D’Agostino a Cives: «Dalle comunità energetiche rinnovabili vantaggi economici, ambientali e sociali»
L’Italia ha un potenziale energetico di 123,3 gigawatt. Di questi, 61,1 rappresentano la capacità rinnovabile, che ha raggiunto il 50% del totale installato nel nostro Paese. Ma nel 2022, sebbene un aumento rispetto all’anno precedente, l’Italia ha installato solo 3,4 gigawatt di rinnovabile. Una crescita lenta con numeri ancora troppo lontani dalla media annuale europea per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2035. Ottavia D’Agostino, ingegnera per l’ambiente e il territorio e analista dati di Legambiente Campania, ha fatto il punto sulla situazione energetica attuale in Italia. L’incontro, che fa parte del corso di formazione “Cives” e del percorso di “Mondialità consapevole”, si è tenuto venerdì 2 febbraio all’Università Cattolica di Piacenza. Secondo D’Agostino, una delle migliori soluzioni possibili per arrivare agli obiettivi europei per il 2030 è rappresentata dalle comunità energetiche.
Raggiungere gli obiettivi: le comunità energetiche
“L’Italia – afferma D’Agostino – ha bisogno di accelerare il passo sulla diffusione delle rinnovabili e delle comunità energetiche. Ce lo impone la crisi climatica e la transizione ecologica ed energetica che va fatta velocemente e bene. Di comunità energetiche si parla da tre anni: a dicembre 2020, quando sono state introdotte, ci si accorse di un grande potenziale di sviluppo. A gennaio 2024 è stata stimata una produzione potenziale di 11 GW al 2030, una strada importante da percorrere nell’ottica degli obiettivi prefissati”. Secondo uno studio di Legambiente su dati Terna e lo studio Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato al 2035, del think tank ECCO Climate, commissionato da Greenpeace, Legambiente e WWF Italia, l’obiettivo per il 2030 è arrivare a 159 gigawatt di rinnovabile (98,1 in più rispetto a oggi), per il 2035 è 250 gigawatt (altri 189,1 rispetto a oggi).
Il rinnovabile in Italia
La regione con la maggior potenza di rinnovabile installata nel 2022 è la Lombardia, seguono Puglia e Sicilia. Nel dettaglio, per il solare fotovoltaico la Lombardia, prima, è seguita da Veneto ed Emilia-Romagna; per l’eolico è la Puglia ad aver installato più impianti, poi Sicilia e Campania; per l’idroelettrico sono state Piemonte e Trentino-Alto Adige a fare di più in termini di potenza; per le bioenergie è ancora in testa la Lombardia, prima di Campania e Piemonte.
Cos’è una Comunità energetica rinnovabile (Cer)?
Una Cer è costituita da “soggetti giuridici di diritto privato no-profit che permettono a persone fisiche, piccole e medie imprese, autorità locali ed enti territoriali (comprese amministrazioni locali, enti di ricerca e di formazione), enti religiosi e del terzo settore di unirsi per autoprodurre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili, con finalità ambientali, sociali ed economiche”. Sono tre i “ruoli” che si possono avere all’interno di una Cer: come spiega D’Agostino, si può essere “consumer” ovvero “soggetto che non possiede impianti ma che ha una propria utenza elettrica, i cui consumi possono in parte essere coperti dall'energia elettrica rinnovabile prodotta dagli altri membri della comunità. Consuma l'energia prodotta dall'impianto e condivisa nella Cer”, “producer” ovvero “proprietario dell’impianto, l’energia prodotta viene condivisa con i membri della Cer” oppure “prosumer”, autoconsumatore, ovvero “unione delle due figure, soggetto che possiede l’impianto e che produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere l’energia in eccesso con il resto della comunità”.
Benefici delle Cer
“Le Comunità energetiche rinnovabili – dice D’Agostino – hanno tre tipi di vantaggi: economici, ambientali e sociali. Economici per una eventuale ripartizione degli incentivi e della vendita dell’energia; ambientali per i risparmi nelle emissioni di CO2, contribuendo alla transizione energetica del Paese; sociali in quanto contribuiscono alla lotta alla povertà energetica e favoriscono l’educazione energetica, la partecipazione dal basso e il rilancio dei territori”. Fra i vantaggi sociali, “quelli a cui Legambiente tiene di più – precisa l’ingegnera – c’è anche il rafforzamento del ruolo del cittadino, da passivo consumatore ad attore informato del mercato energetico. Le comunità sono uno strumento di mitigazione della povertà energetica, di promozione di servizi ad alto valore sociale e promuovono una relazione paritaria tra cittadini e pubblica amministrazione”.
Come si crea una comunità energetica?
“Un gruppo che vuole realizzare una Comunità energetica rinnovabile per prima cosa dovrebbe partecipare a uno o più incontri informativi. Poi c’è il percorso di costruzione della comunità, la verifica del perimetro della cabina primaria (i membri di una Cer devono trovarsi all’interno della stessa area di pertinenza della cabina primaria), il progetto di fattibilità, la redazione di statuto e atto costitutivo (la Cer è un soggetto giuridico di diritto privato e necessita di questa serie di documenti), la realizzazione dell'impianto, la domanda telematica di riconoscimento al Gse (Gestore dei servizi energetici), che eroga gli incentivi per l'energia condivisa e riconosce la Cer, e infine l’amministrazione e la gestione della Cer”.
Napoli Est, una comunità “solidale e sociale”
Al termine dell’intervento, Ottavia D’Agostino ha parlato della Comunità energetica rinnovabile e solidale di Napoli Est, realizzata nella periferia di San Giovanni a Teduccio fra il 2020 e il 2023. Tre anni, ma – assicura l’ingegnera – “i tempi oggi sarebbero più brevi”. “Siamo orgogliosamente i primi ad aver avviato una Comunità energetica rinnovabile con una connotazione solidale e sociale, grazie alla donazione della Fondazione «Con il Sud» che, in seguito, ha emesso un bando per incentivare nuove esperienze simili, e alla collaborazione della Fondazione «Famiglia di Maria»”.
Francesco Petronzio
Pubblicato il 3 febbraio 2024
Nella foto, Ottavia D'Agostino di Legambiente
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