anche istituzioni pubbliche, laiche e di altre religioni".

Perché ci sia la pace bisogna «prendersi cura»

"Perché ci sia la pace, come dice bene il vostro motto, bisogna «prendersi cura» - ha sottolineato il Papa -. Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre, sempre! Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura. Un modello per eccellenza del prendersi cura è quel samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto che ha trovato ferito lungo la strada. Il samaritano non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante, giudeo, samaritano come lui o straniero; non sapeva se quella sventura se la fosse cercata o no. Il Vangelo dice: «Lo vide e ne ebbe compassione» (Lc 10,33). Lo vide e ebbe compassione. Anche altri, prima di lui, avevano visto quell’uomo, ma erano andati dritti per la loro strada. Il samaritano non si è fatto tante domande, ha seguito il movimento della compassione”.

Papa Francesco ha voluto ricordare anche alcuni testimoni ed operatori di pace lungo i secoli. Il primo è "quel giovane assisano spensierato e ribelle di nome Francesco, il quale lasciò la sua famiglia e le ricchezze per seguire il Signore e sposare Madonna povertà. Quel giovane sognatore ancora oggi è fonte di ispirazione per ciò che riguarda la pace, la fratellanza, l’amore per i poveri, l’ecologia, l’economia. Lungo i secoli San Francesco ha affascinato tante persone, così come ha affascinato anche me che come Papa ho voluto prendere il suo nome".

papa incontra scuola per la pace

Alcuni partecipanti all'udienza nella foto di Marco Calvarese/SIR.

«Leggete la Pacem in terris»

Un ulteriore testimone è San Giovanni XXIII. "Fu chiamato il Papa buono, e anche il Papa della pace” perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima! Papa Giovanni si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi. Per questo vi invito leggere e studiare la Pacem in terris, e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace”.

«E voi, qual è il vostro sogno?»

Pochi mesi dopo la pubblicazione di quell’Enciclica, un altro profeta del nostro tempo, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, pronunciò lo storico discorso in cui disse: “Io ho un sogno”. "In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: «Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona». E voi, ragazzi, ragazze: qual è il vostro sogno per il mondo di oggi e di domani? Vi incoraggio a sognare in grande, come Giovanni XXIII e Martin Luther King. E per questo vi invito a partecipare, l’anno prossimo, alla Giornata Mondiale della Gioventù, che vivremo a Lisbona. Chi di voi potrà venire, si incontrerà con tantissimi altri ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo, tutti uniti dal sogno della fraternità basata sulla fede nel Dio che è Pace, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro. E se non potrete venire fisicamente, vi invito comunque a seguire e a partecipare, perché ormai, con i mezzi di oggi, questo è possibile".

Pubblicato il 29 novembre 2022

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